- Grazie mille per averci concesso questa intervista. Lei ha iniziato a scrivere partendo dalla forma breve, i racconti, è corretto?
Sì, ho iniziato da lì, col mio primo libro, Prendetevi cura delle bambine. Molti cominciano dal racconto credendo che sia una forma più facile di accesso alla narrazione, ma non è così. Spesso si comincia dal racconto perché come forma è una delle più sperimentali, libere e aperte, in cui lo scrittore può più profondamente trovare la propria voce, ma non è affatto facile. Il mio sguardo, poi, è formato sulla lente verticale e intensa del cuento, quindi partire da lì è stato per me molto naturale.
- Anche Il primo desiderio può essere considerato un mosaico di racconti, di per sé quasi indipendenti, che dipinge una costellazione di vite, unite e separate allo stesso tempo. Come è nata l’idea per questo romanzo? Quale è stato, diciamo, il primo “nucleo” da cui si è dipanato tutto il resto?
L’idea, come sempre succede quando scrivo, si è fatta strada man mano che scrivevo: le storie emergevano, emergevano i personaggi, e ho capito che questa narrazione andava raccontata come un mosaico, svicolando dalla forma coordinata del romanzo, permettendomi così di gestire il tempo in maniera più agile e spregiudicata, e le singole storie con più autonomia e digressione. Il primo nucleo – quando ancora non sapevo dove stavo andando – è stato il secondo capitolo/racconto: Animaletti. È partito tutto da lì, dove ho conosciuto Isabel, Cremano e tutta la costellazione di personaggi che poi gli è cresciuta attorno.
- Sarebbe giusto dire che ogni personaggio, alla fine, è alla ricerca di sé stesso, di una dimensione propria in cui collocarsi senza sentirsi estraniato?
Ogni personaggio, alla fine, cerca di salvare sé stesso, ancora prima che cercare sé stesso; anzi, pur di salvarsi spesso è disposto a mettere da parte anche la propria individualità, le proprie aspirazioni: penso a Matilde, a Cori, a Evelina, che rimangono ancorati e congelati nel loro presente per non rischiare, per la paura del pericolo che contempla l’emancipazione. Il primo desiderio è quello, il desiderio di resistere, della salvezza, primordiale e necessaria, il sentimento che, anche inconsciamente, anima tutti i personaggi, anche se ognuno lo segue a modo suo.

Fonte: Tre Racconti
- Questa ricerca prende la forma anche di un allontanamento fisico, come Cecilia, che si trasferisce al Nord, e come Isabel, ovviamente, che è un po’ il collante che tiene insieme il tutto.
Sì, spesso questo desiderio di salvezza, di emancipazione, di sopravvivenza, coincide col bisogno di uno sradicamento, di una ricerca di altro che sprovincializzi la lente di osservazione che imprigiona chiunque e che spesso non ci permette di osservare altro, e l’altro. Cecilia, Isabel, Luca, Fabiola, sono personaggi che cercano di sfilarsi da questa lente, e di emanciparsi attraverso l’adattamento all’altro, al mondo, anche se in alcuni casi il risultato è catastrofico. C’è sempre una tensione tra lo sradicamento e un desiderio di appartenenza che tiene i personaggi continuamente su una soglia di tensione e di conflitto.
- E poi c’è chi rimane, come Matilde, come Sandra, eppure anche loro cercano “qualcosa” che non riescono mai a trovare, giusto?
Esatto, è proprio quello che dicevo prima: i personaggi rispondono in maniera diversa a questa brama, a questo desiderio, a questi bisogni, mettendo in campo tutte le loro forze, debolezze, vulnerabilità, che definiscono, alla fine, chi sono, e dove sono.
- Anche la fittizia cittadina di Cremano è una protagonista a sé stante. Si è ispirata a un luogo realmente esistente?
Sì, è ispirata a San Giorgio a Cremano che è il paesino dove sono cresciuta, ai piedi del Vesuvio. Mi affascina molto raccontare la provincia, con le sue contraddizioni, il suo radicamento in una tradizione e in una enclave antropologica fortemente condizionante – il magma del Vesuvio come collante al territorio – e per contro il bisogno di sfuggirle, di allontanarsene e, appunto, di salvarsi da questa asfissia. Il libro poi si sposta anche molto altrove, in Kenya, a Dublino, sulle Dolomiti, nel Circeo, proprio perché l’altrove è un personaggio altrettanto fondamentale.
- A quale personaggio si sente più vicina, o in tutti loro c’è un frammento di sé?
Uno scrittore che dice che i personaggi dei suoi libri non hanno nulla di sé, mente. Scrivere è un gesto maieutico necessario per rendere vivo quello che inventiamo. Ma nemmeno credo nella scrittura egoriferita, in cui il sé autoriale fagocita ogni cosa. Quindi, forse, molti personaggi hanno qualcosa che ho tirato fuori da me (penso a Isabel, a Fabiola, a Mario…) ma è sempre modificato, plasmato, trasformato in funzione del personaggio che, alla fine, diventa un individuo autonomo e a sé stante.

Photo: © Rino Bianchi
- Si inizia con Isabel, si termina con Isabel. Lei, almeno, è riuscita a trovare la sua strada, la sua dimensione?
Ah, questo lo lascerei dire al lettore! La bellezza di un libro così, secondo me, se è riuscito, è proprio il fatto che il racconto permette molta più libertà e partecipazione del lettore: ognuno si farà la sua idea, su quel che passa per la testa a Isabel.
- Ci potrebbe parlare del suo progetto Osservatorio racconto?
Cattedrale è il primo, e forse l’unico, osservatorio italiano che monitora, sostiene e divulga la forma breve in letteratura. Ha ormai undici anni, ed è un progetto molto complesso, che richiede grande lavoro. Ma ne siamo molto fieri, perché sentiamo di fare del bene alla narrativa breve e, nel nostro piccolo, di sostenere questa forma che è quasi sempre bistrattata nei confronti del romanzo. Nell’Osservatorio cerchiamo di convogliare il meglio, ma anche il mondo sotterraneo e invisibile, legato alle forme brevi italiane e internazionali, con moltissimi contenuti che, almeno nelle intenzioni, cerchiamo di curare con un livello sempre alto e di qualità. Collateralmente all’Osservatorio è nata anche Officina del Racconto, gestita da me e da Debora Lambruschini, che offre percorsi e incontri legati alla lettura e alla scrittura di racconti, che ha creato una grande, bellissima comunità di lettori.
- Ha altri progetti in vista, e se sì, ci può anticipare qualcosa?
Sì, ora sono su un progetto che sta ancora prendendo forma, che sta ancora cercando una via. Ma so che è una novella – altra forma che amo – e che avrà a che fare col fuoco.



 
	 
	 
	 
	 
	 
	
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