La casa di Agatha.
Così si apre l’autobiografia dell’autrice di gialli più letta al mondo: in una casa di fango e mattoni nell’antica città di Calah, con una vista che si estende fino al Kurdistan. E in quella stessa casa, la narrazione dell’autrice si conclude: all’età di settantacinque anni, Agatha termina di scrivere della sua vita, concludendo un percorso di ricordi e introspezione iniziato quindici anni prima.
Casa e ricordi. Sono due concetti su cui la giallista ritorna spesso. Il primo capitolo, non a caso, è intitolato alla sua casa di famiglia, Ashfield: una dimora che è sfondo della sua infanzia e di anni felici, una struttura che, per lei, sarà sempre sinonimo di “casa” nel senso più intimo del termine. E dire che di case Agatha arriverà a possederne diverse, fino a quindici contemporaneamente: ognuna con una sua anima, il riflesso di un pezzo di vita, eppure nessuna potrà eguagliare il senso di appartenenza di Ashfield, dove una bambina dai riccioli biondi si divertiva a creare vere e proprie storie armata solo di immaginazione e di un cerchio. E poi i ricordi: il vezzo della terza età, quando «i ricordi e le realtà che stanno alla base della nostra vita attuale […] ci vengono restituiti improvvisamente alla memoria da un odore, dalla forma di una collina, da una vecchia canzone… da qualche inezia che, d’un tratto, ci fa dire “mi ricordo”, con uno strano e inspiegabile senso di piacere.»
E di ricordi da condividere, Agatha Christie ne ha molti. Dalla sua infanzia tipicamente vittoriana al suo rocambolesco matrimonio con Archie Christie, aviatore durante la Prima guerra mondiale. Dalla sua formazione come infermiera e farmacista al suo diventare, quasi per caso, una scrittrice di gialli. Dall’abbandono del primo marito al matrimonio con il secondo, Max Mallowan, esperto archeologo, che sarebbe durato per il resto della sua vita. Con un tono ironico, sempre leggero, dotato di straordinario humour e senza mai prendersi troppo sul serio, Agatha Christie racconta di sé senza orpelli, senza esagerazioni, senza darsi meriti e senza indulgere nelle proprie vittorie, se non nell’orgoglio di aver «cenato con la regina d’Inghilterra» e aver posseduto «una Morris dal muso sporgente…. Una macchina tutta mia!» Perché alla fine Agatha Christie ha fatto la cosa più importante: ha vissuto, e lo ha fatto con gioia.
Consigliato per i fan della scrittrice e non solo, La mia vita ci mostra come l’esistenza può imboccare vie del tutto inaspettate, portando una giovane aspirante pianista a diventare la creatrice di due dei personaggi letterari più noti al mondo.
Voto: 4,5/5
Per approfondire i personaggi creati dalla scrittrice, vi consigliamo i nostri articoli su Poirot, Miss Marple e Ariadne Oliver.



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