L’italiana in bicicletta è un romanzo di Pina Maria Rinaldi e pubblicato da Giunti Editore. Viene descritta la storia di Serafina, giovane barese che ama il mondo della moda trasmessole dallo zio Luigi, altro personaggio importante per la crescita della ragazza. Il suo mondo viene messo in discussione quando suo padre Gioacchino le chiede di partire per Valparaiso, in Cile in modo tale da riunire la sua famiglia. Come tanti altri emigrati italiani, anche Serafina parte a bordo di un transatlantico che le farà conoscere nuove persone, una diversa dall’altra. Arrivata a Valparaiso la ragazza si scontra con suo padre rimettendo in discussione il loro rapporto, però – sebbene Bari e suo zio le manchino profondamente – la ragazza riesce ad ambientarsi nel contesto socio-culturale cileno fino a decidere di restare a viverci. Qui conosce anche l’amore, sentimento che fino ad allora aveva scansato dalla sua vita.

Diritti di copyright di Giunti editore

L’intervista

Arstorica – Buongiorno Pina Maria, piacere di conoscerla. “L’italiana in bicicletta” è il suo romanzo d’esordio. Come ha pensato la storia? È stato difficile scriverlo?

Pina Maria Rinaldi – Era da un po’ che covavo il desidero di scrivere una storia di ampio respiro: durante il lockdown avevo preso le misure con i racconti brevi, partecipando a qualche concorso letterario con risultati migliori di quanto avessi sperato. È allora che ho deciso di provare sul serio a scrivere un romanzo, ho preso un anno sabbatico per lavorarci su e mi sono buttata. All’inizio è stato faticoso, perché mi ostinavo a leggere, correggere e cesellare ogni singolo paragrafo. Poi ho capito che dovevo seguire il flusso della storia e sono andata avanti a scrivere per cinque mesi; alle correzioni ci ho pensato dopo. Per quanto riguarda il soggetto, volevo raccontare un percorso di crescita personale e intrecciarlo al tema dell’emigrazione, ma in uno scenario peculiare: diversamente da quanto avvenne in Argentina, Brasile e Venezuela, dove sbarcarono moltitudini di emigranti indigenti spinti dalla miseria e dalla voglia di riscatto, in Cile si insediarono soprattutto artigiani, imprenditori e industriali attratti dalle politiche del governo cileno che ambiva a costruire un paese solido e moderno. Mi affascinava l’idea di far emergere un volto diverso del fenomeno migratorio; anche la decisione di ambientare il viaggio in prima classe mi ha permesso di approfondire un aspetto diverso di questa realtà.

Serafina è la protagonista della storia. Perde sua mamma Marisa da giovanissima e deve crescere senza di lei. Ci parla del suo personaggio e della sua crescita nel corso del romanzo?

Serafina è una giovane donna minuta, all’apparenza fragile, ma animata di una forza di volontà e una resistenza granitiche. La vediamo per la prima volta sul molo di Napoli, sul punto di salpare per l’America, per poi ripercorrere alcuni episodi significativi della sua infanzia: la scomparsa prematura della madre, gli anni trascorsi in collegio, l’amore per la casa di moda dello zio Luigi. Nonostante le avversità e le sventure che deve affrontare, assistiamo alla sua maturazione e al consolidarsi delle sue ambizioni. Con il personaggio di Serafina ho provato a rendere omaggio alle donne di inizio ‘900 che hanno sfidato le convenzioni dell’epoca per affermarsi in un mondo di uomini. La caratteristica che più di tutte la rappresenta è forse la tenacia, il suo procedere a testa bassa, incassando colpi su colpi, senza perdere mai di vista l’obiettivo finale. Si contraddistingue anche per la capacità di trovare sempre, anche in situazioni che sembrano completamente avverse, un appiglio positivo che le permetta di andare avanti e mettere a frutto perfino le esperienze negative.

Diritti di copyright di Rodrigo Torres

Il rapporto tra Serafina e suo padre Gioacchino è molto complicato. Lui è sempre in viaggio per affari e poi alla fine decide di stabilirsi in Cile. Ci parla del complesso rapporto tra la giovane e suo padre?

L’assenza del padre scandisce l’infanzia di Serafina, i giorni trascorsi insieme sono brevi parentesi che intervallano i lunghi viaggi dell’uomo. Con la scomparsa della madre, viene meno la figura che teneva salda la famiglia e questo equilibrio delicato crolla. Gioacchino non sa come approcciarsi alla figlia e con sollievo la iscrive all’Istituto Margherita, sicuro sia la scelta migliore, ma di fatto marcando una nuova e profonda distanza con Serafina. Quando infine decide di riunire la famiglia in Cile, non ha fatto i conti con la maturazione della ragazza, con la rabbia covata per anni pronta a esplodere, con il desiderio di indipendenza che si scontra con le sue posizioni tradizionaliste. Sul finire del romanzo, a seguito di alcune vicende dolorose, padre e figlia riescono però a riscrivere il proprio rapporto e si specchiano l’uno nell’altra.

Serafina cresce a Bari, studia presso un Istituto di suore e ha un rapporto speciale con suo zio Luigi. La sua vita viene sconvolta quando il padre le fa avere un biglietto per il Cile: la vuole avere accanto a lui. Cosa significa questo per Serafina? Ce lo spiega meglio?

La partenza di Serafina è imposta dall’alto, si tratta dell’ennesima decisione che subisce e a cui non può sottrarsi. Per questo motivo è da subito diffidente, quasi ostile nei confronti del Cile tanto da progettare il rientro in Italia il prima possibile. In termini simbolici, il viaggio è rinuncia al proprio mondo, alla propria essenza. È il distacco dagli affetti più cari e dai sogni che ha coltivato per anni.  È confronto con una realtà sconosciuta e priva di punti di riferimento, un salto nel buio a cui non si sente pronta.
A rendere ancor più difficile la partenza è la consapevolezza di lasciare indietro l’amato zio Lugi, rifugio e mentore con cui condivide la passione per l’alta moda, la vera figura paterna del romanzo e da sempre fonte d’ispirazione per la ragazza.

Nel viaggio verso il Cile Serafina vive una vera e propria avventura, conosce persone interessanti come Carmela, Rosalba, i figli della due donne, il donnaiolo Gustavo e il dottor Alberto. Che cosa significa per lei questo viaggio?

Sul piroscafo Regina Margherita per la prima volta Serafina si ritrova da sola a confrontarsi con situazioni e personaggi non sempre gradevoli. Stringe amicizia con due donne molto diverse: la vulcanica Carmela, che la prende sotto la propria ala, e l’introversa Rosalba, a cui la legherà un rapporto duraturo. Deve difendersi dalle avances di un focoso corteggiatore, Gustavo, e provare a decifrare i messaggi contraddittori dell’ombroso medico di bordo. Il viaggio diventa quindi un percorso di crescita, scoperta e confronto che la cambierà radicalmente. La Serafina che sbarca a Valparaiso è una ragazza consapevole e determinata, temprata anche dalle situazioni avverse vissute a bordo, ben distante dalla giovinetta ingenua e timorosa salpata da Napoli.

Arrivata a Valparaiso Serafina si trova in un nuovo contesto socio-culturale, non conosce lo spagnolo e inizialmente non si sente tanto a suo agio a tal punto che prova una grande nostalgia per Bari. Ci parla di questo sentimento di nostalgia che la ragazza sente?

Quello della nostalgia è un sentimento che accomuna tutti gli emigranti, indipendentemente dalle epoche, dalla destinazione e dai motivi che li hanno spinti a trasferirsi. All’arrivo in Cile Serafina si sente esclusa, non solo per la barriera linguistica e culturale ma anche a causa delle scelte personali di suo padre. Si sente una figura di contorno e deve lottare con le unghie per ritagliarsi uno spazio in cui affermare la propria identità. All’inizio teme il confronto con la nuova realtà, è e diffidente e tende a isolarsi cercando nemici dove non ci sono. Quando si decide ad abbassare la guardia, però, riesce ad apprezzare le attenzioni sincere dei cileni che la circondano e della comunità italiana che la accoglie a braccia aperte. Decide quindi di dare un’opportunità a Valparaiso, pur rimpiangendo in ogni momento la sua Bari.

Dopo qualche tempo Serafina riesce a integrarsi a Valparaiso e finalmente riesce anche a legare con la sua matrigna Juana. Che cosa rappresenta dopo un po’ di tempo la città per lei?

Quando finalmente trova il coraggio di avventurarsi in bicicletta per Valparaiso, Serafina fiorisce. Respira una nuova libertà, intesse legami, partecipa alla vita sociale e si sente finalmente utile. La città diventa un campo di prova per sperimentare nuove esperienze, per testare le proprie competenze e affermare la propria identità. Valparaiso la accoglie, la spettina e la stravolge e soprattutto le insegna che dopo ogni caduta, rialzarsi è possibile e doveroso.

Diritti di copyright di Rodrigo Torres

Serafina si oppone spesso alle volontà del padre e spesso si scontra con lui, vuole affermare la sua indipendenza. Ci parla un po’ di questo suo desiderio di libertà?

Se ho scelto la bicicletta come compagna di viaggio di Serafina, è soprattutto per la sua valenza simbolica. Le due ruote sono da sempre emblema di indipendenza ed emancipazione e hanno avuto un ruolo molto importante tra ‘800 e ‘900 nella definizione della nuova immagine di donna, andando a sfidare i pregiudizi del tempo. Gioacchino e Serafina si scontrano di continuo, anche e soprattutto sulla bicicletta, perché portatori di valori generazionali e culturali diversi. Il padre non ammette di essere contraddetto, la figlia si aggrappa con forza alle piccole conquiste che riesce a spuntare. È la tensione che anima da sempre il rapporto tra genitori e figli, la costante della crescita, funzionale alla definizione della propria identità.

Alla fine, seppur cerchi di rinnegarlo, anche Serafina si innamora. Ci parla del sentimento che prova per Alberto?

Serafina all’inizio è rigida, è convinta che l’amore porti solo guai e che finisca inevitabilmente col diventare una catena. Rifugge, quindi, le attenzioni maschili, per timore di dover rinunciare alle proprie passioni e ai propri progetti. Eppure, sul finire del romanzo anche lei capitola e si innamora del dottor Evans, un personaggio difficile da inquadrare, fatto di luci e ombre, che conquista l’italiana a suon di battibecchi. In circostanze tragiche, quelle del terremoto che sconvolge Valparaiso, Serafina trova conforto tra le braccia di Alberto, scopre la sua generosità e si affida a lui ciecamente, in preda a un sentimento mai provato prima che la inquieta e illumina allo stesso tempo. Decide di lasciarsi andare, di correre il rischio di soffrire pur di vivere a pieno un’emozione così intensa.

Per curiosità, sta lavorando a qualche nuova storia?

Ho iniziato a buttar giù qualche pagina… Erano mesi che avevo in testa una storia, ma ho preferito concentrarmi su L’italiana in biciletta dopo la pubblicazione, per dedicarmi alla promozione e portarla in giro tra i lettori. Da qualche settimana, però, la storia che avevo in mente premeva per uscire e mi sono seduta a lavorare. Ho ritrovato il piacere di immergermi in un testo dimenticando tutto il resto. Non ho idea di quando vedrà la luce e se davvero diventerà un romanzo. Per ora seguo la storia e i nuovi personaggi, vedremo dove mi porteranno.

Scopri qua la pagina instagram di Pina Maria Rinaldi!

Se ti è piaciuto il mio articolo, ti andrebbe di offrirmi una bella cioccolata calda? Clicca qui: Belle84