Clementina è un romanzo di Giuliana Salvi  pubblicato nel 2025 dalla casa editrice Einaudi. Si ritrae la figura storica di Clementina, donna forte che, dopo essere stata messa a dura prova dalla vita, deve fare di tutto per garantire ai suoi figli e alle sue sorelle una vita dignitosa. Con grande spirito di sacrificio riesce ad aprire presso l’abitazione di famiglia a Lecce una piccola scuola capace di aiutare giovani uomini e giovani donne a prepararsi in vista degli esami scolastici. Grazie a questa iniziativa Clementina riesce a garantire un futuro roseo ai suoi figli, permettendo loro di studiare, per le sue sorelle Anna e Maria e per molti giovani che sarebbero diventati il futuro dell’Italia.

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L’intervista

Arstorica – Buongiorno Giuliana, piacere di conoscerla. La storia che racconta in “Clementina” ridà in qualche modo voce alla storia della sua bisnonna. Com’è è riuscita a costruire una storia così coinvolgente che ha ripercorso due periodi drammatici del Novecento come le due grandi guerre?

Giuliana Salvi – Questa storia è nella mia testa da moltissimo tempo. Per raccontarla mi sono basata su aneddoti familiari, su lettere e cartoline che la giovane Clementina scriveva a Cesare, suo futuro marito, e alle sorelle. Questo per raccontare gli anni felici della sua vita.

Per quelli del dolore e della lotta ho dovuto fare un lavoro diverso, ho scavato dentro di me per poter rendere giustizia alla sua vita. Non è stato facile perché stavo dando al mondo un’intimità familiare.

Il personaggio di Clementina, nel romanzo, è molto profondo. Il suo carattere è molto forte avendo dovuto anche superare dei momenti difficili nel corso della sua vita matrimoniale. Ce lo descrive?

Clementina è una donna messa a dura prova dalla vita. Ha una personalità complessa, ricca di sfumature, come in fondo tutte noi. Lei, però, da un certo momento in poi è costretta a rinnegare una parte di sé, a compiere delle scelte difficili. Ci vuole una grande tempra per vivere una vita così intensa.

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La famiglia per Clementina è molto importante: infatti farà del suo meglio per garantire ai suoi figli una vita dignitosa e contrassegnata da bei momenti. Ci parla di questo aspetto?

La famiglia è dove tutto comincia. Clementina cresce i suoi tre figli assieme alle sue sorelle e grazie a loro. Lei deve lavorare, è una madre severa e rigorosa. Il futuro dei suoi bambini è sulle sue spalle e questa è una responsabilità immensa. Non credo che l’impresa della scuola le sarebbe riuscita così bene se non avesse avuto Anna e Maria accanto. Tra l’altro loro sono una famiglia diversa, solo femminile, in un’epoca profondamente maschilista.

Anche l’amore ha spazio nel romanzo. Clementina ama Cesare e porterà il lutto praticamente fino all’ultimo dei suoi giorni. A un certo punto conosce il professor Germain ma, nonostante tra loro si crei un rapporto di fiducia e stima, la donna non lascia trapelare alcuna emozione e sentimento. Perché questa scelta?

Clementina non può permettersi di lasciarsi andare alle emozioni. Quella veste nera che porterà fino alla morte è un’armatura, una corazza per proteggersi dal mondo esterno. È un proclama: lasciatemi perdere, a me. Il legame con Cesare è sacro, la loro storia è interrotta prima che si possa sfaldare. Germain è un uomo che rispetta e ammira, a me piace pensarlo come l’alter ego maschile di Clementina. Ma le storie a lieto fine spesso sono appunto, solo storie. La vita è un’altra cosa.

Nel romanzo i personaggi femminili sono tanti: oltre a Clementina vi sono le sue sorelle Maria e Anna e anche sua figlia Emira. Ci descrive un po’ i loro caratteri?

Maria e Anna, le sorelle, sono diversissime tra loro. I ricordi di mio padre e dei miei zii mi hanno permesso di delinearne i tratti della personalità: Annina è dolce e materna, una donna che non si vergogna della sua fragilità. Maria è davvero burbera e sarcastica. L’unica in famiglia a usare il dialetto, a farlo come rivendicazione perché a loro da bambine non era permesso parlarlo. Se per Clementina la stanza tutta per sé è lo studio, per Maria è la cucina. Emira l’ho conosciuta perché ha vissuto a Lecce fino quasi a cento anni. Era una professoressa del liceo della città, una donna coltissima. Lei, forse, è il personaggio che ho amato più.

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Le condizioni di vita in cui versa la sua famiglia tra le due guerre sono difficili pertanto Clementina si dà da fare per garantire ai suoi figli e alle sue sorelle una vita dignitosa. Inizia quindi, su suggerimento del professor Germain, ad aiutare ragazzi e ragazze in età scolare a studiare in vista degli esami. Piano piano riesce ad ottenere una remunerazione dalle famiglie dei ragazzi e a creare una piccola scuola tra le mura domestiche. Clementina è quindi un grande esempio di emancipazione femminile. A tal proposito cosa pensa del ruolo marginale che avevano le donne nel corso del Novecento? Ci vuole dire la sua posizione in merito?

Clementina resta una figlia del suo tempo. Lei non è una femminista o meglio lo è nei fatti, non nelle rivendicazioni. Decidendo di insegnare, di aprire una piccola scuola nella sua casa, fa qualcosa di grandioso. Un rivoluzione domestica. Sono anni difficilissimi per le donne e lei non ha nessun uomo a guardarle le spalle. Io credo fermamente che sia nostro compito oggi ridare voce, vendicare in qualche modo queste nostre antenate. Sono profondamente grata a Clementina, alle scelte che ha fatto. Non si è mai vantata, era una persona estremamente onesta e seria. Purtroppo si è goduta ben poco di quello che è riuscita a costruire.

Nel romanzo fa molti salti temporali tra presente e passato ripercorrendo tutte le tappe della vita di Clementina. È stato difficile mettere in atto queste scelte?

Credo che questa alternanza temporale tra presente e passato dia un bel ritmo alla storia. Non è stato difficile costruirla, una volta trovata la voce di Clementina la storia è scivolata sulla carta esattamente come la volevo.

In un’epoca in cui il mondo era imperversato da guerre, miseria e totalitarismi affermare le proprie idee e i propri valori era complicato, eppure Clementina non si piega al volere dei fascisti nel momento in cui le chiedono di fare una premessa propagandistica in occasione della pubblicazione del suo libro. Ci parla del suo coraggio e della sua forza?

Il suo non è il coraggio dell’eroe, delle grandi gesta. Lei è coraggiosa nel quotidiano, nel suo piccolo, nella vita di tutti i giorni. Clementina è ben consapevole del momento storico che vive. Non a caso lavora sui giovani e quindi sul futuro. Questa è una scelta politica ben precisa. Inoltre, era cattolica, aveva una fede immensa.

Dopo “Clementina” ha già in mente delle nuova storie?

Assolutamente sì! La scrittura è la mia dimensione. Ho letto i racconti che Clementina scrisse a sedici anni e sono sicura che sarebbe potuta diventare un’autrice eccezionale. Mi piace pensare che questa vocazione l’ho ereditata da lei.