Una storia di determinazione e resilienza: Lella Lombardi si è affermata in uno sport di soli uomini, dimostrando capacità e ambizione, diventando l’unica donna ad ottenere punti in un campionato di Formula 1. Grazie a un meticoloso lavoro di ricerca e ricostruzione, Giacomo Arosio ripercorre le tappe della vita e della carriera della pilota, offrendoci il ritratto di una donna di eccezionale temperamento e in forte anticipo sui tempi, un esempio di come sia possibile ottenere risultati grazie al proprio talento e ad una incrollabile forza di volontà.

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L’intervista

Chiara Saibene – Grazie mille per il tempo che ha deciso di dedicarci! Per cominciare, può parlarci un po’ di lei?

Giacomo Arosio Innanzitutto grazie a voi per l’intervista! Sono un grande appassionato di automobilismo che da qualche anno a questa parte ha avuto la possibilità di esprimersi attraverso la scrittura, cercando di ricordare delle figure particolarmente significative di questo sport. Premetto però che le corse di oggi non fanno per me: preferisco attingere al fascino delle gare e dei corridori del passato, che – a mio avviso – si prestano meglio a essere raccontati.

Come si è avvicinato al mondo della scrittura?

Diciamo che ho coniugato il piacere di scrivere con la passione per i motori di cui parlavo poco fa. Mi sono lanciato nel progetto del mio primo libro “Baghetti. Il leone di Reims” – pubblicato nel 2022 – senza avere un’esperienza specifica, armato soltanto di tanta voglia di fare e di una certa attitudine alla ricerca storica. È andata bene, e sono molto contento di avere potuto realizzare l’obiettivo che mi ero prefissato.

Dove e come è nata la sua grande passione per l’automobilismo, da cui è scaturita anche la sua prima biografia, dedicata al pilota di Formula1 Baghetti?

È tutto merito di mio padre, che ebbe la fortuna di assistere alle corse degli anni Sessanta e Settanta. I suoi racconti hanno esercitato una grande suggestione su di me, facendo sì che mi interessassi più ai piloti dei suoi tempi che a quelli contemporanei. Giancarlo Baghetti – insieme a Lorenzo Bandini – era uno dei più noti corridori italiani di quel periodo, eppure nessuno aveva mai pensato di scriverne la biografia. Ho voluto provarci io.

Perché ha scelto di scrivere una biografia su Lella Lombardi?

Ero alla ricerca di un’altra vita interessante da raccontare, restando sempre nell’ambito della Formula 1. Scegliere Lella è stato naturale, soprattutto per l’unicità dei suoi risultati agonistici. Anche in questo caso, comunque, posso dire che la mia scelta abbia avuto un’origine “famigliare”. Di Lella mi parlava addirittura mia madre, per nulla appassionata di motori, a conferma di come la sua fosse una figura molto popolare.

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Come ha gestito il processo di ricerca e documentazione sulla figura di Lella Lombardi?

Mi sono mosso su due fronti, affiancando una scrupolosa ricerca bibliografica a numerosi incontri con le persone che l’hanno conosciuta personalmente, come piloti, tecnici e collaboratori. Questo mi ha permesso di ricostruire anche le fasi meno note della sua lunga carriera, quelle antecedenti e successive alla Formula 1. È stato lungo e impegnativo, ma il risultato ottenuto mi ha ripagato di tutti gli sforzi!

Lella ha sicuramente intrapreso una strada non convenzionale, perseguendo la sua passione per l’automobilismo tra difficoltà economiche e barriere di genere. Quanto deve essere stato difficile per una donna entrare in uno sport storicamente dominato dagli uomini?

Molto difficile, certamente. Dobbiamo ricordarci che la sua vicenda sportiva ha inizio a metà anni Sessanta, quando la società aveva altre caratteristiche rispetto a quella odierna. L’automobilismo era considerato una cosa per uomini e solo poche donne sono riuscite ad affermarsi in questo sport. In più va considerato il discorso economico: correre in automobile è sempre stato costoso, in qualsiasi epoca. Lella ha raggiunto i suoi grandi traguardi grazie a una combinazione vincente di talento e forza di volontà, due doti che le hanno permesso di superare qualsiasi difficoltà.

Mi sento di dire che la passione è un elemento che percorre tutta la vita di Lella, anche nella sua amicizia e collaborazione con Sandro Moroni, che ne riconosce il talento e l’aiuta sin dagli inizi. Lella doveva avere una grande personalità, capace di conquistarsi simpatie nonostante l’ambiente competitivo e i pregiudizi nei suoi confronti, è corretto?

Non avendola conosciuta personalmente devo affidarmi ai racconti di chi ha vissuto e lavorato con lei. Ha lasciato un ricordo molto positivo di sé, sia dal punto di vista personale che da quello lavorativo. Tutti me ne hanno parlato come di una ragazza educata e dai modi gentili, molto seria e professionale nel mettere a punto le sue macchine da corsa. Moroni è stato il primo a darle fiducia, successivamente anche altri hanno creduto in lei e nelle sue qualità.

Come mai, secondo lei, così poche donne hanno intrapreso la strada di questo sport, nonostante a livello di regolamento nulla vieti a una pilota di gareggiare?

Ritengo sia una questione di mentalità, che non mi sembra troppo cambiata dai tempi di Lella nonostante lo sport automobilistico si sia evoluto e richieda meno sforzo fisico alla guida. Per contro, bisogna dire però che non ricordo altre donne con un talento paragonabile al suo, ad eccezione di Michele Mouton, che tuttavia gareggiò in prevalenza nei rally.

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«Su un mezzo meccanico uomo e donna sono uguali, non ci sono differenze». Da questo punto di vista, secondo lei, si può dire che la Formula 1 o in generale l’automobilismo siano uno sport “paritario”?

In linea teorica sì, a patto che un pilota donna abbia lo stesso materiale tecnico dei suoi colleghi uomini. Lella, secondo me, avrebbe potuto cogliere risultati ancora migliori nell’ambito della Formula 1 se le fosse stata messa a disposizione una macchina da “prima guida”. Ma questo è un aspetto tipico delle corse, che va al di là delle distinzioni di genere. Per esprimersi al meglio, un pilota deve avere un mezzo adeguato.

Ha già altri progetti in vista, e se sì, può anticiparci chi sarà il/la protagonista della sua prossima opera?

Idee ne ho molte, sempre restando nell’ambito dell’automobilismo. Mi piacerebbe continuare con la formula della biografia sportiva, magari spostandomi in un’epoca storica diversa da quelle che ho trattato finora. L’importante, però, sarebbe restare nell’arco temporale che più mi affascina. Potrei spingermi fino ai primi anni Ottanta, ma non più in là: dopo, almeno per me, è tutta “roba moderna”!

Per tutti gli appassionati della storia della Formula 1, Lella Lombardi – Un pilota, una donna è disponibile per l’acquisto in libreria, sul sito web della casa editrice Minerva, su Amazon e su altre piattaforme online.

A cura di Chiara Saibene.

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