Ethel Anderson
Nome poco noto della scena artistica australiana, Ethel Anderson è stata scrittrice e artista, figura prominente soprattutto negli anni Venti e Trenta.
Origini australiane
Ethel Mason nacque il 16 marzo 1883 nel Warwickshire, Inghilterra, da genitori australiani: Cyrus Mason, allevatore di bestiame, e Louise Campbell. La famiglia ritornò nella terra natia, l’Australia, quando Ethel era ancora piccola; così, quest’ultima crebbe e frequentò le scuole a Sidney, visitando spesso la tenuta del nonno a Rangamatty, nel Nuovo Galles del Sud. Ethel, si dice, era una ragazza intelligente, e ricevette una buona educazione di stampo umanistico, che spaziava dal latino alla letteratura francese.
L’8 ottobre 1904, all’età di ventuno anni, Ethel Mason sposò il brigadiere dell’esercito inglese Austin Thomas Anderson, in quel momento di stanza in India: i due infatti contrassero matrimonio a Bombay, e per stare accanto al marito Ethel si trasferì a sua volta in India, dove diede alla luce la loro prima e unica figlia, Bethia.
La carriera artistica
Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, il marito Austin venne trasferito in Francia; Ethel lo seguì in Europa, stabilendosi però a Cambridge, dove iniziò a frequentare un corso di disegno. In quella città la giovane si cimentò con i primi esperimenti artistici, dando prova di uno spiccato gusto estetico e anche di una considerevole capacità di giudizio critico, che la rese una figura ricercata come critica d’arte.
Ethel sarebbe rimasta in Inghilterra per un decennio: negli anni di Cambridge, frequentò circoli di artisti e si unì al Cambridge Group, esponendo le sue prime opere. Si dedicò anche a dipingere affreschi per le chiese. In seguito, al rientro del marito dalla guerra, la coppia si trasferì nel Worcestershire, dove Ethel fondò un’associazione artistica, il Young Worcestershire Arts and Crafts Club. Erano gli anni “ruggenti”, gli anni della spinta a una rivoluzione artistica e del modernismo, corrente di cui Ethel divenne grande ammiratrice e sostenitrice. L’artista, infatti, conobbe e appoggiò molti artisti modernisti, sia scrivendone su molteplici riviste sia aiutandoli a organizzare mostre delle loro opere.
Una spinta verso il futuro
L’arte moderna divenne centrale per la poetica artistica di Ethel Anderson, sia nell’arte visiva sia nella scrittura, e negli anni successivi la donna si dedicò a promuovere i nuovi artisti in Inghilterra e, soprattutto, in Australia. A seguito del ritiro di Austin dall’esercito nel 1924, la coppia ebbe infine la possibilità di tornare in Australia e si stabilì nel Nuovo Galles del Sud, a Turramurra. Lì, Austin Anderson iniziò a lavorare come segretario per il governatore di stato, mentre Ethel fondò il Turramurra Wall Painters Union, un’associazione artistica per la promozione della pittura murale. La casa dei coniugi a Turramurra, chiamata “Ball Green”, divenne un vero e proprio salotto artistico, in cui Ethel invitava artisti modernisti, spesso offrendo gli spazi della propria dimora per ospitare mostre dei suoi amici emergenti. Molti degli artisti che transitarono nella sua casa divennero poi famosi, come il neozelandese Roland Wakelin, che tenne una mostra a Ball Green alla fine degli anni Venti.
Nel 1929, Ethel disegnò, su richiesta del parroco della chiesa di St. James a Sidney, un affresco destinato alla Chidren’s Chapel, che venne poi eseguito dal suo gruppo di artisti: l’affresco divenne una trasposizione visiva del canto natalizio inglese I saw three ships, ambientato però in Australia anziché in Inghilterra. In quegli anni, Ethel scrisse anche per molteplici riviste di critica artistica, in particolare sostenendo l’arte modernista e spiegandone la filosofia; in tal veste venne invitata a tenere il discorso di apertura per l’inaugurazione del Centro di Arte Moderna a Sidney nel 1932.
Non solo critica, però: Ethel Anderson pubblicò anche una serie di poesie e di racconti, influenzati a loro volta dalla corrente modernista (e quindi sperimentali nella metrica e nella forma) e dalla letteratura francese. Con la morte del marito nel 1949, Ethel approfondì il suo impegno letterario per garantirsi un’entrata economica; lavorò in particolare al suo primo romanzo, At Parramatta, che poi pubblicò a puntate sulla rivista settimanale australiana The Bulletin.
L’eredità
Ethel Anderson continuò a tenere salotto e ad aiutare gli amici artisti, nonostante l’avanzare della vecchiaia e un problema di sordità che a volte le rendeva difficile tenere il passo con le discussioni. Morì il 4 agosto 1958 a Sidney. Pur essendo stata una figura importante nel panorama artistico australiano, spesso il suo nome è rimasto nell’ombra. Il suo matrimonio con un ufficiale inglese così come gli anni trascorsi in Inghilterra l’hanno isolata dagli altri intellettuali australiani, che non la consideravano una “vera” australiana né una vera artista dal momento che godeva di una condizione privilegiata, lontana dalla vita dura improntata alla sopravvivenza denunciata dagli altri scrittori.
Eppure, proprio la sua condizione privilegiata le permise di studiare e approfondire i suoi interessi artistici, seguendo il suo istinto e il suo gusto senza doversi preoccupare della propria condizione economica. Le sue poesie e i suoi racconti sono di conseguenza sperimentali, realisti e incentrati sull’analisi della natura umana, piuttosto che uno squarcio di denuncia sociale, crudo e violento, come nel caso di altre autrici australiane contemporanee. Per questo motivo, spesso le sue opere sono state ignorate o considerate minori nella storia della letteratura australiana. Nel 1973, l’amico redattore J.D. Pringle pubblicò una raccolta dei suoi migliori lavori, The Best of Ethel Anderson.
A cura di Chiara.
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