L’arte fotografica ha quale scopo quello di esplorare a fondo l’animo umano traducendo le emozioni e i pensieri in immagini evocative. Odilia Liuzzi è riuscita, nelle sue opere, a creare un intreccio tra sensibilità estetica e riflessione filosofica mostrando di essere capace di creare un certo dialogo tra tempo, memoria e spiritualità. Il suo percorso accademico spazia tra arte, filosofia e psicologia al punto tale che la sua arte si nutre di molteplici influenze, creando un’estetica densa di simbolismo e introspezione. La fotografia è diventata la forma di espressione artistica da lei privilegiata a partire dal 2000. Attraverso ogni scatto, l’artista invita lo spettatore a riflettere sul senso dell’esistenza e sulla complessità dell’esperienza umana, trasformando l’osservazione in contemplazione. Le sue opere sono inoltre capaci di catturare l’essenza effimera ed eterna della realtà.
Diritti di copyright di Odilia Liuzzi
L’intervista
Arstorica – Buongiorno Odilia, piacere di conoscerla. In che modo i suoi studi accademici hanno influenzato il suo approccio artistico, nelle sue opere fotografiche?
Odilia Liuzzi – Buongiorno a lei. I miei studi accademici, che comprendono arte, filosofia e psicologia, hanno profondamente influenzato il mio approccio artistico. La storia dell’arte mi ha insegnato a osservare il mondo con occhi critici e a concepire ogni scatto come una composizione pittorica, attenta ai dettagli e ai simbolismi. La filosofia mi ha guidato nell’approfondire i grandi temi esistenziali e universali, che cerco di tradurre visivamente nei miei lavori. La psicologia, infine, mi ha permesso di comprendere le dinamiche emotive e relazionali, donandomi una sensibilità particolare per esplorare la complessità dell’animo umano attraverso le immagini. Questa combinazione di discipline arricchisce il mio lavoro, rendendolo una riflessione non solo estetica ma anche profondamente concettuale.
La sua passione per la fotografia è nata nel 2000. Qual è stato il momento o l’esperienza che ha acceso questo interesse, e come ha trasformato questa passione in una carriera artistica?
La mia passione per la fotografia è nata nel 2000, ma le radici di questo amore risalgono alla mia infanzia. Ricordo ancora i pomeriggi passati a osservare mio padre dipingere grandi vasi di fiori: le sue tele erano piene di vita, di colori vibranti e di un’attenzione poetica per i dettagli. Quelle immagini si sono impresse nella mia memoria e hanno influenzato profondamente la mia visione. Da allora, ho trasformato questa passione in una carriera, dedicandomi con costanza alla ricerca di un’estetica fatta di bellezza, narrazione e introspezione.
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La critica descrive il suo stile come una fusione tra il mutamento eracliteo e la percezione parmenidea. Ci potrebbe spiegare come questa dualità si manifesta concretamente nei suoi scatti?
La filosofia è un pilastro fondamentale del mio lavoro. Mi ispira costantemente e mi offre le basi per esplorare il senso del tempo, dell’identità e del rapporto tra essere umano e mondo. La tensione tra il divenire eracliteo e l’eternità parmenidea si traduce nei miei scatti in un dialogo tra transitorietà ed eternità. Ogni immagine è concepita come un frammento di realtà che cattura il flusso del tempo, ma che al contempo si cristallizza in una forma eterna, come un ricordo che non sbiadisce mai.
Nei suoi lavori, il colore e il bianco e nero svolgono ruoli distinti. Come sceglie quale dei due utilizzare e quale emozione o significato vuole trasmettere con ciascuno di essi?
La scelta tra colore e bianco e nero dipende dall’emozione e dal significato che voglio trasmettere. Il colore mi permette di esprimere vitalità, profondità emotiva e una connessione con il presente, mentre il bianco e nero è uno strumento per esplorare l’essenza delle forme e della luce, evocando un’atmosfera atemporale e contemplativa. Ogni scelta è legata alla storia che desidero raccontare e all’emozione che voglio evocare nello spettatore.
Le sue opere esplorano temi complessi come le contraddizioni del mondo e il “pathos artistico”. C’è un tema ricorrente o un messaggio che sente più urgente comunicare attraverso la fotografia?
I temi centrali del mio lavoro ruotano intorno alla condizione umana e al rapporto tra contraddizioni e armonie. Attraverso la fotografia, cerco di esplorare il dialogo tra l’interiorità e il mondo esterno, tra ordine e caos, tra bellezza e inquietudine. Il messaggio più urgente che cerco di comunicare è la necessità di riconnettersi con la propria essenza e con la bellezza che ci circonda, anche nei momenti più complessi.
Ha lavorato con noti curatori e ha esposto le sue opere in molte città italiane e all’estero. Qual è stata l’esperienza espositiva che ricorda con maggiore emozione?
Tra le mie esperienze espositive, ricordo con particolare emozione una mostra prestigiosa a Milano, dedicata al tema della robotica. È stato un evento di lusso, che ha visto la partecipazione di artisti famosi e di personalità di grande rilievo, come i rappresentanti della famiglia Bulgari, ai quali le mie opere sono piaciute molto. Esporre in un contesto così importante, insieme ad altri talenti, è stata un’esperienza indimenticabile che ha segnato un punto importante della mia carriera.
Nelle sue opere in che modo la spiritualità o la ricerca dell’Essere influenzano il suo processo creativo?
La spiritualità è una componente essenziale del mio processo creativo. Nei miei lavori cerco di esplorare la ricerca dell’Essere come un viaggio visivo e simbolico. Ogni immagine è un tentativo di avvicinarmi a una dimensione universale e profonda, invitando lo spettatore a riflettere su temi trascendenti e sul significato dell’esistenza.
Diritti di copyright di Odilia Liuzzi
Esistono degli artisti, fotografi o movimenti culturali che hanno avuto un impatto significativo sulla sua formazione artistica e sulle sue scelte stilistiche?
Sono stata influenzata da molti artisti e movimenti culturali. I pittori impressionisti e i preraffaelliti hanno avuto un grande impatto sulla mia visione estetica, per la loro capacità di catturare la luce e il simbolismo emotivo. Amo anche l’eleganza malinconica di Henri Fantin Latour e l’intensità che traspare nei dettagli dei maestri rinascimentali. Questi artisti hanno plasmato il mio stile e la mia attenzione per la composizione e la luce.
Qual è il suo sogno nel cassetto in ambito professionale?
Il mio sogno nel cassetto è duplice. Vorrei realizzare un progetto fotografico che unisca diverse forme d’arte, come poesia, musica e installazioni visive, per creare un’esperienza immersiva e multisensoriale. Allo stesso tempo, vorrei organizzare mostre personali in città iconiche come New York, Londra e Parigi, per condividere il mio lavoro su scala internazionale e portare la mia visione a un pubblico sempre più ampio. Sarebbe un traguardo importante per continuare a crescere come artista e come narratrice visiva.
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