Introduzione

Gli artisti hanno il potere di bloccare il tempo, intrappolare la realtà e rinchiuderla attraverso la tela e il colore utilizzato. I grandi artisti riconoscono il potere rappresentativo dell’arte, la sua capacità di fotografare il momento e trasformarlo in un’esperienza eterna, da rivivere giorno dopo giorno – sguardo dopo sguardo.

La mostra di Francesco Filippelli, intitolata “Frammenti di Temporama Alchemico”, rompe la cosiddetta terza parete. Le opere dell’artista riescono a bloccare la dimensione del tempo e dello spazio, cambiando e trasformandosi davanti all’occhio attento dell’osservatore.

I dipinti di Filippelli si muovono sotto gli occhi dell’osservatore, senza l’ausilio di strumenti digitali. L’arte da sola basta a generare la trasformazione, che tenta di sorprendere chi guarda e scatenare la sua reazione improvvisa e spontanea.

La mostra, ospitata dalla Galleria Spazio 57 in via Chiatamone a Napoli, è disponibile alla visione a partire dal 7 gennaio 2023. I visitatori potranno osservare da vicino le opere dell’autore fino al 28 gennaio 2023, scegliendo volontariamente di concedere una possibilità a questa nuova visione rivoluzionaria dell’arte.

La partecipazione alla mostra è assolutamente consigliata. Per la prima volta nella storia infatti, un artista è stato capace di realizzare dei ritratti, dipinti con acrilici su tela, che si trasformano davanti agli occhi dell’osservatore.

Il Temporama Alchemico

L’essenza stessa della mostra, il racconto che Filippelli prova a destinare ai suoi visitatori, trova la sua massima espressione nel titolo. Il “Temporama Alchemico” è un concetto interessante, che unisce la visione rivoluzionaria del tempo descritta da Einstein e la capacità di sfruttare l’alchimia per trasformare l’arte in un oggetto mobile e mutevole.

Come suggerito all’inizio, la mostra prova ad abbattere il muro del tempo e conferire ai dipinti la dimensione temporale. L’artista si trasforma in un creatore a tutto tondo, capace di cambiare la visione dello spazio e quella del tempo.

 

Einstein trattava il tempo come una dimensione, paragonabile alle dimensioni spaziali. Lo scienziato definì la linea del tempo (estesa nel passato, presente e futuro) come “temporama”, attuando un’analogia con il termine “panorama”. Secondo Einstein, così come è possibile affacciandosi a contemplare un panorama, arrivando a cogliere un’ampia porzione di spazio, è altrettanto possibile affacciarsi mentalmente su una linea “temporale”; una linea che si estende dall’origine dell’universo fino alla sua remota fine, e in cui noi, nel presente, occupiamo solo un punto infinitamente piccolo.

Frammenti di questo temporama possono essere considerati periodi di tempo limitati, anche se quello che davvero ci interessa è la visione univoca del tempo, considerato come parte integrante di un unicum chiamato, appunto, temporama.

Per poter riuscire efficacemente ad associare questo complesso concetto fisico al mondo dell’arte, è necessario richiedere l’accesso ad una realtà interiore, reale tanto quanto quella fisica.

In questo contesto entra in gioco l’alchimia: attraverso un processo chimico, che potremmo definire “alchemico” (siccome riguarda tanto la trasformazione spirituale quanto quella materica), l’autore riesce a portare alla luce dipinti su tela che si muovono e cambiano sotto gli occhi dell’osservatore, senza dover ricorrere all’utilizzo di strumenti digitali.

La linea del tempo

“Frammenti di Temporama Alchemico” è una mostra rivoluzionaria, capace di sorprendere il suo osservatore e portarlo a chiedersi quale sia la vera natura del quadro. Il significato si nasconde dietro l’immagine iniziale? Oppure dietro l’immagine che si riesce a scorgere alla fine dell’osservazione?

Il tempo viene visto come una linea in continua crescita, un concetto astratto che può essere manipolato e trasformato tanto quanto lo spazio.

Interessante è la scelta del ritratto, una rappresentazione artistica incentrata sulla figura dell’uomo conosciuta ed ammirata dagli osservatori di tutto il mondo. L’artista, che conosce e ammira la realtà esterna, riesce a cambiare e trasformare uno dei generi artistici più apprezzati dell’arte figurativa, senza però risultare presuntuoso o esagerato.

L’urgenza della “staticità”, il desiderio di fermare la bellezza nel tempo – tipico di tantissimi ritrattisti – viene qui completamente ribaltato. Il tempo è visto come uno strumento, qualcosa che può aiutarci a cambiare la realtà senza però perdere di vista la sua fisicità più vera.

L’azione del tempo diviene immagine alchemica di un frangente trasformativo, entro cui la visione speculare (prima, dopo) s’interrompe, fino a frantumarsi nell’unità retroattiva della bellezza. Questa stessa bellezza finisce col diventare eterna, racchiusa nello sguardo dell’osservatore e intrappolata nel quadro.

Perché la bellezza raccontata sta proprio nel mutamento, nella capacità di poter vedere oltre quello che tutti vedono. Se il tempo diventa una dimensione, proprio come lo spazio, non ci sono limiti a quello che possiamo fare ed osservare. Non ci sono limiti a quello che il quadro può rappresentare, a prescindere dagli anni e dal numero di visite.

La mostra resterà disponibile al pubblico solo per tre settimane, per un totale di 21 giorni, e la sua visione merita di essere portata a compimento.