Fede Galizia, famosa pittrice italiana, è conosciuta in tutto il mondo per il realismo unico delle sue nature morte. I dettagli possono essere considerati come il suo più grande punto di forza, la capacità di rappresentare perfettamente anche le più piccole sfumature della realtà. L’artista appartiene al periodo della pittura barocca, ricca di ornamenti e di elementi “aggiuntivi”. Cresce immersa nell’arte e riceve l’insegnamento del padre Nunzio Galizia, anche lui abile pittore.
Come anticipato, le sue opere più conosciute sono quelle legate alle nature morte, ma esistono quadri a tema religioso altrettanto famosi. La delicatezza delle sue pennellate, l’uso attento del colore e della luce, denota una certa maestria nello sviluppo della scena del quadro. Fede Galizia, è una pittrice che merita sicuramente più attenzione di quanta gliene sia stata riservata fino ad ora. Insieme, guarderemo due delle opere più iconiche della pittrice, che le hanno permesso di inserirsi nell’ambiente artistico di fine Cinquecento / inizio Seicento.
Analizzeremo “Giuditta con la testa di Oloferne” – quadro che le ha richiesto tantissimo tempo per l’aggiunta dei singoli dettagli – e “Alzata con ciliegie”, una delle nature morte più belle di Galizia. Procediamo quindi con l’osservare da vicino le due opere, soffermandosi sulla descrizione della scena e dei metodi pittorici utilizzati in fase di realizzazione.
Giuditta con la testa di Oloferne
Il dipinto “Giuditta con la testa di Oloferne”, è stato realizzato da Fede Galizia nel 1596, quando aveva ancora soltanto diciotto anni. In tutto il mondo, esistono solo tre versioni originali del quadro, conservate al Ringling Museum of Art di Sarasota, alla Galleria Borghese di Roma e l’ultima a Milano in una collezione privata.
Il quadro rappresenta una delle scene bibliche più riprodotte dagli artisti – sia italiani che esteri – la storia di Giuditta che taglia la testa di Oloferne. A differenza della maggior parte delle rappresentazioni, Galizia si concentra soprattutto sull’abbigliamento e sui gioielli dell’eroina. L’abbondanza di dettagli che caratterizzano l’abito di Giuditta, ci fa pensare ad un livello di bravura ed attenzione non indifferente. In una mano – quella posizionata nell’angolo in basso a sinistra – Giuditta tiene una spada, su cui è inciso il nome della pittrice e la data di realizzazione del quadro. Con l’altra mano, invece, tiene con fierezza la testa di Oloferne, dimostrando la propria sicurezza e orgoglio.
Secondo alcuni critici, la rappresentazione di Giuditta è un autoritratto della stessa Fede Galizia e il nome inciso sulla spada un’ulteriore dimostrazione. Non sappiamo se sia vero o meno, ma non possiamo fare a meno di riconoscere l’abilità della pittrice nel rappresentare nel dettaglio la scena. Il realismo traspare non solo dai gioielli e dall’abbigliamento, ma anche dallo sguardo impassibile che attraversa il volto di Giuditta e il bellissimo movimento della tenda rossa che fa da sfondo all’opera.
Alzata con ciliegie
Proseguiamo con una natura morta, il quadro “Alzata con ciliegie”, che oggi fa parte del Wallace e Wilhelmina Cole Holladay Collection, esposta nel Museo Nazionale delle donne nelle Arti di Washington.
Il primo elemento d’interesse, che probabilmente rende tutto il quadro più godibile, è lo sfondo nero. L’alzata in argento con le bellissime ciliegie è posta in primo piano, protagonista assoluta dell’opera. Il colore dei frutti è vivo e carico di sfumature, così come quello delle foglie. Ogni dettaglio, dalla brillantezza dell’alzata alla tovaglia su cui poggiano le ciliegie, è analizzato e riprodotto con assoluta fedeltà. Una menzione d’onore spetta alle ombre, che seguono quest’illuminazione diretta, questo fascio di luce che sembra dirigersi proprio sul piatto delle ciliegie.
Come per la maggior parte delle nature morte, il tema segreto dell’opera è la bellezza immutabile della natura. Per quanto il tempo possa distruggere gli animi e le cose, la natura continuerà a restare intoccabile, a produrre bellezza stagione dopo stagione.
Le ciliegie di Fede Galizia ci trasmettono tutta la sua attenzione e cura dei dettagli, il suo desiderio di rendere “vivi” i soggetti delle opere. L’osservatore ha come l’impressione di poter allungare una mano ed afferrare una delle ciliegie rimaste sul tavolo, come se si trovasse effettivamente all’interno della scena. Per una pittrice, per una donna tra le pochissime pittrici del Seicento, questo livello di successo e consapevolezza è una completa rivoluzione.
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