Miriam Makeba

Zenzi Miriam Makeba (1932-2008) è stata una cantante jazz e cantautrice africana, conosciuta anche con lo pseudonimo “Mama Africa”, ricordata anche per le sue lotte contro il regime dell’apartheid.

Infanzia e giovinezza a Johannesburg

Miriam Makeba nacque il 4 marzo 1932 nella cittadina di Prospect, nei pressi di Johannesburg, Sudafrica. Secondo la tradizione sudafricana, ogni bambino eredita i nomi dei propri antenati, componendo così con il proprio nome una specie di storia della propria discendenza; ecco perché il nome completo di Miriam era, in realtà, Zenzile Makeba Qgwashu Nguvama Yiketheli Nxgowa Bantana Balomzi Xa Ufnu Ubajabulisa Ubaphekeli Mbiza Yotshwala Sithi Xa Saku Qgiba Ukutja Sithathe Izitsha Sizi Khabe Singama Lawu Singama Qgwashu Singama Nqamla Nqgithi. 

Sua madre Christina, di origine Swazi, era una guaritrice mentre suo padre Caswell, uno Xhosa, era un insegnante, che morì quanto Miriam aveva sei anni. Sin da bambina, Miriam iniziò a cantare, cominciando con il coro presso la sua scuola di primo grado, la Kilnerton Training Institute a Pretoria; imparò ben presto a cantare in inglese oltre che nelle lingue xhosa, sotho e zulu. Dopo la morte del padre, però, Miriam fu costretta a cercare un lavoro per aiutare a sostenere la famiglia; sua madre lavorava come domestica e viveva presso i propri datori di lavoro. Per un po’, quindi, Miriam visse con la nonna, lavorando al contempo come baby-sitter.

All’età di soli diciassette anni si sposò con James Kubay, un giovane poliziotto di accademia, con cui ebbe una figlia, Bongi Makeba, l’anno successivo. Tuttavia, il marito l’abbandonò poco dopo che a Miriam fu diagnosticato un cancro al seno (che la donna riuscì a superare in seguito grazie a una isterectomia). 

Carriera

Sulla soglia dei vent’anni, Miriam iniziò la propria carriera musicale, cantando le cover di canzoni americane con il gruppo sudafricano Cuban Brothers; poco dopo si unì a un gruppo jazz, The Manhattan Brothers, che combinava assieme le canzoni di ispirazione americana con pezzi di canzoni traduzionali sudafricane: fu con questo gruppo che, nel 1953, registrò la sua prima hit, che la fece conoscere a livello nazionale. Si unì contemporaneamente anche a un altro gruppo, questa volta femminile, le Skylarks, che era stato formato dalla Gallotone Records che, nel 1956, lanciò il primo singolo di Miriam, Lovely Lies, che divenne la prima canzone africana a registrare un record di ascolti negli Stati Uniti.

La sua fama a livello nazionale crebbe nel 1959, anno in cui cantò la parte della protagonista nell’opera jazz King Kong e comparve nel film denuncia dell’apartheid Come Back, Africa, una specie di documentario del produttore americano indipendente Lionel Rogosin che fu girato in segreto per evitare la censura e l’ostracismo del governo ma ottenne una grande risonanza a livello mondiale. Miriam riuscì a lasciare il Paese per recarsi alla premiere del documentario durante il Festival di Venezia, che le procurò un riconoscimento internazionale. Da quel momento, Miriam iniziò a viaggiare in tutto il mondo.

Stati Uniti ed esilio

A Londra, Miriam incontrò il cantante americano Harry Belafonte, che divenne suo amico e mentore, e l’aiutò a trasferirsi a New York, nel Greenwich Village, quartiere frequentato da molti altri artisti. Il suo debutto statunitense fu il 1° novembre 1959, quando si esibì al The Steve Allen Show a Los Angeles.

In Sudafrica, però, la situazione dell’apartheid raggiunse picchi di violenza. Le rivolte contro le nuove leggi sui passaporti terminarono in una repressione violenta da parte della polizia, che causò 69 morti e 180 feriti durante il massacro di Sharpeville (1960); tra i morti, vi erano anche due membri della famiglia di Miriam. Nel tentativo di rientrare in Sudafrica per assistere al funerale della madre, Miriam scoprì che il suo passaporto era stato invalidato. Da quel momento, Miriam si fece portavoce delle critiche all’apartheid, denunciando le violenze e gli abusi del governo

Parallelamente, la sua carriera negli Stati Uniti decollò, anche se il suo primo album, Miriam Makeba, non ebbe grande successo commerciale. Nel 1962, Miriam fu invitata insieme a Harry Belafonte a cantare in occasione del compleanno del presidente Kennedy. Il suo secondo album, The World of Miriam Makeba, primo esempio di world music, ebbe invece un grande successo, attraendo un pubblico sia bianco che di colore, quest’ultimo sentendosi vicino alla lotta di Miriam contro l’apartheid. Proprio grazie a un album con un taglio politico che dava voce agli oppressi dall’apartheid, Miriam e Belafonte ricevettero un Grammy Award nel 1966.

Rottura con gli Stati Uniti

Il suo matrimonio con Stokely Carmicheal, leader del partito delle Black Panther, nel 1968 segnò per lei il declino della fama. L’unione fu vista come una minaccia politica e Miriam perse gran parte del pubblico bianco e della copertura mediatica; le sue esibizioni furono cancellate e sia la CIA che l’FBI la posero sotto sorveglianza. Quando Miriam si recò alle Bahamas, il governo statunitense le negò il visto per rientrare negli Stati Uniti. Da quel momento, lei e il marito si trasferirono in Guinea, dove rimasero per quindici anni e divennero amici del presidente Ahmed Sékou Touré, grande mecenate per gli artisti; per lui, Miriam scrisse diverse canzoni dove criticava la politica americana. 

Negli anni successivi, Miriam si esibì in diversi Paesi africani, che stavano progressivamente rendendosi indipendenti dal colonialismo europeo. Nel 1985, la figlia di Miriam, Bongi, morì mentre dava alla luce un figlio; così, Miriam si trasferì in Belgio per prendersi cura dei due nipoti. Continuò a lavorare a vari progetti, tra cui il Graceland Tour.

Nel 1990, il rilascio di Mandela e la sua elezione a presidente del Sudafrica favorirono il ritorno di Miriam nel suo Paese di origine. Negli anni successivi, Miriam lavorò a diversi progetti musicali e cinematografici, sempre attiva a livello politico, rendendosi portavoce dei diritti umani e facendo campagne contro l’AIDS e lo sfruttamento minorile.

Il 9 novembre 2008, Miriam ebbe un attacco cardiaco durante un concerto a Castel Volturno a sostegno di Roberto Saviano e della sua lotta contro la camorra. Morì in ospedale senza riprendere conoscenza.

La sua musica, che descriveva le esperienze in Sudafrica durante l’apartheid, la rese una delle cantanti africane più famose in America, tanto che fu soprannominata la “Regina della musica sudafricana”. 

A cura di Chiara.