La Primogenita – Sonia Milan
Floreat in adversis. Questo è il motto latino inciso sul medaglione che la piccola Ortensia possiede, unico legame con i genitori perduti. Data alla luce in mezzo alla miseria da una donna sconosciuta, rimasta orfana subito dopo la nascita, Ortensia cresce in un orfanotrofio, aggrappandosi a quell’unico oggetto che la lega alla madre e all’identità sconosciuta del padre. Un medaglione prezioso che verrà tramandato da figlia e figlia, in un susseguirsi di generazioni che attraversano la storia d’Italia e d’Europa, dalla fine dell’Ottocento fino ai giorni nostri. Con il suo esordio, l’autrice Sonia Milan plasma personaggi indimenticabili che, con la loro forza e capacità di rifiorire nelle avversità, vivono e contribuiscono alla Storia, tracciando ognuna il proprio destino.
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L’intervista
Chiara – Grazie mille per aver accettato di dedicarci del tempo. Per iniziare, può parlarci un po’ di sé e delle sue passioni?
Sonia Milan – Grazie a voi per l’invito a questa conversazione. In verità, parlare di sé stessi non è mai semplice e la mia personalità tende a essere contradditoria e variabile riguardo alle passioni, ma citerei su tutte l’amore per i libri, per gli animali e per la natura, che sono senz’altro dei capisaldi immutabili, insieme al tifo per la Roma.
Come è arrivata a concepire il suo romanzo d’esordio, La Primogenita?
Questo romanzo, inizialmente, avrebbe dovuto incentrarsi soltanto sugli eventi della Repubblica Romana e sulla partecipazione attiva delle donne di ogni ceto sociale alla difesa di Roma. Donne che non furono presenti solo negli ospedali, ma anche in prima linea, alle barricate, come nel caso di Colomba Antonietti, o corrispondenti di giornali esteri, vedi l’americana Margaret Fuller. Mi aveva affascinato, in particolare, la mentalità estremamente moderna della Principessa Cristina Trivulzio di Belgioioso, che aveva accettato addirittura la collaborazione delle prostitute, da sempre viste come delle creature reiette.
Al contempo, c’era il richiamo della Belle Époque, su cui avrei voluto da sempre scrivere un romanzo, e mi aveva colpito molto la vicenda del morbo di K e del coraggioso dottor Borromeo, così come tanti altri avvenimenti che hanno attraversato questi ultimi due secoli. Alla fine mi sono decisa per la formula della saga familiare e di un filo conduttore narrativo: il medaglione.
È stato difficile districarsi tra i dati storici, trovare il giusto equilibrio tra realtà e finzione?
È stata una bella sfida, specialmente andare a ricercare le date, i luoghi, scovare quegli episodi in cui poter inserire i miei protagonisti di fantasia senza intaccare la realtà storica. Ad esempio, tutte le provocazioni al regime fascista da parte dello studente di medicina Adriano Ossicini sono accadimenti reali, immaginario è il suo amico Federico Salvati che lo affianca, senza però modificare in alcun modo l’andamento degli eventi.
Le vicende personali delle singole protagoniste si intrecciano con la “grande storia” (guerre, rivoluzioni), anzi ne fanno parte, eppure i loro nomi scivolano nell’oblio: anche questo è un fattore imprescindibile della “storia”?
Le mie protagoniste rappresentano delle donne comuni, fragili ma indomite al tempo stesso, che subiscono i cambiamenti epocali inevitabili ma non si danno per vinte, pur non diventando mai delle celebrità conclamate. A tal proposito, mi fa molto piacere che negli ultimi anni la narrativa stia rendendo omaggio a tante figure femminili del passato. Donne che avevano dato un contributo notevole alla società, ma che erano poi scivolate in secondo piano rispetto a tanti personaggi maschili.
Floreat in adversis, fiorisci nelle avversità, è il motto che accompagna le diverse protagoniste nel corso della loro vita. Che valore ha per lei la resilienza?
La resilienza e la perseveranza sono virtù fondamentali per arrivare alla realizzazione dei propri obiettivi. Nei momenti duri e di sconforto provo un grande scoraggiamento e una gran frustrazione, ma poi tendo sempre a rimboccarmi le maniche e a dirmi: ok, si ricomincia! A qualche presentazione semideserta, ad esempio, ho pensato tra me: agli esordi era successo anche a Vasco Rossi. Credo sia un po’ questo il concetto del “Fiorire nelle avversità”.
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Non solo il motto, ma anche l’eredità di portare il nome di un fiore: può spiegarci meglio questa scelta? C’è un significato particolare?
I fiori sono un’altra mia grande passione. Rose, ma non solo. La bellezza, la delicatezza e la tenacia di rifiorire nella stagione successiva sono qualità che indubbiamente appartengono alla Donna.
La ricerca delle proprie origini è un tema significativo, soprattutto verso la fine del romanzo. Qual è la sua opinione in merito? Quanto sono importanti le proprie radici per l’identità di un individuo?
Questo è un po’ il tema classico, le domande esistenziali del romanticismo: chi siamo? Dove andiamo? Da dove veniamo? Dichiara Camelia, una delle protagoniste del romanzo: Più sono salde le nostre radici, più le fronde del nostro albero possono svettare verso il cielo senza spezzarsi. È una ricerca continua quella della nostra identità, e per svincolarci dai dettami familiari e della società non si può prescindere dal conoscerli e dall’analizzarli. Capire perché i tuoi genitori hanno avuto un determinato comportamento, le influenze sociali, religiose e politiche che possono generare paure e costrizioni e plasmare le menti più condizionabili.
C’è un personaggio in particolare a cui è specialmente affezionata? Una figura in cui si rispecchia di più rispetto alle altre?
In tutte le protagoniste c’è inevitabilmente qualcosa di me, ma forse mi rivedo un po’ di più in Violette, nella sua eterna insoddisfazione sentimentale, che la porta a mettere in secondo piano la realizzazione personale. Per raggiungere un equilibrio e comprendere di dover amare sé stessa per prima, Violette dovrà arrivare alla soglia dei cinquant’anni.
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Quali libri ci sono sul suo comodino in questo momento?
La Fuga di Enea di Scurati, Marcia su Roma e dintorni di Enrico Lussu, due corpose trilogie dei gialli di Vargas e Il segreto di Vittoria di Giulia Alberico.
Ha già in mente un nuovo progetto e, se sì, può condividere con noi qualche anticipazione?
Sto lavorando a un romanzo che viaggerà di nuovo attraverso il Novecento, sulla scia di un manoscritto: Parigi anni Venti, la Madrid della Guerra civile spagnola, New York fine anni Sessanta e la Roma dei nostri giorni.
E noi non vediamo l’ora di leggerlo! Nel frattempo potete trovare La Primogenita in libreria, sul sito web della casa editrice Garzanti e sui maggiori store online come Amazon e Mondadori.
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