Sul finire del Medioevo, l’affermarsi delle idee cavalleresche e dello Stilnovo porta alla rappresentazione di un nuovo tipo di personaggio femminile. La donna rappresentata dalla letteratura è la donna perfetta secondo i canoni cavallereschi: rigorosamente bella fuori e pura dentro, è la sintesi di tutte le virtù, e come tale è il motivo per cui il cavaliere intraprende le sue avventure; è ispirazione e musa, la donna davanti a cui inginocchiarsi, il premio dopo tutte le fatiche. È, in breve, la protagonista principale dell’amor cortese.

Beatrice Portinari

Simbolo per eccellenza di onesta e perfezione, musa a tutti gli effetti, è Beatrice, la donna a cui il sommo poeta Dante dedica la sua Vita Nova e che nella Divina Commedia rappresenta l’ispirazione e la motivazione per intraprendere il viaggio attraverso la “selva oscura”. 

Molti studiosi sono concordi nell’identificare la Beatrice di Dante con Beatrice Portinari, nobildonna fiorentina, probabilmente coetanea di Dante. Non si hanno molte informazioni su di lei, ma incrociando la poca documentazione disponibile sulla donna con quello che Dante riporta nella propria finzione letteraria, si è arrivati a ricostruire una probabile cronologia della vita di Beatrice. Detta Bice, Beatrice nacque a Firenze probabilmente negli anni Sessanta del Duecento, figlia di Folco Portinari, banchiere.

Ancora adolescente, Bice sposò Simone de’ Bardi, appartenente a un’altra famiglia di importanti banchieri. Si sa che Simone de’ Bardi ebbe dei figli, ma è difficile stabilire se essi ebbero come madre Bice o la seconda moglie di Simone. Infatti, Beatrice morì giovanissima, a soli ventiquattro anni, o almeno questa è l’età che le viene attribuita da Dante. Un’ipotesi è che la giovane morì di parto.

Probabilmente Dante e Beatrice si conobbero quando erano bambini. Si ipotizza che per Dante fu un grande amore, forse platonico, tanto che fu la morte di Beatrice a ispirare a Dante la stesura della Vita Nova, vissuta come “rinascita” dopo la profonda crisi vissuta per la perdita dell’amata.

Nella narrazione dantesca, Beatrice appare con tratti trasfigurati, come un’epifania, una figura a tutti gli effetti angelica o, addirittura, un’allegoria di Cristo stesso: quando compare la gente la fissa con stupore e meraviglia, e la sua morte viene presagita da un terremoto e dall’oscuramento del sole, come succede nei Vangeli prima della morte di Gesù. 

La spiritualizzazione e l’allegoria di Beatrice divengono ancora più accentuate nella Divina Commedia: lì la donna è l’allegoria della Sapienza e della Fede, una figura angelica che accompagna le anime, e il Poeta stesso, in Paradiso.

A cura di Chiara.