Introduzione

Nel corso dei secoli sono stati tanti i pittori che hanno posto il mito al centro delle loro opere artistiche cogliendone aspetti significativi e allegorici. Molti di loro hanno voluto rappresentare anche semplicemente storie tratte dalla mitologia volendole raccontare nei loro quadri. 

Allegoria del trionfo di Venere

Uno dei dipinti che passeremo in rassegna nel presente articolo è Allegoria del trionfo di Venere, olio su tavola realizzato tra il 1540 e il 1541 dall’artista Agnolo Bronzino. Il quadro oggi è custodito presso la National Gallery di Londra.

Illustre pittore fiorentino del XVI secolo, Agnolo Bronzino proveniva dalla scuola del celebre maestro Pontormo e lavorò per la corte medicea per cui realizzò tantissimi dipinti. Le sue qualità pittoriche vennero alla luce soprattutto nella realizzazione di ritratti più che di soggetti religiosi. Allegoria del trionfo di Venere fu commissionata al pittore dal duca Cosimo de’ Medici. Al centro della composizione sono collocati Venere e Cupido in pose molto seducenti, mentre lo sfondo dai colori scuri viene realizzato con tecniche pittoriche che ricordano quelle adottate dalla scuola manierista.

In alto a destra viene rappresentato un uomo anziano che sulle spalle regge una clessidra e che sarebbe la personificazione del tempo. È complesso dare una personificazione agli altri personaggi, ma si presume che la figura sconvolta e addolorata collocata sulla sinistra sarebbe la Gelosia o la Disperazione. Il bambino sulla sinistra che ha tra le mani petali di rosa sarebbe invece la personificazione della Follia o del Piacere.

In alto a sinistra un’altra figura che si scorge potrebbe invece simboleggiare l’oblio. Il significato di questo quadro continua ad essere di varia interpretazione destando la curiosità dei critici e degli studiosi d’arte.

Eco e Narciso

Un altro dipinto che tratta del mito è Eco e Narciso, olio su tela di John William Waterhouse realizzato nel 1903 e che ripropone una delle scene del mito narrate ne Le metamorfosi di Ovidio. Il mito descritto nel dipinto segue fedelmente il testo di Ovidio: Narciso nacque dall’unione tra la naiade Liriope e il dio fluviale Cefiso. A loro venne predetto che il giovane sarebbe vissuto a lungo, qualora non avesse guardato se stesso in viso. Il giovane divenne bellissimo, ma rifiutò tutte le donne che si innamoravano di lui.

Una delle sue pretendenti fu la ninfa Eco che Narciso, come suo solito fare, rifiutò. La fanciulla rimase così sconvolta dall’accaduto che, struggendosi d’amore per il giovane, annientò il suo corpo fino a che di lei non rimase altro che il suo eco. Per il suo atteggiamento senza cuore, la dea Nemesi punì Narciso condannandolo a innamorarsi di sé stesso riflesso in uno specchio d’acqua. Questo fece per il resto della sua vita Narciso fino alla morte.

Nel dipinto viene rappresentata la scena centrale del mito: su uno sfondo paesaggistico da fiaba in cui la natura domina con i suoi colori brillanti tra cui spicca il verde, viene rappresentato Narciso con in testa una corona d’alloro e con indosso una tunica rossa che gli lascia scoperto parte del corpo colto nell’atto di specchiarsi in maniera intensa sullo specchio d’acqua. Dall’altro lato viene raffigurata la bellissima ninfa Eco con indosso una tunica rosa che gli lascia scoperto metà corpo, la quale guarda sconsolata la scena che gli si presenta davanti.