Lo scoccare della mezzanotte: tradizioni, storia e curiosità per l’ultimo giorno dell’anno
La fine di un ciclo, l’inizio di un altro. In tutto il mondo il Capodanno è una delle festività più amate e festeggiate: secondo le statistiche di Worldmetrics, più di un miliardo di persone a livello mondiale celebra la fine dell’anno il 31 dicembre. Ma perché proprio il 31 dicembre? Questa data è profondamente radicata nelle tradizioni del passato, e come tale ha contribuito a impostare la nostra moderna scansione del tempo. Scopriamo come.
Gli anni non sono tutti uguali…
Oggi, non abbiamo dubbi su come funziona il tempo: ogni anno conta 365 giorni, 12 mesi (ciascuno di 30 o 31 giorni ad eccezione di febbraio) e la fine di un anno cade il 31 dicembre. Eppure, non è sempre stato così semplice. In effetti, nell’antichità era il ciclo della natura a scandire i ritmi dell’anno: per i Babilonesi, il nuovo anno coincideva con la prima luna nuova dopo l’equinozio di primavera, e per Egizi e Fenici la fine dell’anno si festeggiava attorno al 21 settembre, quando la stagione estiva poteva dirsi conclusa. Per i Greci, il momento fatidico coincideva con il solstizio d’inverno, e per il primo calendario romano il nuovo anno si apriva il 1° marzo.
Tutto cambiò con Giulio Cesare, che con l’aiuto dell’astronomo Sosigene adottò per tutto l’Impero Romano il calendario solare egizio, che contava 365 giorni (e un quarto, per essere precisi), dividendo l’anno in 12 mesi da 30 o 31 giorni (con l’eccezione, sempre, di febbraio). Il calendario giuliano spostò la data del Capodanno da marzo a gennaio, ma con il Medioevo l’inizio dell’anno subì un’altra variazione, tornando a marzo, il 25, il giorno della festa dell’Annunciazione.
A cambiare di nuovo le carte in tavola e a definire il calendario (definitivamente) come lo conosciamo oggi ci pensò papa Gregorio XIII: la sua riforma nel 1582 stabilì il 1° gennaio come l’inizio ufficiale del nuovo anno e il 31 dicembre come Capodanno. Gradualmente, anche il resto dell’Europa e molti Paesi a livello mondiale adottarono il calendario gregoriano.
… e nemmeno i calendari
Non tutti, però. Molti paesi e religioni osservano ancora un calendario lunare, motivo per cui il giorno di Capodanno non è fisso ma varia di anno in anno. Nel calendario religioso ebraico, il primo giorno del nuovo anno, chiamato Rosh Hashana, cade tra il 6 settembre e il 5 ottobre; nel calendario islamico, che include 354 giorni, la fine dell’anno coincide con il mese di Muharram. Altri paesi del Medio Oriente o dell’Asia centrale sono influenzati dall’antica tradizione zoroastriana, e il loro nuovo anno inizia in coincidenza con Nowruz, l’equinozio di primavera; in maniera simile, anche il Capodanno indiano (Vishu) viene festeggiato durante l’equinozio, che di solito cade a metà aprile. Non dimentichiamoci il famoso Capodanno cinese, che ogni anno si celebra al sorgere della luna nuova tra fine gennaio e metà febbraio.
Buone intenzioni, lenticchie e cotechino
Ogni anno è sempre la stessa storia: sull’onda dell’entusiasmo, Capodanno si prospetta come un momento di bilanci, desideri e nuove ambizioni. D’altronde, la tradizione di stilare una lista di cose da fare e altre da abbandonare già si ritrovava nei Romani: gennaio, il mese dedicato a Giano, il dio bifronte con una faccia rivolta al passato e una al futuro, era (ed è) il mese ideale per lasciare nel passato le cattive abitudini e iniziarne di nuove. Alcuni ipotizzano che fosse anche un modo per “lanciare” un desiderio agli dèi e provare ad attirare il loro favore.
Ed ecco perché un’altra tradizione molto diffusa era mangiare alcuni cibi che venivano associati all’abbondanza e alla prosperità (e chissà che nel frattempo non venissero apprezzati anche dagli dèi…), cibi provenienti dalla terra come il cavolo e i legumi, che per di più assomigliano alle monete. Le lenticchie sono un must in Italia, così come i fagioli dall’occhio nero in molti Stati del Sud in America. La tradizione italiana del cotechino pare invece risalire alla fine del Medioevo, quando il cotechino si affermò come salume grasso e ricco da gustarsi prevalentemente durante le feste.
D’altronde, in molti paesi del mondo la carne viene considerata un alimento pregiato e, come tale, da consumarsi in occasioni speciali. Altri simboli di abbondanza, fortuna e prosperità sono la frutta a guscio, il melograno e l’uva: soprattutto nei paesi di lingua spagnola, è diffusissima la tradizione di mangiare un acino d’uva a ogni rintocco della mezzanotte di Capodanno, per un totale di dodici acini. Molti paesi, poi, vantano una torta apposita proprio per il Capodanno: la Vasilopita in Grecia, che nasconde una moneta (che ovviamente porta fortuna e ricchezza a chi la addenta); il galette des rois in Francia, preparata non solo per il Capodanno ma anche per l’Epifania perché viene tradizionalmente associata alla torta dei Re Magi; la Rosca de Reyes in Messico…
Qualche curiosità (presa a caso)
- In Scozia è tradizione, l’ultima notte dell’anno (nota come Hogmanay), cantare la famosa canzone popolare Auld Lang Syne, resa ancora più nota dalla rielaborazione fattane dal poeta Robert Burns. La canzone non è propriamente legata al Capodanno, ma riflette sul trascorrere del tempo e celebra i ricordi del passato.
- In alcune regioni del Regno Unito (specialmente in Scozia e nell’isola di Man) si osserva una curiosa tradizione: si dice che la prima persona che mette piede nella tua casa il primo dell’anno ti porterà fortuna…
- A Pasadena, California, dal 1902 si gioca una partita speciale il 1° gennaio: la Rose Bowl, una partita di football preceduta dalla Rose Parade, la parata delle rose, una delle più famose ed elaborate a livello internazionale.
- In molti Paesi in tutto il mondo e nelle più grandi città, da Londra a New York, è tradizione radunarsi in piazza per contare tutti insieme gli ultimi secondi che ci separano dal nuovo anno. L’usanza del “conto alla rovescia” è però relativamente recente: pare che a ispirarla siano stati la bomba atomica, il cinema e la luna.
Andiamo per ordine:
- Prima che inventassero le bombe non c’era, in realtà, la necessità di fare conti alla rovescia. A inaugurare la questione del contare all’indietro fino allo zero sembra siano stati i vari esperimenti condotti durante la progettazione della bomba atomica.
- Dopo lo scoppio della bomba, il terrore nucleare fu una costante negli anni Quaranta e Cinquanta e alle persone non faceva piacere sentire il ticchettio di un conto alla rovescia. Ma poi arrivò Alfred Hitchcock, che con un suo cortometraggio (Alle quattro in punto) del 1957, utilizzò un ordigno esplosivo come strumento di suspence: il conto alla rovescia venne in qualche modo “esorcizzato”, creando un diverso (e ricercato) tipo di paura, il brivido dell’attesa e del mistero.
- E poi si arrivò agli anni Sessanta e al countdown più famoso della storia: l’ammaraggio sulla luna. Da quel momento, il conto alla rovescia non venne più associato solo all’atomica o agli esplosivi, ma anche ad eventi positivi, come la conquista dello spazio.
Eccoci dunque agli anni Settanta. Il conduttore televisivo statunitense Dick Clark tentò una nuova idea: un programma speciale per il Capodanno con musica e balli e uno specifico countdown per accompagnare il pubblico fino allo scoccare della mezzanotte. Un’idea che, dopo un inizio zoppicante, riscosse sempre più successo finché, negli anni Ottanta, l’intero format venne spostato all’aperto: monitor e orologi vennero installati a Times Square per rendere l’evento pubblico e ncora più vasto. L’usanza andò consolidandosi ed ebbe particolare risonanza nel 1999, quando si rese necessario festeggiare a gran voce non solo un nuovo anno ma un nuovo millennio.
E voi cosa fate a Capodanno? Lasciateci nei commenti le vostre tradizioni preferite!
E per coloro che al Capodanno vogliono aggiungere un tocco noir… non poteva mancare, in conclusione, un consiglio di lettura. Capodanno in giallo, edito da Sellerio, è una raccolta di racconti polizieschi perfetti per qualche ora di lettura intrigante, per tenersi svegli fino alla mezzanotte o per darsi la carica il primo dell’anno!
A cura di Chiara Saibene.
Se ti è piaciuto il mio articolo, ti andrebbe di offrirmi una tazza di tè? Clicca qui: Chiara Saibene
Scrivi un commento