La favola di Natale
Nel grigio di un campo di prigionia, anche l’oggetto più umile o il ricordo più banale diventano preziosi. La favola di Natale di Giovannino Guareschi è una fiaba d’eccezione: non già per i bambini per allietarli durante le feste, ma per gli adulti che hanno perso tutto, per aiutarli a ricordare la vita di prima e a sperare nella fine della prigionia.
E così, ispirato dalle muse Freddo, Fame e Nostalgia, nasce la fiaba di una Poesia, recitata alla Vigilia di Natale da un bambino di fronte alla sedia vuota in cui dovrebbe trovarsi suo padre; vuota, appunto, perché suo padre è lontano, è prigioniero di guerra. Ma la Poesia, grazie alle sue ali e alla complicità del Vento, vola fuori dalla finestra per raggiungere il suo destinatario. Non è per nulla un viaggio facile: il Vento si ferma prima del confine con il paese in cui il papà è prigioniero, e la Poesia è costretta a proseguire a piedi, sfidando il freddo e il buio e il rischio di essere fatta a sua volta prigioniera. Molti sono i personaggi che la Poesia incontra: un rigido soldato che la censura, tarpandole le ali con le sue cancellature e i timbri; il Buonsenso, che la incita a proseguire nonostante tutto; e Babbo Natale in persona, che si trascina attraverso la neve con il suo sacco dei regali vuoto, perché in tempo di guerra la gioia e i doni sono banditi.
La Poesia è costretta a tornare indietro senza aver raggiunto la sua destinazione: così Albertino, il bambino protagonista, decide di mettersi in viaggio lui stesso alla ricerca del suo papà. A lui si accodano la nonna alla ricerca del proprio figliolo (ovvero il padre di Albertino), il cane Flick e una Lucciola che illumina loro la strada. Anche questo viaggio è ricco di avventure e disavventure, di strani incontri, di sogni e speranze… non abbastanza, però, per cambiare il triste destino di un paese in guerra. È solo durante la notte di Natale, nel bosco dove si incrociano i sogni e le speranze, che diventa possibile, solo per qualche ora, incontrare e abbracciare le persone amate.
Giovannino Guareschi, famoso per i suoi romanzi con protagonista Don Camillo, scrive questa fiaba dolceamara e metaforica durante la prigionia in un campo di concentramento tedesco. Le illustrazioni, ad opera dell’autore stesso, non sono tratti colorati e allegri, bensì tratteggi in bianco e nero che nascondono la cruda verità: dietro alle forme addolcite e a personaggi in apparenza stilizzati si profilano reti di filo spinato, fucili puntati, soldati e aerei di guerra. Una fiaba da leggere per ricordarci del privilegio della pace e delle belle cose che ci circondano, e di quanto possa essere facile perderlo.
A cura di Chiara.
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