Ella Maillart

Avventuriera, scrittrice di viaggi, fotografa: Ella Maillart è stata una delle più grandi viaggiatrici del Ventesimo secolo; dallo spirito curioso e ardito, il suo contributo al giornalismo e alla letteratura di viaggio perdura ancora oggi.

Un’atleta dalle mille facce

Ella Maillart nacque il 20 febbraio 1903 in Svizzera, nella città di Ginevra; suo padre era un commerciante svizzero benestante, sua madre era di origini danesi. Sin da giovane era appassionata di sport vari, in cui eccelleva: in particolare, si dedicava allo sci (che giocò un ruolo importante nella sua vita), al tennis, al golf, all’hockey su prato e non da ultimo alla vela. Già quando aveva circa vent’anni partì all’avventura con un’amica, insieme alla quale viaggiò in Corsica, Sardegna, Sicilia e infine in Grecia.

Nelle Olimpiadi estive del 1924 a Parigi e in seguito a quelle del 1928 ad Amsterdam, la giovane Ella rappresentò la Svizzera nella vela: era l’unica partecipante donna e si classificò nona su diciassette concorrenti, mostrando così la sua bravura ma anche la sua flessibilità come sportiva, in grado di passare da sport invernali come lo scii a sport estivi come la vela.

Spirito di avventura

Al di là dello sport, però, Ella Maillart si dimostrò primo di tutto una grande avventuriera, spinta dalla curiosità e dal desiderio di conoscere nuove terre e nuove culture. Amava viaggiare e non temeva di farlo da sola: negli anni Trenta partì e si diresse verso est, attraversando diverse aree dell’Unione Sovietica e spingendosi in seguito in altri paesi asiatici. Nel 1932 vide la luce il suo primo libro: Turkestan Solo, un resoconto del suo viaggio in solitaria nel Turkestan all’epoca sotto il controllo dell’URSS. Oltre alla scrittura, Ella era una talentuosa fotografa, e le foto del viaggio raccontato in Turkestan Solo sono ora esposte nel Karakol Historical Museum in Kirghizistan, in un’ala a lei dedicata; spesso, i suoi raccontati prendevano vita anche tramite le foto che lei stessa scattava.

Nel 1934, su incarico del quotidiano francese Le Petit Parisien, Ella si recò in Manciuria per scrivere un reportage sulle condizioni di vita sotto il regime giapponese: lì incontrò l’esploratore e scrittore britannico Peter Fleming (fratello maggiore di Ian Fleming, autore del famoso James Bond), anch’egli in missione per The Times. I due divennero amici e, soprattutto, compagni di viaggio: insieme, nel febbraio 1935, si misero in cammino per attraversare la Cina, in un percorso lungo migliaia di chilometri attraverso deserti e passi montuosi, alternando autobus, treni, autostop e camminate.

Il loro obiettivo era raggiungere lo Xinjiang, ossia la regione del Turkestan sotto il controllo cinese, e impiegarono mesi per giungere a destinazione ed essere testimoni nella ribellione Kumul, iniziata dai cinesi di religione musulmana (gli hui) per spodestare il governatore della regione Jin Shuren. Il resoconto dell’esperienza venne riassunto da Ella nel suo libro Forbidden Journey, mentre Fleming scrisse a sua volta un resoconto pubblicato nel 1936 con il titolo News from Tartary: A Journey from Peking to Kashmir

Attraverso l’Asia Minore

Dopo il viaggio in Cina, nel 1937 Ella si rimise in cammino, di nuovo per conto di Le Petit Parisienne, questa volta diretta in Afghanistan, Iran e Turchia. Un paio di anni più tardi, insieme a un’altra scrittrice svizzera, Annemarie Schwarzenbach, si imbarcò in un viaggio in auto da Ginevra fino a Kabul: dall’esperienza nacque il suo libro The Cruel Way (che venne però pubblicato solo 1947).

Lo scoppio della Seconda guerra mondiale, infatti, interruppe le sue esplorazioni e bloccò ogni pubblicazione. L’avventuriera trascorse gli anni della guerra in India, nella città di Tiruvannamalai nel sud del Paese: area con una grande impronta culturale e spirituale, lì Ella approfondì la sua conoscenza della filosofia induista, in particolare concentrandosi sulla scuola dell’Advaita Vedanta. Contribuì allo sforzo bellico lavorando come volontaria per la Croce Rossa.

Alla fine della guerra nel 1945, Ella Maillart tornò in Svizzera, dove si stabilì a Chandolin, località sulle Alpi, dove ebbe l’opportunità di continuare a sciare (il suo sport preferito) nonostante l’avanzare dell’età. Ella riuscì a compiere un ultimo viaggio in Tibet nel 1986; dopodiché, si ritirò nuovamente a Chandolin, dove morì il 27 marzo 1977.

Ancora oggi, il suo spirito di avventura e la sua capacità di adattarsi alle situazioni più disparate sono un esempio per ogni aspirante avventuriero ed esploratore. Avendo viaggiato prima del boom del turismo di massa, i suoi resoconti sono preziose testimonianze della capacità di relazionarsi con culture diverse e di vivere viaggi autentici, immersi nella realtà quotidiana del paese esplorato. La sua eredità è gelosamente custodita: i suoi documenti e manoscritti si trovano nella Biblioteca di Ginevra, le sue fotografie sono state affidate al Musée de l’Élysée di Losanna, e per ultimo i suoi filmati sono stati inserito nella collezione dell’Archivio cinematografico svizzero, sempre a Losanna. Nel 2019, Ingrid Thobois e Géraldine Alibeu hanno pubblicato un libro in lingua francese sulla vita di Ella Maillart: Kini, le monde à bras le corps. Une biographie d’Ella Maillart

A cura di Chiara.