Introduzione
XIV secolo. Gemma Donati, invisibile moglie di Dante Alighieri, il Sommo poeta, sparisce tra le pieghe della storia, oscurata dalla fama di Beatrice a cui Dante ha donato l’immortalità letteraria.
1494. Caterina di Antonio di Cambio, donna onesta e lavoratrice, giunge alla fine della sua vita, da lei dedicata alla famiglia e a osservare, da lontano, i traguardi e gli onori raggiunti dal figlio illegittimo avuto da una passionale relazione con un tal notaio, Piero da Vinci: Leonardo.
4 marzo 1617. Caterina da Broni, la “strega di Milano”, viene giustiziata in uno spettacolare rogo con l’accusa di aver stregato e sedotto il suo anziano padrone.
23 agosto 1861. Teresa Borri Stampa, la seconda moglie del celeberrimo Alessandro Manzoni, si spegne nella casa coniugale di Milano, dopo aver sostenuto senza sosta il marito nei suoi alti e bassi economici, nei suoi innumerevoli lutti e nelle sue crisi artistiche.
Ma chi erano queste donne, e le tante altre donne che hanno dato i natali o sono stati al fianco di nomi illustri, e che a causa del loro genere e della loro condizione sociale sono state dimenticate dai posteri? Maestra per eccellenza della narrativa storica, Marina Marazza riporta in vita figure che hanno fatto la storia, donandoci personaggi indimenticabili a cui è impossibile non affezionarsi.
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L’intervista
Chiara – Innanzitutto, grazie mille per il tempo che ci sta dedicando. Le va di parlarci un po’ di sé e di come si è avvicinata al mondo della scrittura e della letteratura?
Marina Marazza – Grazie a voi! Accenno qualcosa, anche se ho il problema di ritenere le informazioni su di me molto poco rilevanti. Figlia unica solitaria, ho imparato a scrivere a tre anni. E ho sempre letto tantissimo, disordinatamente, avidamente, fino a scoprire che il passato mi intrigava più del presente perché il presente non sarebbe o sarebbe diverso senza il suo passato e a rendermi conto che avevo delle storie da raccontare e che mi avrebbe fatto piacere condividerle col maggior numero di persone possibile.
Come è arrivata a concepire e realizzare il suo primo romanzo, il suo esordio letterario?
Ho cominciato cambiando il finale a grandi romanzi classici che leggevo, o modificando dei personaggi all’interno di queste grandi storie. Perché prima di scrivere bisogna leggere, ma tanto. Poi sono arrivata a elaborare storie mie, a partire dagli undici anni e dai giornalini scolastici. Ho fatto studi classici e mi sono dedicata alla Storia, poi mi sono messa dietro una scrivania e ho fatto il manager editoriale per 40 anni, come editor, direttore editoriale, direttore creativo, lavorando sui libri degli altri, e intanto ho scritto romanzi storici per ragazzi, per adulti, saggi, ho sceneggiato fumetti, ho tradotto, ho romanzato fiction televisive, cartoni animati e film, ho scritto racconti, novelle, a decine, ho praticato tutta la gamma della scrittura. Negli ultimi dieci anni la penna è diventata il mio interesse principale e ho maturato una mia cifra particolare. Ho capito che parlando di grandi temi storici la saggistica rischiava di tagliar fuori una notevole fetta di pubblico e che lo storytelling poteva diventare historytelling a patto di fare ricerche documentali approfonditissime, come per scrivere un saggio o una tesi di dottorato, e poi “raccontarlo” come un romanzo. Ha funzionato. La gente si annoia alle lezioni di Storia, ma se trasformi le carte d’archivio in un dialogo vivo e vero si appassiona e non si rende nemmeno conto che sta leggendo Storia vera, non invenzione. Ci vuole emozione. Molte battute che i protagonisti si scambiano in Le due mogli di Manzoni sono tratti dalle lettere, dagli epistolari dei protagonisti. Per carità, chi del grande pubblico si leggerebbe un epistolario? Eppure… così il lettore non lo sa, ma si sta leggendo una cosa che ha scritto Manzoni… autografa.
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Spesso le sue protagoniste sono figure che per qualche motivo sono legate a personaggi dai nomi famosi, come la seconda moglie di Alessandro Manzoni, Teresa, o la madre di Leonardo da Vinci, Caterina. Persone normali che si muovono ai margini della storia, eppure vi contribuiscono attivamente: come le sceglie per trasformarle nelle protagoniste delle sue storie? È attirata da delle caratteristiche in particolare, o le è caro uno specifico periodo storico?
La cosa vera è che questi grandi famosi personaggi che sono stati trasformati in icone di loro stessi erano persone normalissime con i loro vizi e le loro virtù: prendi Leonardo, prendi Dante o Manzoni. Un vero peccato che li si veda come immaginette. C’è sempre un processo orrendo di santificazione nei confronti delle nostre presunte glorie nazionali, col risultato di renderle antipaticissime e lontane. Il mio sforzo è quello di restituire alla realtà i famosi e tirar fuori dall’ombra i meno famosi. Chi lo sapeva che Manzoni era addict della cioccolata e soffriva di attacchi di panico? O che Dante chiedeva prestiti? O che Leonardo prometteva e non finiva le opere che gli commissionavano e veniva sempre richiamato all’ordine? Ci son vicende bellissime e autentiche che nessuno conosce o che pochi sanno e a me piace renderle note. Il periodo non importa, che sia il Trecento o la Controriforma o l’Ottocento, dove c’è una bella storia nella Storia si scava e si narra.
I suoi romanzi sono sempre caratterizzati da un’approfondita cornice storicosociale. Come si destreggia tra ricerche e accuratezza storica e la necessità di rendere la storia “leggibile” per il lettore moderno? Non deve essere facile riuscire a trovare il perfetto equilibrio tra realtà storica e fiction.
Bisogna stare fedeli ai documenti e ci si rende conto che la Storia è una grandissima romanziera. La vita della madre di Leonardo o della moglie di Dante o quella di Caterina da Broni o quella della monaca di Monza o delle mogli di Manzoni sono avventurosissime e autentiche, non c’è bisogno di inventare nulla. Il linguaggio è un punto importante: va ricostruito mantenendo il flavour del tempo ma garantendo la comprensione. Nei casi più complessi come quello dei tempi di Dante mi sono fatta benedire da un’esperta, la professoressa Frosini della Crusca, e il risultato linguistico è stato molto apprezzato.
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Cosa fare quando la documentazione storica scarseggia? Anche in questo caso, immagino sia molto difficile calarsi nel reame di “quel che sarebbe potuto essere”, spogliandoci nel frattempo della nostra sensibilità moderna.
C’è sempre una cronaca vera del tempo che aiuta e soccorre. Noi sappiamo che cosa accadde per esempio a Firenze in certi anni, è documentato, e sappiamo che Gemma, la moglie di Dante era lì; allora diventa verosimile che abbia vissuto quelle vicende. È importante la notazione sulla sensibilità moderna: bisogna calarsi in quel mondo e vedere le cose con quegli occhi, altrimenti non è più Storia, è un divertissement anacronistico. Non si reinventa ciò che è già stato.
Una tematica che mi pare ricorrente nei suoi romanzi è la stregoneria: spesso e volentieri, le protagoniste, per il solo fatto di essere donne, vengono accusate di qualsiasi male, dall’aver causato un cattivo raccolto all’aver fatto nascere un bambino deforme… come Tea in L’ombra di Caterina, o la protagonista di Io sono la strega, Caterina da Broni. Dalle sue ricerche, che idea si è fatta di questa dinamica? Quante “streghe” sono morte o sono state perseguitate a causa di queste false accuse?
Mi spaventano molto tutti i credi che pretendono di avere la verità in tasca e sono disposti a straziare e uccidere il tuo corpo terreno col nobile intento di salvarti l’anima. Lo hanno fatto tutte le religioni. Tutte le chiese, diciamo. In quest’ambito la donna è spesso vittima, con coloro che sono stati ritenuti “devianti”. Non venivano bruciate solo donne accusate di stregoneria, finivano sul rogo anche uomini; e poi omosessuali, ebrei relapsi, eretici e liberi pensatori. La superstizione, l’ignoranza, il fanatismo hanno commesso crimini orrendi in nome di un dio assetato di sangue. Siamo abituati a pensare che il mondo finisca alle nostre colonne d’Ercole e sicuramente da noi certe cose sembrano superate, ma in altri paesi, come l’Africa sub sahariana, le streghe le perseguitano ancora.
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Un’altra tematica ricorrente, a mio parere, è la sessualità femminile. Le donne dei suoi romanzi spesso subiscono violenze a cui non possono opporsi, eppure per la società sono sempre loro le colpevoli: perché non sono state attente, perché se la sono cercata, perché hanno rifiutato la “proposta onorevole” del matrimonio riparatore, o ancora perché sono state loro, in realtà, a sedurre il loro aggressore. Non ho potuto fare a meno di cogliere una triste somiglianza con alcune dinamiche che accadono ancora oggi. Cosa ne pensa a proposito? Il mondo non è poi cambiato così tanto?
Anche in questo caso, per quanto ci sia ancora tanta strada da fare, nei nostri paesi la situazione è almeno ufficialmente molto migliorata, checché se ne dica. Certi comportamenti sono pubblicamene sanzionati, il che non vuole dire che non sopravvivano: le leggi servono, ma la mentalità fatica a cambiare. Sotto altri cieli è come tornare indietro di secoli su una orribile macchina del tempo: le donne sono abusate, non possono nemmeno studiare o lavorare o guardare in faccia un uomo o lasciar scivolare il velo dalla testa e noi tutti facciamo finta di niente, tranne strillare un po’ alle feste comandate, tipo l’8 di marzo. Essere afghana o iraniana o messicana o indiana o ghanese è ben diverso che essere italiana o francese o svedese, nell’anno domini 2024.
Una curiosità: qual è il romanzo che le è piaciuto di più scrivere, oppure il personaggio a cui si è affezionata di più?
Sono tutte amiche care, le mie protagoniste, e anche le altre e gli altri che popolano le mie pagine. Ho faticato tantissimo a scrivere La moglie di Dante per lo sforzo di ricostruzione storico, sociale e linguistico, ma ho adorato Gemma; mi sono commossa fino alle lacrime con Caterina da Broni, incredula di quel che gli atti del processo raccontavano; mi sono ritrovata nel territorio e nel dialetto di Teresa Manzoni, e nelle vicissitudini di Alma Osio, la figlia della Monaca di Monza… Ogni libro è una grande avventura per chi lo scrive, ti lascia esausto, svuotato e felice.
Un’altra curiosità: c’è un autore/autrice che le piace particolarmente, o un romanzo che le è stato d’ispirazione in maniera speciale?
Ho deciso di scrivere di Storia dopo aver letto da ragazzina la Storia della Colonna Infame di Manzoni. Sono rimasta senza fiato davanti alla cronaca puntuale del processo agli untori, di una così enorme ingiustizia perpetrata con cognizione di causa contro dei malcapitati. Mi sono convinta che lo scrittore storico debba raccontarle, queste cose, per restituire un po’ di giustizia post mortem a chi in vita di giustizia non ne ha avuta nemmeno un po’. A Manzoni devo moltissimo, alla prima stesura dei Promessi sposi, quella prima della censura dei capitoli sulla Monaca di Monza, quella lombarda, quella che nessuno legge, perché nelle scuole si legge (oggi neanche più tanto) quella “risciacquata in Arno…”
Ha qualche nuovo romanzo in cantiere, e se sì, può anticiparci qualcosina?
Intanto vi aspetto il 16 novembre a BookCity, con Il segreto della monaca di Monza, dove ricostruiremo uno dei processi più appassionanti della Storia, quello a suor Virginia de Leyva, una donna che ha cercato di riscrivere il suo destino dopo che altri avevano deciso per lei. In quella vicenda c’è dentro tutto: amore, potere, passione, denaro, abiezione, redenzione… molto moderno, eh?
I romanzi di Marina Marazza sono disponibili in tutte le maggiori librerie e store online, oltre che sul sito web dell’autrice. Non perdete l’occasione di incontrare la scrittrice a BookCity Milano il 16 novembre alle 17:30, presso Palazzo Bovara in Corso Venezia 51, per la presentazione del suo nuovo romanzo!
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