Laura Berardi è una giovane autrice dotata di grande talento che per la casa editrice Albatros ha pubblicato nel 2023 il romanzo Oltre l’infinito. Il libro descrive la storia di Sara Rossi, una giovane ragazza costretta su una sedia a rotelle sin dai primi mesi di vita a causa di un terribile incidente stradale. La sua vita cambia quando tra i banchi di scuola incontra Veronica che diventa la sua migliore amica e quando conosce Giacomo, il suo futuro migliore amico e poi fidanzato. Quella che prima era una vita difficile si rivelerà poi una vita pregna di  significato all’insegna della bellezza e della libertà.

Un libro molto intenso il suo in cui si affrontano varie tematiche: la disabilità spiegata in maniera serena e costruttiva, l’accettazione del diverso in tutte le sue forme in un mondo ipocrita e pieno di pregiudizi, l’amore in tutte le sue sfaccettature, l’amicizia e la riscoperta del rapporto madre-figlia attraverso il rapporto tra Sara e sua madre.

 

Diritti di copyright di Laura Berardi

L’intervista

Arstorica – Buongiorno Laura, parlaci un po’ di te. Quando hai capito che ti sarebbe piaciuto scrivere un libro?

Laura Berardi – Buongiorno a voi. La letteratura ha sempre fatto parte della mia vita, un po’ come un’ancora di salvezza. Da piccola trascorrevo intere estati a leggere romanzi di ogni genere, dai classici agli horror. E questa passione non è cambiata. Anzi, si è rafforzata negli anni: basti pensare che mi sento persa quando non ho un libro accanto a me. Forse è stata proprio la bellezza dell’immaginazione a spingermi verso un’altra strada, quella della scrittura creativa. Le due arti sono estremamente connesse tra di loro. Leggendo, ho imparato a immergermi nelle storie con tutta me stessa, quasi fossero reali. Ed in un certo senso è stato così anche con la stesura del mio primo romanzo. In realtà ho sempre sognato di scrivere un libro e pubblicarlo, ma a diciott’anni i miei obiettivi erano studiare e laurearmi in tempo, traguardi che poi ho raggiunto brillantemente. Difatti l’idea di mettere nero su bianco la storia che avevo da raccontare era costantemente lì, nel mio cuore.

Sapevo che prima o poi il momento sarebbe arrivato ed è stato così. Con la conclusione dell’università e l’avvento della pandemia, ho concentrato tutte le mie forze sulla scrittura, che si è trasformata in un romanzo pieno di emozioni. Un romanzo che nasce sicuramente dal desiderio di affrontare argomenti ancora poco dibattuti, quelli della disabilità, dell’inclusione e del pregiudizio. Temi che ho voluto affrontare d’impatto, senza alcuna paura di sbagliare, tant’è che spesso ho avvertito la percezione che il libro si scrivesse da solo. E penso che sia stata proprio la naturalezza, oltre che alla voglia, ad indurmi a non mollare mai questo progetto.

Oltre l’infinito è il tuo romanzo d’esordio. Quanto tempo ti ha richiesto la sua stesura?

Ho impiegato all’incirca due anni e mezzo a scrivere la prima bozza e dieci mesi per la revisione, realizzata soprattutto grazie all’aiuto di Francesca Meucci, editor di Gruppo Albatros Il Filo, la casa editrice che mi ha seguito passo dopo passo nella pubblicazione di Oltre l’infinito, realizzando uno dei miei sogni più grandi. Come ho già riferito, la stesura mi ha regalato emozioni mai vissute prima, indescrivibili e impagabili. Spesso mi capita di leggere qualche estratto del romanzo e chiedermi se sia davvero frutto della mia immaginazione. Ero così immersa nelle vicende dei personaggi da dimenticare di essere io stessa l’autrice della storia. Può sembrare assurdo, ma è così.

Diritti di copyright sulla copertina della casa editrice Albatros, pagina: https://www.gruppoalbatros.com/prodotti/oltre-linfinito-laura-berardi/

Il romanzo parla della storia di Sara Rossi, una giovane ragazza costretta a stare in sedia a rotelle dopo un brutto incidente nei suoi primi mesi di vita. Ci parli del suo personaggio e di come ha affrontato la vita fino all’ultimo anno di liceo?

Sara è una ragazza abituata da sempre ad affrontare la propria “vita” con un pessimismo e un cinismo quasi assoluti. Lei non si identifica né come persona né come giovane donna, ma esclusivamente con la propria disabilità. Non è una ragazza, è soltanto un’invalida che studia molto e si rifugia nella lettura per non pensare e che cerca di sopravvivere ogni giorno, schivando ogni forma di socializzazione e aggrappandosi all’unico appiglio che secondo lei le permette di restare ancorata ad un mondo che odia: l’amore per il padre. Un amore apparentemente così grande da riuscire persino a infondere coraggio a Sara nello scontro con il suo incubo peggiore — la scuola — perché è stato proprio in quel contesto che ha compreso di non poter camminare né correre. Di essere costretta a muoversi grazie ad una sedia a rotelle. Di essere in qualche modo “diversa” dagli altri, almeno secondo il suo punto di vista.

Prima di incontrare Veronica, sua compagna di banco nel corso dell’ultimo anno di liceo, la sua vita ruotava attorno alla figura di suo padre. Ci puoi parlare di Veronica e di come cambi la vita della protagonista?

Oltre ad essere indubbiamente il mio personaggio preferito, Veronica è la chiave di svolta della vita di Sara. Arriva così, come un fulmine a ciel sereno, e alla protagonista bastano i suoi modi naturali, schietti e spontanei per iniziare un viaggio completamente nuovo, dove non c’è spazio per il pietismo e la compassione, atteggiamenti che Sara conosce molto bene e affronta sempre a muso duro. Invece con la sua compagna di banco si sente libera di esprimersi, senza maschere né barriere. Tranne che per un piccolo dettaglio, lei riesce ad essere sempre sé stessa, provando sensazioni meravigliose che nemmeno con suo padre ha mai percepito. O meglio, a riscoprire sé stessa, non soffermandosi più sulla propria disabilità, ma sulla vita stessa e di quanto essa possa essere imprevedibile, nel bene e nel male.

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Parlaci del personaggio di Giacomo, che travolge la vita di Sara in maniera totale. Il loro primo incontro è duro, poi dopo l’episodio di violenza di cui Sara rimane vittima il loro rapporto evolve in maniera sempre più intensa. Potresti approfondire questo aspetto?

Molto spesso l’apparenza inganna. Sì, perché nonostante Sara sia costantemente sottoposta ai pregiudizi degli altri per via della sua carrozzina, è la stessa che critica Giacomo per il suo atteggiamento apparentemente sfrontato. Il suo sguardo sicuro la infastidisce al punto tale da non tollerare nemmeno la sua presenza. La realtà è ben diversa e la protagonista imparerà ben presto ad aprire gli occhi, scoprendo che dietro la dura corazza di un giovane ragazzo dal viso superbo si nasconde un animo sensibile e buono. Ma soprattutto, pronto a tutto pur di proteggere le persone che ama. Difatti Giacomo è così: capisce le situazioni al volo e a volte è fin troppo empatico, cosa che lo avvicinerà molto a Sara, rendendo il loro legame sempre più stretto e profondo. E portandola in un mondo che la renderà ancor più viva.

Il padre di Sara inizialmente è un padre amorevole per poi trasformarsi in una figura mostruosa. Ci parli di questo personaggio più a fondo?

Come ho già scritto, il padre costituisce il centro di tutto per Sara. È lui a darle la forza di andare avanti. È lui a sostenerla. È lui a incoraggiarla a dare il meglio di sé stessa. Ma d’improvviso qualcosa cambia. La figura che lei ha tanto amato comincia ad allontanarsi perché si accorge di non avere più il controllo della figlia. Il possesso, in altre parole. Il padre della protagonista si rivelerà un uomo ben diverso da come la figlia lo aveva immaginato e Sara si ritroverà a scoprire una cruda realtà — l’ennesima, nella sua vita — però imparerà anche a distinguere le persone che la amano davvero e non la abbandoneranno mai, nemmeno nelle difficoltà.

Il rapporto tra Sara e sua madre inizialmente è teso per poi cambiare radicalmente. Ce ne parli?

Ecco, una di queste persone è proprio la madre, che la protagonista conoscerà soltanto nel corso della storia, Per Sara quella donna è sempre stata una rivale con la quale contendersi le attenzioni del padre, nonostante lei provi in tutti i modi a farle capire che starà sempre dalla sua parte. E, tra le tante altre cose, lo scoprirà nel tempo, ricredendosi molto e sentendosi anche in colpa per come l’ha trattata per quasi diciott’anni. Ancora una volta, Sara cade nell’inganno dei pregiudizi di cui lei stessa è vittima ogni giorno, perché spesso è molto più facile etichettare subito una persona piuttosto che conoscerla a fondo e non soffermarsi troppo sulle apparenze. Ed è proprio quello che quasi sempre accade a lei: dover dimostrare agli altri che la carrozzina non è sinonimo di ritardo mentale. Allo stesso modo, la protagonista capirà di essersi completamente sbagliata riguardo la madre.

Nel romanzo affronti varie tematiche come la violenza sulle donne, l’omosessualità e la disabilità. Vorresti approfondirli con noi?

Sono tematiche di tutti i giorni che riguardano tutti noi. Perché è inaccettabile che ci siano ancora forme di discriminazione per il colore della pelle, una caratteristica fisica o l’orientamento sessuale. È aberrante sentire ancora certi epiteti. Forse l’argomento mi tocca un po’ più degli altri per via della mia disabilità — diversa da quella della protagonista del mio romanzo — e so cosa vuol dire essere in qualche modo “fuori dal comune”, se così si può dire. Ho vissuto le stesse sensazioni di Sara: le sue paure, il suo disagio, la sua rabbia, la sua stanchezza nel dover sempre dimostrare di avere un quoziente intellettivo nella media. La disabilità fa paura agli altri perché non si conosce. E non si conosce perché evidentemente non se ne parla abbastanza. Così come il razzismo, l’omofobia o la violenza sulle donne, realtà che non dovrebbero nemmeno esistere. Eppure ci sono e non possiamo far finta di nulla. Non dobbiamo far finta di nulla.

Diritti di copyright di Laura Berardi

Dopo il tuo primo romanzo hai qualche nuova idea per la stesura di un secondo?

Premettendo il fatto che ormai la scrittura fa parte della mia vita — difatti pubblico anche poesie e racconti — confermo che l’idea per la stesura di un secondo romanzo c’è, ma è ancora alla deriva. Non voglio forzare i tempi, proprio perché il fulcro della scrittura è proprio la naturalezza dell’immaginazione, capace di portare chiunque ovunque desideri. Non basta costruire una storia e metterla su carta. È necessario immergersi totalmente nei personaggi e nelle loro vicende, in modo da rendere tutto più realistico per i lettori, donando loro le medesime sensazioni che ha percepito l’autore durante la stesura. È estremamente difficile, ma posso garantire che — al di là dell’amore e dell’affetto delle persone care — non c’è cosa più bella. Almeno per me.