Introduzione
“Il primo sole dell’estate” è il secondo romanzo della scrittrice Daniela Raimondi, successivo a “La casa sull’argine”, in cui vengono narrate magistralmente e con grande cura le vicende della famiglia Casadio. Di quest’ultima si ripercorre una storia lunghissima, che attraversa due secoli, l’Ottocento e il Novecento, segnati da numerosi avvenimenti importanti. Mentre il primo romanzo si concentra su tutti i personaggi della famiglia, “Il primo sole dell’estate” descrive in particolare la storia di Norma ed Elia, prima da bambini e poi da adulti. Norma ritrova Elia a Londra, dopo essersi trasferita per riprendere in mano la sua vita. Il loro incontro è magico: per Norma è come se non si fossero mai persi di vista dai tempi dell’infanzia. Solo con lui riesce a instaurare una storia d’amore; per lei, Elia è come l’aria che respira e non può fare a meno di lui. Per questo motivo, quando lui la deluderà, Norma non riuscirà più a fidarsi di nessun uomo e non sarà in grado di avere un’altra relazione seria.
Attorno ai personaggi di Norma ed Elia si intrecciano poi gli eventi più importanti della storia contemporanea e i luoghi natii dei due protagonisti, come Stellata, dove essi tornano sempre in qualche modo. C’è spazio anche per la narrazione delle storie di altri personaggi della famiglia Casadio: i genitori di Norma, Guido ed Elsa, la nonna Neve, Donata, lo zio Dolfo e la Zena, ecc…
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L’intervista
Arstorica – Buongiorno Daniela, piacere di conoscerla. “Il primo sole dell’estate” è il suo secondo romanzo e riprende le vicende del suo best-seller “La casa sull’argine” descrivendo la storia di alcuni personaggi della famiglia Casadio: Norma ed Elia in particolare. Come ha deciso di strutturare la storia?
Daniela Raimondi – Il romanzo nasce da un desiderio espresso dei lettori. Non mi è stato suggerito dalla casa editrice, ma direttamente da chi ha letto e commentato il mio primo romanzo. I lettori desideravano prolungare la conoscenza dei personaggi a cui si erano affezionati, o semplicemente saperne di più di alcuni di loro.
Dunque sono partita da lì, e per prima cosa mi sono chiesta chi, esattamente, fosse il personaggio che dovevo maggiormente sviluppare. La risposta è stata semplice: Norma. Era la voce narrante del primo romanzo ma, per mia scelta, non avevo detto quasi niente di lei. Usando un linguaggio teatrale, Norma mi serviva come spalla a Donata. In più, era attraverso i suoi occhi e la sua voce che dovevo presentare la storia della famiglia, non necessariamente la sua. Ma una volta riprese in mano le redini del racconto, mi è parso ovvio che dovevo ricominciare da lei, e ricominciare tornando indietro all’anno della sua nascita, in modo da dare maggior spazio ai suoi genitori e ai genitori di Donata. Sia Elsa che la Zena necessitavano di un maggior approfondimento.
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“Il primo sole dell’estate” riparte dall’incontro di Guido ed Elsa, dal loro matrimonio, e dalla nascita di Norma. Ripercorriamo molti anni già descritti nel primo volume, ma osservando gli avvenimenti da punti di vista diversi. Si aggiungono anche personaggi nuovi, in primis, Elia. Ho poi voluto seguire i personaggi attraverso gli anni della maturità, fino alla vecchiaia.
L’amore è uno dei temi portanti del romanzo: Norma ama Elia con tutta sé stessa, così come Elia, ma dal momento in cui non riesce ad avere un figlio da lui, quest’ultimo inizia ad allontanarsi da lei tradendola prima con Maria Luz, poi con altre donne. Ci racconta com’è riuscita a descrivere il loro amore e il successivo distacco?
Vero. Il romanzo è principalmente una storia d’amore e, come tutte le storie d’amore attraversa difficoltà, dilemmi, momenti di crisi. Data l’età dei protagonisti, ho voluto inserire la loro storia personale nell’ambito della rivoluzione sessuale che ha accompagnato il 68. Norma ed Elia sono figli del 68 e, come tali, si scontrano con i problemi di coppia che spesso hanno accompagnato i grandi cambiamenti sociali di quegli anni.
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Molti passi del romanzo sono dedicati al paesaggio natìo. Più volte vi è il ritorno a Stellata che Norma ricorda in modo molto dolce in relazione alla figura della nonna Neve. Quanto i luoghi d’origine sono importanti per l’evoluzione della storia raccontata?
Stellata è dove tutto nasce e dove tutto finisce. È Stellata che dà i natali alla famiglia, Stellata è il luogo delle vacanze estive di Norma e il paese dove vive la sua amata nonna. Sarà Stellata il luogo di sepoltura di Guido e a Stellata vorrà tornare Elsa ormai in procinto di morire. La vita è un cerchio, dico nel romanzo, e in effetti i miei personaggi sembrano muoversi per il mondo seguendo un percorso circolare che li fa tornare inevitabilmente al luogo del cuore, dei ricordi e degli affetti più profondi.
Ne “Il primo sole dell’estate” le figure femminili acquisiscono una grande importanza. Ci descrive meglio i personaggi centrali: Norma, Donata, Neve ed Elsa soprattutto?
Un’intervista non può, necessariamente, svelare i caratteri dei personaggi fin nelle loro sfumature. Posso solo tentare di spiegare cosa accomuni i personaggi femminili dei miei libri. Credo che prima di tutto sia la loro resilienza. Nonostante spesso io parli di donne fragili, soggette a profonde depressioni, come Adele, Edvige, la stessa Neve e per finire Norma, tutte loro alla fine trovano la forza per risollevarsi e ricominciare da capo. I miei personaggi femminili in genere sono donne passionali, che amano fino in fondo, talvolta in modo tragico, e sono donne determinate, che hanno il coraggio di attraversare l’oceano per costruirsi un futuro, o semplicemente trovano la forza per abbattere le difficoltà della vita. Sono donne che lottano per trovare il loro posto nel mondo.
Per quanto riguarda i personaggi maschili, ci viene delineato molto bene il personaggio di Elia. È stato difficile per lei tratteggiare le sue peculiarità caratteriali?
Essendo donna, trovo più semplice inoltrarmi nella psiche dei personaggi femminili. Allo stesso tempo, è entusiasmante immaginare i pensieri e i sentimenti degli uomini, inoltrarmi nei loro desideri e affrontare in prima persona le loro difficoltà. Costruire il personaggio di Elia è stato piuttosto facile. Una volta deciso che sarebbe stato un figlio del ’68, gli ho fatto scegliere un percorso già segnato dalla filosofia di quel tempo, con tutte le ripercussioni e le contraddizioni che questa scelta implicava. Forse l’aspetto più difficile nel descrivere Elia è stato di mantenere il suo personaggio in una sorta di equilibrio, senza eccedere nei lati positivi, ma nemmeno in quelli negativi. Nonostante i suoi gravi errori, Elia doveva mantenere una sua umanità, una sua fragilità e un certo charme. A volte le lettrici lo hanno odiato per quello che ha fatto a Norma, ma spero che la maggioranza abbia anche avuto pietà della sua solitudine, di quello che anche Elia ha dovuto pagare per scontare i propri errori.
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Molto spesso, nei suoi due romanzi, tratta il tema della magia. Quanto conta il ricorso ad essa per l’evoluzione delle vicende narrate?
La mia formazione letteraria è stata segnata dal Realismo Magico del boom latino-americano. Amo immensamente questo genere ed era inevitabile che, come scrittrice, ne venissi influenzata. Chiaramente le mie storie nascono in un ambito non solo italiano, ma nello specifico, padano, e il mio tocco di magia doveva necessariamente avere un sapore locale. Per questo il miracolo della guarigione di Neve, per fare un esempio, avviene grazie all’intercessione di un’icona sacra emiliana che esiste davvero: la mummia di Santa Caterina di Bologna. In ogni caso, per entrare nel mondo contadino bisogna sempre usare un tocco di magia. Il mondo contadino è ricco di mistero, di tradizioni dell’occulto, di superstizioni fantastiche che possono conferire alle storie un’aurea speciale. Questo alone di realismo magico è più forte nel primo libro e sfuma via via che ci avviciniamo all’epoca attuale. Questo perché la modernità tende a sopprimere le superstizioni, i riti e le credenze, siano religiose o pagane. Qualche traccia però l’ho lasciata, perché credo che in fondo abbiamo ancora bisogno di un po’ di magia.
Dopo Elia, l’amore della sua vita, Norma non riesce più ad avere una relazione seria con un uomo. Ci spiega il perché di questa scelta?
Norma è una donna particolarmente sensibile, emotiva e passionale. Elia rappresentava da sempre l’amore, prima quello infantile, poi, una volta riallacciata la relazione con lui a Londra, anche l’amore maturo.
Norma in fondo si è innamorata unicamente di Elia. Anche da ragazza aveva difficoltà a relazionarsi in maniera profonda all’altro sesso, e il romanzo lo mostra nella descrizione del suo amore adolescenziale a Viggiù. Elia invece rappresenta l’amore adulto, consapevole, completo, un amore a cui lei si abbandona senza riserve. È inevitabile che, una volta scoperto il suo tradimento, e soprattutto che il tradimento ha portato alla nascita di una figlia, quella che Norma aveva inutilmente cercato per anni, la delusione e il senso di perdita divenissero insormontabili. Nella vita a volte succede. L’ho visto con i miei occhi.
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Nel romanzo si affronta anche il tema del rapporto madre-figlia: Norma, infatti, si deve occupare di sua madre Elsa colpita in vecchiaia da un terribile male. Dalle sue parole traspare come l’affetto di sua madre le sia sempre mancato. È stato difficile affrontare questo argomento per lei?
È sempre difficile per un autore affrontare temi dolorosi. Bisogna mettersi fino in fondo nei panni dei propri personaggi, scavarne la psiche, toccare i loro punti più deboli, sperimentare su se stessi la loro vulnerabilità. È un po’ come per gli attori, che prima di entrare in scena, non solo devono cambiarsi d’abito, ma devono soprattutto dimenticare il proprio vissuto e i propri sentimenti. Scrivere è un processo analogo.
Per ricostruire la storia della famiglia Casadio sia ne “La casa sull’argine” sia ne “Il primo sole dell’estate” ha dovuto fare delle ricerche storiografiche molto accurate?
Sì, e questo vale soprattutto per il primo romanzo, visto che si parla di tutto l’800 e del primo 900, anni in cui non ero nata. Per “Il primo sole dell’estate” ci sono state ricerche storiche ma è stato più facile, perché ripercorro la storia contemporanea, una storia che ho vissuto in prima persona.
Un’ultima domanda: per il futuro sta già lavorando alla stesura di un nuovo romanzo?
Sto lavorando a un paio di progetti, ma al momento non so ancora qualche dei due avrà il sopravvento.
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