Introduzione alla vita di Niki de Saint Phalle

Catherine-Marie-Agnès Fal de Saint Phalle, conosciuta con il nome d’arte Niki de Saint Phalle, nacque a Neuilly-sur-Seine nel 1930. Sua madre era l’attrice americana Jeanne Jacqueline Harper, mentre suo padre era il noto banchiere francese André Marie Fal de Saint Phalle. Quando anche l’attività di famiglia entrò in crisi a causa della Grande Depressione del 1929, Niki dovette trasferirsi negli Stati Uniti nel 1937.  Fanciulla dal carattere ribelle, cambiò spesso scuola e con il passare degli anni, avendo la doppia nazionalità, diventò una vera e propria cittadina del mondo. La sua infanzia non fu semplice, considerando che il padre abusò di lei undicenne.

Inizio di una carriera a tutto campo e l’arte come terapia

Niki iniziò la sua carriera in campo letterario, per poi dedicarsi successivamente al teatro. Si mosse anche nel campo della moda, posando per due riviste importanti come Vogue e e Life e poi nel campo cinematografico. Nel 1950 sposò Harry Mathews, da cui ebbe anche un figlio e una figlia. È nel corso degli anni Cinquanta che iniziò ad interessarsi all’arte, muovendo i primi passi in campo pittorico. Fu in questo periodo che ebbe una crisi nervosa a seguito del quale fu ricoverata in un ospedale di Nizza. Fu proprio in quest’occasione che capì come fosse proprio l’arte la terapia che l’avrebbe condotta verso la guarigione. Decise dunque di dedicarsi completamente ad essa.

Il successo in campo artistico e l’inizio di una carriera sfolgorante

Niki conobbe nel 1956 Jean Tinguely ed Eva Aeppli e proprio in quest’occasione tenne la sua prima mostra personale a San Gallo, in Svizzera. Con il primo aprì e condivise uno studio artistico a Parigi. Nel 1960 divorziò anche dal marito. Una delle sue prime performance realizzate nel corso degli anni Sessanta fu Tiri, azioni nel corso del quale il pubblico o lei stessa sparavano con la carabina verso dei rilievi di gesso al cui interno sono presenti dei piccoli sacchi di pittura che esplodono per aria nel momento dell’impatto stesso. Fu in questi anni che realizzò opere come Saint-Sébastien or Portrait of my Lover e che continuò a portare avanti gli spettacoli creativi noti come Tiri. La donna iniziò ad essere riconosciuta a livello mondiale in campo artistico e ad essere collocata nel gruppo dei Nouveaux réalistes.

Nel 1963 decise di trasferirsi con Tinguely a Soisy-sur-École, nei pressi di Parigi. Dal 1965 iniziò ad interessarsi all’universo femminile in campo artistico, decidendo dunque di realizzare delle figure femminile a grandezza naturale. Si tratta delle celebri Nana, che sarebbero diventate il suo cavallo di battaglia. Fu nel 1966 che realizzò una delle sue opere più famose, Hon/Elle: una Nana lunga 28 metri, alta 6 metri e larga 9 metri.

Questa celebre figura è stesa su un dorso e sembra stia per partorire. All’altezza del seno sinistro della figura è collocato un planetario, mentre su quello destro un bar. I visitatori possono anche entrare all’interno dell’opera stessa.

Il matrimonio con Jean Tinguely e il prosieguo della carriera

Nel 1971 sposò il collega Jean Tinguely, con cui iniziò anche un sodalizio artistico. Dalla loro collaborazione ebbero luce le seguenti opere ad esempio: la  fontana Stravinsky, il Giardino dei Tarocchi  (1979) e tante altre ancora. Senz’altro quest’ultima è la più famosa: situata a Capalbio, in Toscana, è composta da 22 sculture ispirate ai celebri arcani dei Tarocchi, abitabili, realizzate con il cemento armato e ricoperte anche da specchi, ceramiche e infine da vetri colorati. Anni dopo poi si trasferì nello Stato americano della California, in cui realizzò delle serigrafie dal titolo Diario californiano.

Dopo avere realizzato una bellissima Arca di Noè per la città di Gerusalemme, si interessò nuovamente al mondo del cinema, realizzando il suo primo film, Daddy, con l’aiuto di Peter Whitehead. Realizzò anche altri due film e nel 2002 morì a causa di una malattia alle vie respiratorie a San Diego, in California.