Yayoi Kusama

Yayoi Kusama nasce a Matsumoto, in Giappone, il 22 marzo 1929. Proviene da una famiglia proprietaria di un’azienda agricola, che la lascia studiare all’istituto d’arte solo dopo aver seguito lezioni di etichetta. Si tratta di un’artista le cui opere si basano principalmente sull’arte concettuale, sul minimalismo e sul surrealismo. Le sue creazioni spaziano dalla pittura alla poesia, ma Kusama si dedica principalmente alla scultura.

La sua è un’arte ripetitiva, in cui utilizzando i pois, le figure di profilo e le forme falliche, l’artista dà forma alla sua ossessione e ai suoi disturbi psichici. Dai 10 anni di età descrive, attraverso i puntini, una particolare allucinazione visiva creata dalla luce, che aveva lasciato i fiori della fattoria impressi nel suo campo visivo. Deve farsi strada con le proprie forze alla scuola d’arte, in quel periodo frequentata in prevalenza da uomini.

Nel 1958 decide di trasferirsi a New York, si sentiva schiacciata dal clima feudale e tradizionalista del Giappone del tempo. Fu anche incoraggiata dai dipinti della modernista Georgia O’Keffe, che sceglieva parti dell’anatomia femminile e le rappresentava sotto forma di fiori. Nella grande mela viene influenzata dagli stili in voga all’epoca, l’impressionismo astratto e la pop-art. Yayoi aveva l’intenzione di cambiare il mondo con la sua arte, ma i primi tempi a New York furono molto duri, il denaro scarseggiava e lei faticava ad affermarsi.

Cenni alle sue opere artistiche

Accumulation e Sex Obsession sono le prime opere di successo di quel periodo. La prima è una scultura, formata da una sedia ricoperta da pezzi di tessuto colorati e imbottiti che ricordano forme falliche.

Sex obsession è invece un dipinto, un’infinita costellazione di forme intrecciate, di colore giallo, ricoperte dai caratteristici puntini. Si tratta di un’aperta dichiarazione dell’ossessione dell’artista.

Dal 1963 inizia a produrre la sua serie di Sale degli specchi, o Infinity Rooms, dove lo sguardo dell’osservatore può perdersi in una miriade di specchi, in un’esperienza immersiva a tutto tondo. Una in particolare verrà creata per la Biennale di Venezia del 1993 e qui inizierà ad usare le zucche, poi diventate il suo alter ego. Tornata in Giappone negli anni ’70, si dedica alla stesura di poesie e romanzi surreali, tra cui la sua autobiografia, Infinity Net. La sua arte è esposta al Museum of Modern Art di New York, al Walker Art Center di Minneapolis, alla Tate Modern di Londra e al National Museum of Modern Art di Tokyo. Degli anni duemila sono le collaborazioni con il marchio Louis Vuitton, che hanno fatto storcere il naso a molti, per la presunta commercializzazione dell’arte.

Dalla fine degli anni ’70 Yayoi Kusama ha deciso di vivere nell’ospedale psichiatrico di Seiwa, questo non l’ha fermata dal produrre opere. Ad oggi se ne contano più di 500. A Bergamo Brescia Capitale italiana della Cultura 2023, in particolare nel Palazzo della Ragione, è esposta la mostra «Yayoi Kusama. Infinito presente» proveniente direttamente dal Whitney Museum of American Art di New York. Il successo è stato tale che i curatori hanno deciso di estendere la mostra fino all’aprile 2024.