Ada Negri

Prima e unica donna a essere ammessa nell’Accademia d’Italia, istituzione culturale fascista per la “purezza” della cultura nazionale, Ada Negri è stata poetessa e scrittrice italiana, candidata al Premio Nobel per la letteratura. 

Plebe triste e dannata è mia famiglia

Ada Negri nacque a Lodi il 3 febbraio 1870; sua madre Vittoria era una tessitrice, suo padre Giuseppe era un vetturino, e per di più avvezzo all’alcol. Infatti, morì appena un anno dopo la nascita di Ada; la madre riuscì ad andare avanti economicamente trovandosi un lavoro in una fabbrica. Ada trascorse quindi l’infanzia affidata alla nonna Giuseppina, che lavorava come portinaia; la bambina passava perciò molto tempo da sola, a osservare il via vai delle persone che entravano e uscivano. 

I soldi messi da parte dalla madre le permisero di frequentare la scuola femminile per insegnanti di Lodi, e grazie al diploma Ada poté trovare lavoro prima presso il Collegio Femminile di Codogno e poi, ancora più importante, nella scuola elementare di Motta Visconti (1888). Il periodo a Motta Visconti segnò il suo percorso personale e artistico: qui iniziò la sua attività di poetessa e pubblicò su un giornale lodigiano le sue prime poesie (che sarebbero poi state raccolte in Fatalità, la sua prima raccolta pubblicata). Le poesie pubblicate le portarono molta fama, tanto che venne nominata docente “ad honoris” in un liceo di Milano: grazie a questa nomina, Ada e la madre poterono trasferirsi a Milano, centro culturale, sociale e di fermento politico dell’epoca.

La rigenerazione della società

Gli anni a Milano furono un periodo fertile e di grande fama per Ada. Nella capitale lombarda venne in contatto con le idee socialiste, che trasfusero nelle sue opere una grande attenzione alle tematiche sociali e alle condizioni delle donne. Ada strinse amicizie e intrattenne relazioni epistolari con esponenti del Partito socialista, che la apprezzavano e lodavano: Filippo Turati, fondatore del Partito dei lavoratori italiani; Benito Mussolini, in quegli anni fervente membro del socialismo; Anna Kuliscioff, rivoluzionaria giornalista e dottoressa, con cui la poetessa italiana sentì una tale affinità intellettuale da definirla la sua “sorella ideale”. Ada non era solo poetessa, ma era anche attivamente impegnata in tutte quelle tematiche che sentiva care: nel 1899 fondò l’Unione femminile nazionale insieme all’attivista Ersilia Majno, e sempre insieme a lei aprì l’asilo Mariuccia; su tematiche sociali quali i diritti delle donne e l’accesso all’istruzione, Ada scrisse molti articoli sul Corriere della Sera.

Il 1894 fu un anno molto proficuo: Ada vinse il premio Giannina Milli e pubblicò la sua seconda raccolta di poesie, Tempeste; la sua poetica era però ora molto concentrata sui temi sociali, con toni forti e polemici, e Tempeste fu accolto meno favorevolmente di Fatalità. Nel 1896 la poetessa sposò l’industriale biellese Giovanni Garlanda, da cui ebbe due figlie: Bianca, sua musa per molte poesie, e Vittoria, morta però in fasce. Forse anche a causa del lutto per la morte di Vittoria, il matrimonio terminò di fatto nel 1913, quando Ada si trasferì a Zurigo. Nella città svizzera Ada rimase fino allo scoppio della Prima Guerra Mondiale e lì si concentrò su poesie a carattere più intimo e autobiografico, da cui scaturirono due opere: la raccolta di poesie Esilio (più autobiografica) e la raccolta di novelle Le solitarie, di nuovo invece orientata alle tematiche sociali, specialmente il femminismo.  

Patriottismo e memoria

L’avanzare della guerra instillò in Ada una nuova passione, quella per il patriottismo, che l’avvicinò alle infiammate posizioni di Mussolini, e la portò a pubblicare una serie di odi dedicate alla patria: Orazioni (1918). Al termine della guerra, però, le sue poesie diventarono più intime, sentimentali e autobiografiche, concentrate sulle tematiche della famiglia, della memoria e dell’esperienza personale. A seguito della morte della madre, Ada pubblicò una nuova raccolta, Il libro di Maria, per poi dedicarsi a un romanzo, di natura autobiografica: Stella mattutina, pubblicato lo stesso anno del matrimonio della figlia Bianca (1921).

Con gli anni Venti il regime fascista si consolidò, ma Ada non perse l’attenzione del pubblico e della critica; nel 1926 e 1927 venne anzi candidata al Premio Nobel per la Letteratura. I rapporti intrattenuti con Mussolini nel suo periodo socialista le permisero, in un certo senso, di continuare la sua carriera come poetessa e scrittrice, e anzi, Mussolini sfruttò la fama della poetessa per consacrarla come voce intellettuale del regime fascista: consacrazione che avvenne ufficialmente nel 1931 con l’assegnazione ad Ada Negri del Premio Mussolini e con l’ammissione della poetessa all’Accademia d’Italia nel 1940.

In questi ultimi anni, però, Ada perse ogni interesse e slancio, forse abbattuta dalla situazione che la circondava, o dai venti di una nuova guerra. Il pessimismo e il cinismo la spinsero a cercare sollievo nella religione, e progressivamente Ada smise di scrivere. Nel 1945 morì, e venne sepolta nel cimitero di Milano destinato ai personaggi illustri; negli anni Settanta, la sua tomba è stata trasferita a Lodi, sua città natale. 

A cura di Chiara.