Canto di Natale
Tra i racconti più famosi del periodo natalizio, Canto di Natale di Charles Dickens è diventato, in un certo senso, una vera e propria rappresentazione dello spirito del Natale. Pubblicata per la prima volta nel 1843, la novella dello scrittore inglese andò esaurita nel giro di pochissimo e nel 1844 era già arrivata alla tredicesima edizione. La fama del racconto perdura ancora oggi: Canto di Natale è stato oggetto di ristampe, traduzioni e adattamenti televisivi, cinematografici e teatrali.
La storia del Canto di Natale
L’indimenticabile protagonista è Ebenezer Scrooge, anziano banchiere della Londra ottocentesca. Scrooge è ricchissimo e altrettanto avaro: pur di non spendere denaro, vive in condizioni umilissime, risparmiando sulla legna da ardere, sui vestiti, sul cibo; considera il Natale una festa di sperperi che, per di più impedisce alla gente di lavorare, facendo perdere un’ulteriore occasione di guadagno.
Inoltre, Scrooge impone il suo rigido regime di vita anche al povero Bob Cratchit, il suo unico impiegato, costringendolo a lavorare fino a tardi sia il giorno della Vigilia che quello di Santo Stefano. Inutile dire che Scrooge è mal visto da tutti, non solo per il suo attaccamento al denaro, ma anche per il caratteraccio scorbutico e maleducato, persino nei confronti del nipote Fred, figlio di sua sorella, l’unica persona che tenta di essere gentile e di stringere un rapporto con lui.
È così che, proprio la Vigilia di Natale, di fronte a Scrooge compare lo spirito di Jacob Marley, suo ex socio in affari morto sette anni prima; Marley è uno spirito imprigionato da una catena di denaro e assegni, simbolo di come la sua stessa avidità lo sta consumando e torturando dopo la morte. Ma Scrooge – come Marley lo avvisa – è destinato a una sorte ancora peggiore, perché la sua avidità e il suo attaccamento al denaro superano quelli di Marley. Marley avvisa l’ex socio che quella stessa notte e nelle notti successive riceverà la visita di tre spiriti: lo Spirito del Natale passato, lo Spirito del Natale presente e lo Spirito del Natale futuro.
Con il primo spirito Scrooge rivede la propria infanzia, segnata dalla morte prematura della madre, dalla solitudine e dall’allontanamento dal padre; solo Fanny, la sua sorellina, è motivo di felicità per lui. Scrooge inizia a pentirsi di aver sempre trattato male Fred, l’unico legame che gli è rimasto con l’amata sorella ora defunta.
Con il secondo spirito, Scrooge vede come le altre famiglie – ricche e povere – trascorrono il Natale, inclusa quella del suo impiegato Bob, così povero a causa della tirchieria di Scrooge da non poter comprare le medicine per Tim, il suo figliolo malato. Eppure, sia Bob sia il nipote Fred (che sta trascorrendo un Natale felice con la famiglia e gli amici) riservano parole di affetto per Scrooge, alla cui salute brindano nonostante le sue cattiverie nei loro confronti.
Con l’ultimo spirito, arriva il ravvedimento: Scrooge vede la sua morte, e un funerale solitario, dove nessuno partecipa e i pochi presenti sono venuti solo per vendetta o per denigrarlo. I domestici l’hanno inoltre derubato dei pochi averi che teneva in casa, inclusa la camicia da notte che indossava. Inoltre, Scrooge vede un’altra morte: quella di Tim, deperito a causa della mancanza di medicinali.
Quando Scrooge torna al presente, è ormai un uomo nuovo, deciso a rimediare ai suoi vecchi errori. Passa il Natale dal nipote Fred, che lo accoglie con gioia; lascia una generosa donazione ai poveri; invia un ricco tacchino alla casa di Bob e, soprattutto, aumenta lo stipendio del suo dipendente, assumendosi anche il carico delle cure del piccolo Tim.
A cura di Chiara.
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