Scout

Innocente, onesta e irriverente: questa è la piccola Scout, personaggio indimenticabile de Il buio oltre la siepe di Harper Lee, romanzo che per la sua lucida e complessa denuncia del razzismo vinse il premio Pulitzer nel 1961.

Scout, soprannome di Jean Louise, ha sei anni e vive con il fratello Jem nell’Alabama degli anni Trenta. Sono rimasti orfani di madre e perciò convivono con il padre, Atticus Finch, avvocato di successo, ma che nonostante i numerosi impegni cerca sempre di ricavare tempo per i figli. Scout è una ragazzina vivace, ricca di immaginazione: lei, il fratello Jem e l’amico Dill passano l’estate a giocare e a inventare storie, particolarmente attratti dalla misteriosa figura di “Boo”, un uomo segregato in casa dal proprio padre e che non si vede mai. 

Attraverso gli occhi innocenti e curiosi dei ragazzi si segue la complessa vicenda che colpisce la tranquilla cittadina di Maycomb. Un uomo di colore, Tom Robinson, povero bracciante, viene accusato di violenza sessuale nei confronti di Mayella Ewell, una ragazza bianca. Atticus viene incaricato di difendere Tom, attirando su di sé e sulla propria famiglia le ire degli altri abitanti del paese, che lo accusano di essere un negrofilo.

Per Scuot è difficile comprendere l’odio smisurato che quelle persone riservano ad altre persone per il semplice colore della pelle; per lei le persone sono persone, e infatti segue il processo dalla balconata delle persone di colore, provocando ulteriori ire nei razzisti. Durante il processo, Atticus dimostra inconfutabilmente l’innocenza di Tom e la colpevolezza del padre della ragazza, Bob, un uomo violento che picchia la figlia; ma il muro del razzismo e della discriminazione è duro da scavalcare. Tom viene comunque condannato e, infine, ucciso durante un suo tentativo di fuga.

Bob, il vero colpevole, per vendicarsi delle accuse di Atticus aggredisce Scout e Jem mentre stanno tornando a casa attraverso il bosco. Scout rischia di morire, ma viene provvidenzialmente salvata da una figura misteriosa: è Boo, il loro vicino di casa. Boo, debole di mente, era stato segregato dal padre per risparmiargli il manicomio, e dalla propria finestra osservava Scout e Jem, considerandoli suoi amici come se li frequentasse di persona. Per questo motivo interviene per salvarli, arrivando a uccidere Bob. Lo sceriffo insabbia la faccenda per risparmiare a Boo accuse di omicidio, e archivia la morte di Bob come accidentale.

L’innocenza di Scout e Jem è una riflessione su come il razzismo e la discriminazione calpestino la natura umana stessa. Scout è, in un certo senso, gli occhi e la voce della verità: senza costrutti culturali, valori sfalsati e motivi d’odio, Scout racconta la realtà così com’è, nella sua insensatezza e inutile odio. Il titolo originale, infatti, To Kill a Mockingbird, fa proprio riferimento a un’azione senza senso e senza motivo, quella di uccidere un tordo, metafora del razzismo della cittadina, che odia il diverso solo perché è sconosciuto.

A cura di  Chiara.