Introduzione
Soprattutto nel corso dell’Ottocento, aumenta il numero di scrittrici, rivolte a un nuovo pubblico borghese costituito, a sua volta, da un’alta percentuale di donne: donne appartenenti alla borghesia, istruite, che trovano nella lettura un nuovo passatempo adatto alla loro condizione di “angeli” del focolare. E anche nella letteratura la casa, la famiglia, l’ambiente domestico sono i cardini attorno a cui si sviluppano le storie delle nuove scrittrici: d’altronde, sono proprio questi gli elementi che intrinsecamente appartengono alla donna che, quando non è di bassa estrazione sociale e quindi costretta al lavoro, trova la sua realizzazione nel matrimonio e nell’ambiente domestico.
E infatti il matrimonio è spesso e volentieri la conclusione della vicenda, l’apice per l’eroina che non solo si sposa, trovando una propria collocazione sociale, ma lo fa per amore, realizzando così sé stessa e la propria felicità.
Jane Eyre
Jane Eyre è forse una delle eroine più amate: è onesta, intelligente, indipendente, una lavoratrice che non deve nulla a nessuno, dotata di passione e grande forza interiore, che le permettono di rimanere fedele ai propri principi e di affrontare le difficoltà della vita. Jane Eyre venne pubblicato nel 1847 da Currer Bell, pseudonimo dietro cui si nascondeva Charlotte Brönte, e conquistò subito il pubblico, nonostante Jane fosse un personaggio che di per sé trascendeva i canoni della donna dell’epoca.
Jane racconta in prima persona la propria storia. Rimasta orfana, viene accolta a casa di alcuni zii, ma la zia e i cugini sono particolarmente crudeli con lei, soprattutto dopo la morte dello zio, tanto che alla fine l’affidano a una scuola per ragazze. L’ambiente è ostile e duro; molte delle ragazze muoiono per malattia, compresa la migliore amica di Jane. Ma la giovane Jane non demorde e, forte del suo carattere, arriva all’età adulta e completa con successo gli studi, diventando un’insegnante all’interno della stessa scuola e un’istitutrice. In quanto lavoratrice stimata, è indipendente e può mantenersi da sola; quando Jane riceve un’offerta di lavoro per diventare l’istitutrice privata di una bambina, Adele, pupilla del signor Rochester, decide di accettare e di partire per Thornfield Hall.
La vita di Jane a Thornfield Hall
Jane vive felice e indipendente a Thornfield Hall: stimata dalla governante, amata dalla piccola Adele, riesce a dedicarsi ai propri hobby e a godersi la propria serenità. Fino a che non compare il padrone di casa, Rochester: uomo cinico, disilluso, eccentrico, rimane colpito dall’indipendenza e forza di spirito di Jane, e finisce per innamorarsi di lei. Anche Jane lo ama, e accetta la proposta di matrimonio che Rochester le fa.
Un terribile segreto, però, fa saltare il matrimonio: Rochester è già sposato, e sua moglie Bertha, malata di mente, è nascosta proprio dentro le mura di Thornfield Hall. Jane è troppo onesta e fedele a sé stessa per sposare un uomo che non è libero; scappa dalla tenuta e trova rifugio presso la casa di un ecclesiastico, St. John Rivers, che vive da scapolo insieme alle sue due sorelle. Jane scoprirà in seguito che St. John e le sue sorelle sono suoi lontani parenti, e che aveva uno zio di cui era all’oscuro, che le lascia in eredità una piccola fortuna.
Ormai totalmente indipendente anche grazie all’eredità ricevuta, Jane rifiuta la proposta di matrimonio di St. John e torna da Rochester: scopre che lui, nel frattempo, è rimasto vedovo quando la moglie Bertha ha dato fuoco a Thornfield Hall. Lui stesso è rimasto mezzo cieco a causa del fuoco: ora, però, sono entrambi liberi di sposarsi e così fanno, in un duplice lieto fine, che vede Jane accanto all’uomo che ama e sistemata dal punto di vista sociale ed economico.
A cura di Chiara.
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