Introduzione

Renoir, grande esponente dell’impressionismo francese, è conosciuto per la sua capacità di rappresentare fedelmente la dinamicità tipica dell’ambiente parigino.

I colori forti e accesi, uniti alla delicatezza delle pennellate, richiamano l’attenzione dell’osservatore e lo spingono a guardare la scena con grande attenzione. Almeno, questo è quello che avviene con “Ballo al Moulin de la Galette”, una delle opere più trascinanti di Renoir. Vediamo insieme quali sono le piccole curiosità nascoste dietro il quadro e tutto quello che vale la pena conoscere.

Il Moulin de la Galette

Il locale rappresentato nell’opera esisteva davvero, e portava proprio quel nome. Il Moulin de la Galette, un grazioso locale parigino situato a Montmartre, era particolarmente apprezzato dal pubblico della Belle Époque.

Il suo nome era legato a due curiose caratteristiche: venne costruito partendo da due mulini a vento abbandonati; insieme alla consumazione, il locale serviva le cosiddette “Galette”, piccole frittelle rustiche tipiche di Parigi.

Il processo di realizzazione

Per portare a termine la realizzazione del suo quadro, Renoir impiegò non pochi sforzi. L’artista scelse volontariamente di frequentare il locale per più di sei mesi, con l’obiettivo di studiare nel dettaglio ogni angolo della scena e rappresentarlo nel miglior modo possibile.

Durante l’intera fase di lavorazione, l’artista fu costretto a trasportare periodicamente la tela dal proprio studio fino al locale, così da non perdere di vista la realtà e le diverse sfumature della sala.

La tecnica utilizzata

L’opera “Ballo al Moulin de la Galette”, realizzata da Renoir nel 1876, nasconde una profonda conoscenza tecnica, maturata chiaramente nel corso degli anni.

L’opera appare quasi “in movimento”, tanto veloci e sicure sono le pennellate dedicate ad ogni piccolo spazio. Edmund, il fratello dell’artista, parlò apertamente delle sensazioni legate alla vista del quadro. In uno dei suoi scritti si legge: “immerso nel turbinio di quella festa popolare, rende il movimento indiavolato con una verve che stordisce”.

Interessante anche l’uso delle diverse grandezze, che servono a dare profondità al quadro. Le figure umane che mano a mano diventano più piccole permettono di avere un’idea chiara di com’era distribuito il luogo,