Fantine
“Abbandono” e “indifferenza” sono due parole chiave che caratterizzano la vita di Fantine, importante personaggio del romanzo I miserabili di Victor Hugo. Pubblicato nel 1862, il romanzo è un dipinto collettivo della società francese dell’Ottocento, cosparsa di ipocrisie, moralismi e condanne morali. Il protagonista è Jean Valjean, ma anche Fantine gioca un ruolo importante, delineando, con la propria storia tragica, la sintesi dell’ipocrisia della società, che la condanna per aver peccato di essersi innamorata.
Fantine è una giovane radiosa e bella, sebbene figlia della povertà; cresciuta tra le strade di Parigi, già a dieci anni inizia a lavorare in una fattoria per sostentarsi. Quando ne compie quindici, decide di recarsi a Parigi per cercare fortuna: nella grande metropoli, la giovane si innamora di Tholomyes, che si trasformerà per lei in una condanna alla disgrazia. Fantine, infatti, giovane e innamorata, è convinta che si tratti di amore anche per Tholomyes, mentre il giovane si sta solo divertendo, senza intenzione di assumersi alcun impegno. Fantine si concede a Tholomyes con ingenuità; un giorno i due, insieme ad altre tre coppie, si recano in campagna per una gita.
Alla sera, i quattro ragazzi giocano uno scherzo alle rispettive compagne e le abbandonano alla locanda, dicendo di dover ritornare in società. Le altre tre ragazze la prendono con leggerezza e accettano senza rimpianti l’abbandono, ma per Fantine è diverso: è rimasta incinta di Tholomyes e ora è una ragazza madre di una figlia, Cosette. Lo status di ragazza madre è la rovina per Fantine. Viene costretta ad abbandonare il paese dove vive e trova lavoro presso la fabbrica di Monsieur Madeleine, che altri non è che Jean Valjean.
Fantine deve però abbandonare la figlia presso una coppia sposata perché sa che non verrebbe assunta se si sapesse della sua condizione; la donna, però, ignora che i Thénardier sono una coppia spietata e crudele, che utilizza i soldi da lei inviati per il mantenimento di Cosette per i propri scopi. In seguito, dopo anni di inutili sofferenze per Cosette, Fantine viene licenziata (all’insaputa di Valjean) perché si scopre che ha una figlia illegittima.
Fantine è disperata, ridotta in povertà: vende tutto il vendibile, anche i propri capelli, e i denti, perché i Thénardier pretendono i soldi per delle medicine (inesistenti) destinate a Cosette. Senza più capelli né denti, l’unica cosa che le rimane da vendere è il proprio corpo: diventa una prostituta, mantenendosi con solo alcol. Quando, infine, viene riconosciuta da Valjean, che scopre che è stata licenziata a sua insaputa, è troppo tardi: Valjean le promette di recuperare Colette e di prendersi cura di entrambe, ma non fa in tempo a causa del processo in corso contro di lui; Fantine muore di stenti e di dolore di fronte alla prospettiva di non rivedere più la propria figlia.
Non servono altre parole, se non quelle di Victor Hugo stesso, per riassumere la spietatezza della società nei confronti di Fantine:
“Cos’è la storia di Fantine? È la storia di una società che compra una schiava. Da cosa la compra? Dalla miseria. Dalla fame, dal freddo, dall’isolamento, dallo squallore, dall’abbandono. Doloroso mercato! Un’anima per un pezzo di pane: la miseria offre, la società accetta.”
A cura di Chiara.
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