Maria – Storia di una capinera
Pubblicato per la prima volta in versione integrale nel 1871, Storia di una capinera di Giovanni Verga ebbe uno straordinario successo di pubblico.
Sotto forma di lettere scambiate con l’amica Marianna, il romanzo segue le vicende della giovane Maria, rimasta orfana di madre, che per motivi economici viene mandata da piccola in convento. La famiglia, infatti, non può mantenerla, e così a sette anni Maria viene instradata alla vita di clausura. Per più di dieci anni Maria rimane in convento, ma nel 1854, a causa di un’epidemia di colera che colpisce Catania, la giovane, ora diciannovenne, viene provvisoriamente rimandata a casa, a Monte Ilice.
L’esperienza per Maria è bellissima e traumatizzante: per la prima volta nella vita scopre cosa c’è al di fuori delle mura di un convento. L’aria aperta, la natura, l’affetto della famiglia: tutto per Maria è bellissimo e rende ancora più dura la prospettiva di rientrare in convento una volta terminata l’epidemia. Il tutto si aggrava quando Maria conosce i vicini di casa, la famiglia Valentini: stringe amicizia con la loro figlia, Annetta, e con il fratello maggiore di lei, Antonio detto Nino. Nel giro di poco, tra Maria e Nino nasce ben di più di un’amicizia; Maria, inesperta, non capisce che si tratta di amore fino a che l’amica Marianna non le apre gli occhi.
Ritornare in convento appare ora come il più funesto dei destini, ancor di più perché la stessa Marianna annuncia a Maria l’intenzione di rinunciare ai voti. Maria sta meditando di fare la stessa cosa, ma la matrigna, timorosa di trovarsi in famiglia un’altra persona da mantenere, interviene per proibirle di vedere ancora la famiglia Valentini; al termine dell’epidemia, spinge per ritornare a Catania e accelerare il rientro di Maria in convento. Maria cade in una profonda depressione; ritornata in clausura, con la sola compagnia di una rosa donatale da Nino, la giovane si ammala sempre di più.
Il colpo di grazia arriva insieme alla notizia che Nino ha sposato la sua sorellastra Giuditta: Maria, ormai sprofondata nella disperazione, prende i voti, ma è sempre più sull’orlo della pazzia. Un giorno scopre che dal belvedere del convento si può vedere la casa dove vivono Nino e Giuditta, e il belvedere diventa la sua meta giornaliera, con la speranza di poter scorgere l’amato anche solo per pochi secondi. Quando tenta di fuggire viene fermata dalle altre suore; ormai completamente impazzita, Maria muore pochi giorni dopo, con la rosa di Nino sulle labbra.
La storia di Maria è una storia di indifferenza per eccellenza; senza alcuna considerazione per i suoi sentimenti o desideri, la famiglia la sacrifica per motivi economici, portandola alla morte per disperazione. Lo stesso Verga spiega di aver intitolato il romanzo Storia di una capinera ispirato alla morte di una povera capinera che, chiusa in gabbia, muore di disperazione per la propria prigionia.
A cura di Chiara.
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