Introduzione

La letteratura mondiale non manca di personaggi femminili indimenticabili, di eroine che hanno fatto la storia dei libri e che sono diventate ispirazione per romanzi successivi o adattamenti cinematografici. Ma sappiamo anche che la letteratura, prima dell’Ottocento, è stata una prerogativa quasi esclusivamente degli uomini, e anche nel corso del Diciannovesimo secolo le voci femminili sono sempre state in netta minoranza rispetto a quelle maschili.

Ecco che allora questi grandi personaggi femminili sono sì grandi, ma “filtrati” attraverso gli occhi dei loro creatori. Di queste eroine si possono forse distinguere tre macrocategorie:

  1. le donne che oltrepassano i limiti imposti dalla società seguendo i propri desideri e, nel 99% dei casi, pagano con la morte questa ribellione;
  2. le donne che, nonostante la virtù e l’onesta, vengono tradite e calpestate dalla società, abbandonate a loro stesse e alla povertà;
  3. e, infine, le donne perfette, quelle che, forti della propria virtù, resistono a ogni avversità fino alla realizzazione della loro massima aspirazione – il matrimonio con un uomo ricco in grado di prendersi cura di loro.

Anna Karenina

Anna Karenina, da molti considerato il capolavoro dello scrittore russo Lev Tolstoj, appartiene sicuramente alla categoria delle donne che pagano con una tragica fine il proprio abbandono a una passione proibita. Il romanzo, pubblicato a puntate dal 1875 al 1877, ruota attorno alla bella Anna Karenina, moglie del funzionario governativo Aleksèj Aleksàndrovič Karènin. Anna ha una vita che sembra felice: una posizione invidiabile, benessere materiale, un figlio, Serëža, molto amato. Ma le cose cambiano quando, per puro caso, o scherzo del destino, la donna incontra in una stazione dei treni l’affascinante ufficiale dell’esercito Aleksèj Kirìllovič Vrònskij.

I due si innamorano e nel giro di poco tempo intrecciano un’appassionata relazione. Il marito di Anna, che inizialmente ignora la relazione, è costretto a riconoscerla quando ormai la storia di Anna e Vrònskij è sulla bocca di tutti. Aleksèj minaccia Anna di separarla per sempre dal figlio se non rinuncia alla relazione. Nel corso del romanzo la situazione si fa sempre più tesa: Aleksèj arriva a dire al figlio che sua madre è morta, pur di tenerla lontano da lui. Anna, che nel frattempo ha rischiato di morire dando alla luce una bambina, Annie, cade in un vortice di sensi di colpa ed isteria per essere stata allontanata dalla famiglia e dalla società. La relazione con Vrònskij è sul filo del rasoio, e un giorno Anna, in preda alla confusione, si suicida gettandosi sotto un treno, proprio nel luogo (la stazione) dove tutto aveva avuto inizio.

Al di là della storia d’amore e di passione, la vicenda di Anna è la vicenda di molte donne il cui status sociale era strettamente legato al matrimonio: coltivando una relazione extraconiugale Anna non offende solo il marito, ma la società stessa, che la ostracizza e la condanna senza appello. Paradossalmente proprio il marito, colui che avrebbe più motivi per essere arrabbiato, è quello che, alla morte di Anna, ne prende in custodia la figlia Annie, mentre Vrònskij si arruola tra i volontari dell’esercito.

La passione di Anna è qualcosa che sconvolge l’ordine sociale; gli uomini possono avere amanti, anche in maniera esplicita, le donne no. Ed è la protagonista stessa a togliersi la vita, oppressa dal peso delle proprie scelte e dal senso di colpa; un peso alimentato dalla società e dall’imposizione del dovere, a cui nessuna donna può sottrarsi senza conseguenze. 

A cura di Chiara.