Antonia Pozzi
Antonia Pozzi è stata una poetessa milanese, parente di Tommaso Grossi, a sua volta poeta e scrittore italiano legato ad Alessandro Manzoni.
Una vita breve
Antonia Pozzi nacque il 13 febbraio 1912 a Milano. Suo padre, Roberto Pozzi, era un prestigioso avvocato, mentre sua madre era la contessa Lina Cavagna Sangiuliani, nipote del poeta e scrittore Tommaso Grossi, figlia del conte Antonio Cavagna Sangiuliani di Gualdana, proprietario terriero a Bereguardo. Con una tale famiglia alle spalle, Antonia crebbe in un ambiente molto raffinato, dove non le mancarono gli stimoli intellettuali: suo padre, in quanto avvocato, non mancava di una cultura politica e sociale; sua madre, avendo ricevuto l’istruzione di una contessa ed essendo figlia di un noto storico oltre che nobile, parlava perfettamente l’inglese e il francese, era una vorace lettrice e amante della musica classica.
Già da adolescente Antonia iniziò a scrivere le prime poesie, mentre frequentava il liceo classico a Milano. Lì conobbe e si innamorò del proprio professore di greco e latino, Antonio Maria Cervi, relazione che però venne interrotta nel 1933 per la pressione della famiglia. Al liceo risalgono anche altre importanti amicizie, come quella con Lucia Bozzi ed Elvira Gandini. Dopo il liceo, Antonia decise di studiare filosofia e filologia moderna a Milano, e si laureò nel 1935 sotto la guida del proprio relatore e docente di estetica Antonio Banfi, con una tesi sulla formazione letteraria di Gustave Flaubert.
Come la madre, anche Antonia coltivò una serie di interessi, dalla fotografia alla lettura, dalle escursioni nella natura alla scrittura di lettere e impostazione di altri progetti letterari. Apparentemente aveva una vita agiata e normale, nei canoni di una giovane dell’alta borghesia. Ebbe modo di viaggiare in molti paesi europei e di studiare tedesco, inglese e francese, anche se spesso quei viaggi non erano solo per scopi di studio, ma per allontanarla dalla sua relazione con Antonio Maria Cervi.
In Germania approfondì il proprio interesse per la lingua tedesca e si cimentò anche nella traduzione di alcuni capitoli dei Lampioon, opera di M. Hausmann. Parallelamente alla scrittura e alla poesia, sviluppò una passione per la fotografia, che divenne per lei un modo di tradurre la propria poesia in immagini e di fermare la “realtà” per sempre. Per un anno, il 1937, insegnò presso l’Istituto Tecnico Schiaparelli, e si dedicò in opere di beneficienza a favore dei poveri insieme all’amica Lucia.
Antonia era molto legata alla villa di famiglia a Pasturo, in provincia di Lecco. Nelle sue poesie, la natura, la montagna e l’amata Pasturo sono spesso descritte e ricordate con affetto, cosa che invece non accade per la società milanese benestante di cui faceva parte. Forse pressata dalle limitazioni e imposizioni dei genitori, forse sconvolta dalla piega che stava prendendo il mondo alla fine degli anni Trenta, nel 1938 Antonia Pozzi si tolse la vita, la sera del tre dicembre, davanti l’abbazia di Chiaravalle, situata in un quartiere meridionale di Milano.
Lo fece ingerendo una dose eccessiva di barbiturici, cosa che venne negata dai genitori, che attribuirono invece la causa della morte a una polmonite per non affrontare lo scandalo di un suicidio. Anche il testamento di Antonia venne nascosto e distrutto, e le sue poesie, scritte a mano su dei quaderni, vennero manipolate dal padre per evitare, probabilmente, accenni o espressioni ritenuti da lui scandalistici. Antonia Pozzi venne sepolta nel cimitero della sua amata Pasturo.
Tra crepuscolarismo e romanticismo
Antonia Pozzi ebbe una vita breve, ma non per questo insensibile all’ambiente che la circondava, anzi: molto probabilmente fu la sua ipersensibilità, la sua capacità di vedere la realtà, e la sua ricerca dell’autenticità, che la spinsero a mettere fine a una vita forse troppo pesante da sopportare. Il suo dolore personale, scaturito da una vita di repressione famigliare e religiosa, nonostante l’agiatezza della sua condizione, si intreccia con la crisi sociale e storica degli anni Trenta, che vede il mondo sull’orlo di una Seconda guerra mondiale.
La poesia della giovane poetessa viene influenzata dalle atmosfere del crepuscolarismo italiano, ma anche dal decadentismo e dalla desolazione dell’espressionismo tedesco. Nelle sue parole, asciutte e precise sulla scia dell’ermetismo, per nulla ridondanti o eccessive come nel romanticismo, si riversa il dolore per la vita e la tragedia storica che sta per compiersi. Le sue poesie e le sue lettere vennero tutte pubblicate postume. Nel 2016 esce un film a lei dedicato, intitolato per l’appunto Antonia.
A cura di Chiara.
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