Qiu Jin

Qiu Jin è stata una rivoluzionaria cinese del diciannovesimo secolo, oltre a scrittrice e femminista. Le sue gesta l’hanno resa un’eroina nazionale in Cina e una martire del femminismo.

Infanzia e giovinezza

Qiu Jin nacque l’8 novembre 1875 in Cina, nella provincia sudorientale di Fujian. La sua era una famiglia benestante: suo padre, Qiu Shounan, lavorava per il governo della città di Xiamen mentre sua madre proveniva da una famiglia di intellettuali; i Qiu risiedevano nella dimora della famiglia a Zhejiang. La provincia era famosa per il progressismo culturale e per lo spazio dedicato all’istruzione femminile: questo aspetto, unito all’apertura mentale della famiglia, fece sì che la piccola Jin potesse essere istruita fin da bambina. La giovane poté perseguire i propri interessi abbastanza liberamente; si dedicò alla poesia e, incoraggiata dalla famiglia, imparò sia a cavalcare sia a usare la spada, attività, queste, esclusivamente riservate agli uomini. Complice anche la precoce esposizione a ideologie politiche, Jin si interessò ben presto al femminismo e agli ideali repubblicani.

All’età di ventuno anni (ed era un’età tardiva per l’epoca) Jin si sposò con Wang Tingchun, figlio di un ricco mercante. Il matrimonio fu combinato dai rispettivi padri e si rivelò infelice, nonostante i due figli avuti; questo, probabilmente, influì sulla successiva decisione della giovane di studiare in Giappone.

Il Giappone: un modello da emulare

Nel biennio 1894-1895, la Cina si scontrò con il Giappone, e perse la guerra. La sconfitta fu un forte colpo per la Cina, che si rese conto di non essere più la potenza incontestabile dell’Asia. L’imperatrice e reggente Cixi decise quindi di organizzare una serie di viaggi in Giappone per emularne la cultura, visto che quest’ultimo Paese si era aperto all’Occidente, traendone ispirazione per il proprio progresso. La corte cinese predispose inoltre una serie di viaggi studio in Giappone a cui solo i figli delle classi più agiate potevano partecipare: Jin fu una delle giovani a cui venne proposta questa opportunità.

Andando contro i propri doveri in quanto donna sposata, e lasciando anche i propri figli, nel 1903 Jin si recò a studiare in Giappone, dapprima in una scuola di lingue a Surugadai nel distretto di Chiyoda, e poi in una scuola per ragazze, gestita dalla poetessa ed educatrice Shimoda Utako, a Kōjimachi. L’esperienza nella scuola di Shimoda contribuì a nutrire il suo interesse per il femminismo e la rivoluzione repubblicana. Mentre si trovava in Giappone, Jin studiò arti marziali, si dedicò all’arte della calligrafia e della poesia e, soprattutto, si avvicinò a gruppi rivoluzionari contrari alla dinastia Qing. Contribuì a fondare il gruppo “Encompassing Love Society” per promuovere l’istruzione tra le donne e creò e gestì da sola una propria rivista, Baihua Bao: notevole un manifesto da lei pubblicato, nel quale denunciava le sofferenze dovute ai matrimoni combinati e alla pratica del “loto d’oro”, secondo la quale si fasciavano i piedi delle bambine sin da piccolissime per modificarne la forma.

Grazie al suo impegno e passione per la causa, la rete rivoluzionaria la nominò responsabile della provincia di Zhejiang. Nel 1905, Jin iniziò a scrivere un romanzo sotto forma di ballata (un genere tipico per la letteratura femminile), che aveva come protagoniste cinque donne benestanti che decidevano di lasciare le proprie famiglie per unirsi ai gruppi rivoluzionari a Tokyo. 

Il ritorno in Cina

Nel 1906, Jin rientrò in Cina, dove si dedicò al proprio attivismo a favore dei diritti delle donne. Conosciuta come una grande oratrice, i suoi interventi predicavano il diritto delle donne di sposarsi liberamente, sottraendosi ai matrimoni combinati; il diritto all’istruzione; e l’abolizione della pratica del “loto d’oro”. Per diffondere il proprio attivismo fondò il giornale Zhongguo nü bao, insieme alla poetessa Xu Zihua: femminista e radicale, il giornale fu chiuso dalle autorità dopo aver pubblicato appena due numeri.

Nel 1907, Jin divenne la direttrice della scuola Datong a Shaoxing: ufficialmente, si trattava di una scuola di formazione per docenti di attività fisica, ma nella pratica veniva sfruttata per l’addestramento militare dei rivoluzionari. Durante la sua carica di direttrice, infatti, Jin mantenne contatti con il gruppo rivoluzionario cinese contrario al governo gestito dalla minoranza dei Manchu. 

Un complotto sventato

Un amico rivoluzionario di Jin, Xu Xilin, nonché co-fondatore della scuola Datong, nel 1907 tentò di assassinare il proprio superiore Manchu, ma fallì: fu arrestato e giustiziato dalle autorità. Poco dopo il governo dei Manchu fece arrestare anche Jin, accusandola di complicità: la donna, però, rifiutò di confessare il proprio coinvolgimento, nonostante le torture a cui fu sottoposta. 

Fu così che Qiu Jin, all’età di soli 31 anni, fu decapitata pubblicamente nel suo villaggio natale. Due sue compagne e amiche, Xu Zihua e Wu Zhiying, piansero pubblicamente la sua morte tramite i propri scritti, e riuscirono a portare in salvo il suo corpo quando le autorità ordinarono di demolirne la tomba. Wu, inoltre, si appropriò della stele funebre dell’amica e la conservò nella propria abitazione. 

Oggi, Qiu Jin viene ricordata come un’eroina nazionale della Cina; la Repubblica Popolare Cinese le ha dedicato un museo a Shaoxing, e una sua monografia è stata pubblicata nel 2016 dal professore Hu Ying dell’Università della California.

A cura di Chiara.