Chi è Vanessa Nakate
Vanessa Nakate è nata a Kampala, capitale dell’Uganda, il 15 novembre 1996. Vanessa si è fino ad ora distinta per il suo attivismo volto al raggiungimento di politiche atte a combattere il cambiamento climatico in atto nel mondo. Nel suo Paese è stata la prima attivista in assoluto del movimento ambientalista giovanile noto con il nome di Fridays for Future che è stata capace di avviare uno sciopero solitario con lo scopo di protestare contro gli effetti che il cambiamento climatico ha prodotto in Uganda. In Africa lei ha fondato il Rise up Climate Movement e ha anche condotto una campagna con il fine di tutelare la foresta pluviale che si trova nella Repubblica Democratica del Congo, la quale è continuamente minacciata dal traffico illegale di legname, dal fenomeno dell’urbanizzazione e dal fenomeno delle esplorazioni minerarie portate avanti dall’uomo.
La giovane è nata e cresciuta nella capitale ugandese di Kampala, dove si è poi laureata con grande impegno nella Makerere University Business School in economia aziendale tre anni fa.
Da sempre è sensibile ai temi ambientali e tra le cose che sostiene con grande impegno vi è la convinzione per cui la Terra sia come la nostra casa e come facciamo con quest’ultima dobbiamo prenderci cura di lei trattandola come se fosse la nostra abitazione. Il suo impegno per la difesa dell’ambiente è diventato ancora più serio nel 2019, quando si è dichiarata preoccupata per l’innalzamento delle temperature del suo Paese d’origine registrato in particolare tra i mesi di ottobre e dicembre. Inizia dunque in maniera solitaria o in compagnia dei suoi fratelli uno sciopero ogni venerdì in correlazione al movimento ambientalista dei Fridays for Future occupando quattro centri importanti della capitale ugandese, Kampala.
Oltre ad occupare i punti nevralgici della sua città natale, Vanessa inizia anche la sua forma di protesta davanti ai cancelli del Parlamento ugandese tenendo tra le mani anche un cartello che riporta le seguenti parole: “Amore verde, pace verde”. Ha affermato che ha iniziato questa protesta con lo scopo di indurre il governo ugandese a prendere dei provvedimenti contro il riscaldamento climatico e che il suo impegno attivo in tal senso sarebbe continuato se quest’ultimo non avesse portato avanti delle iniziative politiche volte a dichiarare l’emergenza climatica nel territorio nazionale.
All’inizio non ha sostenitori perché i suoi coetanei e i giovani ugandesi hanno paura di esporsi su temi così delicati, ma successivamente la ragazza inizia ad avere il sostegno di tantissimi altri giovani, come la giovane quindicenne Leah Namugerwa nota soprattutto per l’eliminazione dalla circolazione dei sacchetti di plastica, i quali sono molto inquinanti. Leah, in Uganda, è diventata proprio la leader dei Fridays for Future.
Continuando a portare avanti il suo attivismo, Vanessa – come già accennato in precedenza – fonda prima il “Youth for Future Africa” che in un secondo momento si chiamerà “Rise up Movement.” L’obiettivo della giovane attivista è sensibilizzare i più giovani in merito alle tematiche ambientali cercando di convincere tutti del fatto che la sensibilizzazione su questi temi debba essere fatta soprattutto nelle scuole primarie e in quelle secondarie. Nel corso del mese di dicembre 2019 Vanessa prende parte alla cosiddetta Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP25) in corso in Spagna dialogando con climatologi e scienziati sulle difficili condizioni di vita degli agricoltori ugandesi minacciati dall’impatto che i cambiamenti climatici stanno avendo sulle loro attività lavorative.
Successivamente in data 8 gennaio 2020 manda un tweet a Greta Thunberg in cui allega anche una foto che la immortala in compagnia di altri due attivisti con lo scopo di ricordarle anche come nel suo Paese sia in atto la protesta per il clima e per cercare di convincere la giovane ragazza svedese a diffondere la notizia. La risposta della Thunberg è immediata e Vanessa riesce dunque nel suo intento.
Sempre all’inizio del 2020 Vanessa e altri 20 attivisti si rivolgono al Forum Economico Mondiale di Davos con lo scopo di chiedere alle banche, alle aziende e non solo di non continuare a finanziare le industrie produttrici di combustibili fossili. Grazie a questo appello i giovani vengono invitati a partecipare al Forum.
Sempre tra il 2019 e il 2020 porterà avanti il Green Schools Project ideato insieme a Tim Reutemann, un noto esperto di finanza climatica. Il progetto consiste nel donare alle scuole del suo Paese pannelli solari e stufe ecologiche con l’intento di abbassare il livello di emissione di gas a effetto serra nell’aria e di diminuire il consumo della legna. In seguito alla vittoria di Joe Biden, diventato presidente degli Stati Uniti, la ragazza ha inviato una lettera sia a lui sia alla vicepresidente americana Kamala Harris per ricordare loro che molte persone nel mondo vorrebbero avere delle risposte alle tante questioni relative all’ambiente e al cambiamento climatico. Nel mese di novembre del 2020 Vanessa è stata inclusa nella lista creata dalla BBC che ha elencato i nomi delle 100 donne più influenti del 202o.
Il suo impegno per l’Africa
Vanessa ha ricordato come il suo grande impegno sia quello volto a tutelare l’Africa, che è uno dei Continenti più esposti del pianeta Terra alla minaccia del riscaldamento climatico. Ha fatto notare come l’Africa sia il Continente più colpito da problemi gravi, come ad esempio la siccità, le inondazioni, l’invasione delle locuste. A sua volta ricorda come il cambiamento climatico abbia esposto la popolazione africana a problemi ancora più gravi, come i continui flussi migratori, la violenza di genere a cui sono esposte le donne africane, i conflitti armati, l’aumento della mortalità infantile, ecc…
Vanessa fa notare anche come nel mondo ci si interessa in maniera molto minore alle sorti dell’Africa, da sempre vista come terra da colonizzare e da sfruttare. Oramai i media internazionali si interessano in maniera minore ai problemi del Continente africano, focalizzando la loro attenzione su altre questioni. Oggi Vanessa Nakate fa parte del cosiddetto consiglio dell’Internazionale Progressista volto all’unione degli ideali di tutte le sinistre progressiste del mondo.
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