Introduzione

Nell’arte figurativa, le opere degli artisti riescono a presentare al pubblico la personale visione del mondo del creatore. L’artista approfitta del proprio sguardo critico ed attento per rivolgere al mondo tutta l’attenzione che merita, raccontando all’osservatore una storia sempre nuova e sempre avvincente.

Le opere realizzate nel corso del tempo hanno il compito di rappresentare proprio questa visione personale, descrivere attraverso le immagini i sentimenti e le sensazioni provate dall’artista al momento della realizzazione.

Tra tutti i temi affrontati, quello dell’immensità è forse uno dei più persistenti. Tantissimi artisti diversi hanno provato a rappresentarlo, hanno provato a dare un’interpretazione reale ad un concetto fondamentalmente astratto.

Viene da chiedersi se sia effettivamente possibile rappresentare attraverso una superficie “fisica” (la tela del quadro) un concetto tanto ampio come quello dell’immensità. Ebbene, i due artisti e le due opere che andremo ad esplorare provano a fare proprio questo, mostrare tutta la potenza e la forza intrinseca del mondo, che può ampliarsi sguardo dopo sguardo.

Ecco quali sono i dipinti descritti:

  1. Viandante sul mare di nebbia, Caspar David Friedrich.
  2. Rooms by the sea, Edward Hopper.

Viandante sul mare di nebbia, Caspar David Friedrich

La prima opera scelta appartiene al pittore tedesco Caspar David Friedrich, conosciuto per essere uno dei più importanti esponenti del Romanticismo.

Il quadro, che prende il nome di “Viandante sul mare di nebbia”, affronta il tema dell’immensità in una nuova veste, attraverso la costruzione di uno stretto legame tra la figura umana e la natura esterna. Friedrich è uno dei primi artisti ad aver provato a sfruttare l’arte come espressione delle emozioni, come mezzo di rappresentazione del proprio stato d’animo. L’emozione del protagonista del quadro traspare in modo chiaro e diretto, fin dal primo sguardo.

Osservando l’opera di Friedrich, riusciamo quasi a percepire il senso di immensità trasmesso dall’immagine e le emozioni che il viandante sta provando. Nonostante la postura sicura – con il bastone che accentua il senso di equilibro del quadro – avvertiamo l’incertezza nel procedere e la sorpresa davanti alla vastità del paesaggio.

La natura è qui utilizzata come mezzo di rappresentazione dell’immensità, come similitudine per descrivere “quello che non conosciamo”. Lo sguardo si perde tra le nubi del paesaggio naturale, e ci ritroviamo inconsapevolmente ad imitare la posa del Viandante. Friedrich è conosciuto anche come l’artista dell’infinito, proprio perché riesce a conferire alle proprie opere una profondità fuori dal comune.

Ci accorgiamo che c’è un orizzonte in più da guardare, un territorio ancora da esplorare. L’immensità del mondo, la vastità delle emozioni, tutto si percepisce attraverso una figura messa di spalle. Non abbiamo bisogno di vedere l’espressione del viandante per riconoscerla, perché è esattamente quella che si è dipinta sul nostro volto.

Rooms by the sea, Edward Hopper

La seconda opera, un quadro tanto delicato quanto importante, appartiene a Edward Hopper. Così come Friedrich, anche ad Hopper viene riconosciuta una spiccata abilità nel rappresentare le emozioni attraverso l’uso dei paesaggi, anche quando la figura umana non è presente.

L’opera selezionata, “Rooms by the sea”, è una delle più conosciute ed apprezzate. Il panorama rappresentato nel quadro assomiglia a quello che Hopper vedeva dal suo studio appartato a Truro, posizionato a breve distanza da una scogliera a picco sul mare.

Come spesso succede con le opere di Hopper, la scena rappresentata sembra essere realistica, astratta e surreale allo stesso tempo. Non è possibile affermare con sicurezza che si tratti di una scena reale, ma non è nemmeno possibile legare questo stile al surrealismo. Hopper si posiziona a metà strada, provando ad offrire all’osservatore una nuova visione del mondo. La porta della stanza immaginaria si apre direttamente sul mare, costruisce una strada personale per arrivare all’immenso.

La similitudine tra la porta fisica e la porta mentale (l’apertura mentale verso l’esterno) è abbastanza evidente. Possiamo scegliere volontariamente se chiudere la porta al mondo, restando intrappolati nelle nostre idee e nelle nostre convinzioni, oppure spalancarla e concederci la vista del mare.

L’immensità rappresentata di Hopper è diversa rispetto a quella di Friedrich, è più delicata ed insieme più violenta ed impattante. Perché è vicina, è quasi palpabile, ci dà l’idea che esistono tante cose che vale la pena scoprire e che sono solo ad un passo di distanza, solo ad una porta chiusa di distanza.