Chimamanda Ngozi Adichie

Chimamanda Ngozi Adichie è una scrittrice nigeriana di narrativa e saggi, oltre che attivista e femminista.

La vita in breve

Chimamanda nasce il 15 settembre 1977 nella città nigeriana di Enugu, quinta di sei figli, in una famiglia appartenente all’etnia Igbo (il fattore etnico sarebbe poi stato centrale nei suoi romanzi). Suo padre, James Nwoye Adichie, è professore di statistica all’Università della Nigeria; sua madre, Grace Ifeoma, lavora a sua volta presso l’università, la prima donna a ricoprire il ruolo di cancelliere accademico. 

Chimamanda cresce nella città di Nsukka, dove frequenta la scuola secondaria, ricevendo numerosi premi accademici. In seguito, si iscrive a medicina e farmacia all’Università della Nigeria, ma lascia il corso dopo un anno e mezzo, preferendo perseguire materie più umanistiche. All’età di diciannove anni, ha l’opportunità di studiare scienze politiche e comunicazione negli Stati Uniti: dopo un periodo a Filadelfia, si trasferisce presso l’Università del Connecticut (stato dove sua sorella Uche vive e lavora), dove si laurea con lode nel 2001. Nel 2003, Chimamanda si specializza in scrittura creativa con una laurea magistrale presso la Johns Hopkins e, in seguito, consegue un’altra laurea in Studi Africani presso l’Università di Yale (2008). Nel 2009, sposa il dottore nigeriano Ivara Esege, da cui ha una figlia nel 2016.

La carriera come scrittrice

Sin da piccola, Chimamanda è stata attratta dalla scrittura e dalla letteratura, grazie alla lettura di autori nigeriani come Chinua Achebe e Buchi Emecheta, come da lei stessa dichiarato. Nel 1997 pubblica la sua prima raccolta di poesie e, l’anno successivo, un’opera teatrale ispirata alla guerra civile nigeriana. Spesso, nelle sue opere, affronta tematiche come lo scontro tra culture diverse, i ruoli di genere, l’identità personale. Per esempio, nel suo racconto My Mother, the Crazy African compare la spinosa questione di un individuo che si ritrova diviso tra due culture contrapposte; il suo racconto You in America nel 2002 viene candidato per il Caine Prize for African Writing.

Il suo primo romanzo, L’ibisco viola (2003) riceve un grande consenso di critica e vince, nel 2005, il Commonwealth Writers’ Prize. Il grande successo, però, arriva con il suo secondo romanzo, Metà di un sole giallo (2006), che narra attraverso gli occhi dei protagonisti le vicende della guerra civile nigeriana e la breve esperienza dello Stato del Biafra. Il romanzo ha ricevuto nel 2007 il riconoscimento Orange Prize for Fiction e l’Anisfield-Wolf Book Award ed è stato poi trasformato in un film (uscito nel 2014).

Nel 2009 esce Quella cosa attorno al collo, una raccolta di racconti che si concentrano sul rapporto genitori-figli, sul conflitto culturale tra due Paesi (Nigeria e Stati Uniti), e sul rapporto uomo-donna.

Nel 2013 esce il suo terzo romanzo, Americanah, direttamente ispirato alle esperienze dell’autrice negli Stati Uniti. Il romanzo segue le vicende di una giovane nigeriana che si trasferisce a studiare e lavorare negli Stati Uniti e si scontra, improvvisamente, con la realtà del razzismo, dovendo per la prima volta fare i conti con il colore della propria pelle (come osserva la protagonista nel romanzo, “non esistono neri in Africa”). Americanah è stato inserito dal New York Times tra i 10 migliori libri del 2013.

Femminismo

Chimamanda è sempre stata dichiaratamente femminista, cosa che viene efficacemente sintetizzata nei sui libri Cara Ijeawele e Dovremmo essere tutti femministi. Per il suo lavoro viene selezionata come membro dell’American Academy of Arts and Sciences, una delle più alte onorificenze per gli intellettuali negli Stati Uniti. In seguito, nel racconto Zikora l’autrice affronta la tematica del sessismo e delle madri single. 

Uno dei suoi discorsi più famosi sul femminismo, Dovremmo essere tutti femministi, trascritto poi nell’omonima opera, viene tenuto sul palco di TED nel dicembre 2012 e diventa poi parte della canzone Flawless di Beyoncé. Il punto centrale del suo discorso è l’identificazione di genere che, secondo Chimamanda, costruisce a tal punto la nostra identità da renderci prigionieri e dare vita a una serie di ingiustizie.

Sempre per TED, Chimamanda tiene un altro discorso, “Il pericolo di un’unica storia”, che raggiunge 27 milioni di visualizzazioni, diventando così il video di TED più visto di sempre. Di base, il discorso affronta una tematica spinosa, quella della “narrazione unica” o “prevalente”, che sminuisce le altre culture e “manipola” la storia a favore di chi la racconta. Solo riconoscendo l’altra parte della storia si può giungere a una più profonda e veritiera conoscenza delle differenze culturali e a una valorizzazione (piuttosto che una svalutazione) dell’altro. Per questo, secondo la scrittrice è importante il concetto di “speranza letteraria”, ossia la capacità di lasciar trasparire “altre” storie che rappresentano altri punti di vista e permettono, quindi, il superamento di tutte quelle difficoltà connesse all’incomprensione culturale. 

Oggi, Chimamanda Adichie insegna scrittura creativa e divide il suo tempo tra Nigeria e Stati Uniti. Ha ricevuto numerose lauree honoris causa da diverse università americane ed europee.

A cura di Chiara.