Phoolan Devi

Phoolan Devi è stata un’attivista indiana per i diritti delle donne, nota anche come la “Regina dei banditi”.

Il destino di una sposa bambina

Phoolan Devi nacque il 10 agosto 1963 nel piccolo villaggio di Ghura Ka Purwa nel distretto Jaluan dell’Uttar Pradesh. La sua famiglia apparteneva alla casta Mallah, una delle più umili, costituita da pescatori e barcaioli. Possedevano poco meno di un acro di terra, che rendeva assai poco. La piccola Phoolan aveva però un carattere estremamente ribelle e forte: quando aveva sì e no dieci anni, si ribellò alla proposta del cugino Maya Din di abbattere l’unico albero presente sulla loro terra, arrivando a organizzare una specie di sciopero insieme ad altre bambine del villaggio. Per una tale insolenza fu picchiata fino a perdere i sensi.

All’età di undici anni, Phoolan fu data in sposa a un uomo tre volte più anziano di lei, Puttilal Mallah, in cambio di una mucca. Il marito abusò di lei ripetutamente, sia fisicamente sia psicologicamente, ma la piccola Phoolan resistette e tentò più volte di fuggire; il suo comportamento ribelle la fece ripudiare dal marito, motivo per cui all’età di quattordici anni Phoolan ritornò alla propria famiglia di origine. 

Data la condizione di donna disgraziata di Phoolan, il cugino Maya Din colse l’occasione per vendicarsi dell’umiliazione subita qualche anno prima: denunciò la ragazza, accusandola di furto. Phoolan fu arrestata e, durante i tre giorni trascorsi in prigione, fu ripetutamente violentata dai poliziotti.

Una volta rilasciata, la famiglia fece di tutto per sbarazzarsi di lei e, dietro un generoso compenso, convinse il marito Puttilal a “riprendersi” la moglie. La convivenza, però, durò pochi mesi: Phoolan si ribellò alla situazione e tentò di nuovo di fuggire. Il marito la “restituì” alla famiglia insieme ai doni che aveva ricevuto per riaccoglierla sotto il proprio tetto. Phoolan era già stata marchiata dal primo ripudio, ma un secondo ripudio (e così marcato da implicare anche il rifiuto di doni) era veramente una nomea incancellabile: la ragazza, ormai sedicenne, divenne una vera e propria emarginata.

La Regina dei banditi

La regione dove viveva la famiglia di Phoolan era estremamente povera, e non era raro che gli uomini cercassero di sottrarsi a una vita di fatiche riunendosi in bande di criminali. Fu nel 1979, poco dopo il secondo ripudio, che Phoolan finì nelle mani di un gruppo di banditi. Non è chiaro come ciò successe: alcuni ipotizzano che la ragazza fu rapita, altri che fu cacciata dalla famiglia, altri ancora che fu Phoolan stessa a scappare di casa e ad unirsi ai banditi. Ciò che si sa, però, è che il capo del gruppo, Babu Gujjar, la tenne prigioniera e la violentò per tre giorni, fino a che non fu ucciso dal suo secondo in comando, Vikram Mallah, appartenente alla stessa casta di Phoolan, che intervenne in aiuto della ragazza. 

Vikram Mallah prese il comando del gruppo di banditi e in breve tempo lui e Phoolan divennero amanti. Poche settimane dopo, i banditi attaccarono proprio il villaggio dove abitava il marito di Phoolan: fu la ragazza stessa a trascinare l’uomo fuori dalla propria abitazione e a pugnalarlo. Puttilal sopravvisse, ma per la vergogna visse come un recluso, allontanandosi dagli altri abitanti del villaggio. 

Ormai membro a tutto tondo della banda, Phoolan imparò a usare un fucile e prese parte alle scorribande dei banditi attraverso la regione.

Lotte interne

Tuttavia, all’interno del gruppo di banditi iniziò a ribollire del discontento, soprattutto a causa di due fratelli, Shri Ram e Lalla Ram. I due erano stati in prigione e non sapevano nulla della morte del capo Babu, del nuovo leader Vikram, e men che meno del fatto che una donna faceva parte del gruppo: appartenenti a una casta più elevata rispetto ai Mallah, non tolleravano di essere comandati da una persona di casta inferiore e da una donna. Nei mesi successivi, i fratelli Ram covarono il proprio risentimento, accogliendo attorno a sé dei sostenitori, o perché invidiosi del ruolo di Phoolan, o perché imparentati con la moglie di Vikram, umiliata così apertamente dalla relazione extraconiugale del leader. Nel tentativo di calmare gli animi, Vikram propose di dividere il gruppo in due parti, una con membri di casta superiore e una con membri di casta inferiore, ma i fratelli Ram rifiutarono la proposta. La tensione salì, fino a che non si giunse a uno scontro tra Vikram e Shri Ram: Vikram e Phoolan riuscirono a fuggire, ma solo per poco. Vikram fu ucciso e Phoolan presa prigioniera dalla fazione vincente.

Un nuovo gruppo, una sola casta

Imprigionata per tre settimane nel villaggio di Behmai, Phoolan fu sottoposta a ogni sorta di violenza e umiliazione, finché non riuscì a fuggire, aiutata da un compagno di casta, Man Singh. I due divennero amanti e crearono un nuovo gruppo di banditi, formato questa volta solo da membri della casta Mallah. Nel 1981, Phoolan e il suo nuovo gruppo tornarono a Behmai: la donna desiderava vendetta contro gli uomini che l’avevano violentata, in particolare due, ma essi non furono trovati. Come rappresaglia, Phoolan ordinò l’uccisione di altri ventidue uomini del villaggio. Il massacro di Behmai ebbe risonanza nazionale: da una parte, alimentò il mito di Phoolan come una Robin Hood indiana, dall’altra scatenò una caccia al colpevole da parte della polizia. 

Tuttavia, passarono due anni e la polizia non riuscì a catturare né Phoolan né la sua banda: il governo decise di offrire ai banditi un accordo di resa, e Phoolan accettò, date le sue condizioni di salute in peggioramento. La donna, però, non si fidava della polizia e accettò di arrendersi solo a quattro condizioni: che ai banditi fosse risparmiata la pena di morte, che non fossero condannati per più di otto anni, che le venisse riconosciuto un lotto di terra e che ci fossero dei testimoni alla sua cerimonia di resa. Così accadde: Phoolan venne accusata di circa quarantotto reati, ma il processo si trascinò per più di dieci anni, finché il nuovo governatore dell’Uttar Pradesh decise di ritirare tutte le accuse.

Ultimi anni

Phoolan si sposò con Ummed Singh, candidato al congresso indiano. Lei stessa si candidò per il partito rappresentante dei Mallah nel 1996 e vinse un seggio in Parlamento. Il 25 luglio 2001, mentre stava tornando a casa dal Parlamento, Phoolan Devi fu uccisa a colpi di pistola: in seguito, fu un tale Ram Manohar Lohia a reclamare l’omicidio, dicendo di aver agito per vendicare il massacro di Behmai. Dalla vita di Phoolan Devi fu tratto un film nel 2013.

A cura di Chiara.