Cenni biografici di Elisabetta Sirani

Elisabetta Sirani nacque l’8 gennaio 1638 a Bologna. La fanciulla era la figlia del noto pittore bolognese Giovanni Andrea Sirani che fu anche un noto mercante d’arte e l’assistente di Guido Reni. Insieme alle sue sorelle, Elisabetta studiò arte presso la Scuola del padre, dimostrando di avere subito un grande talento artistico, considerando che all’età di diciassette anni fu capace di realizzare il suo primo ritratto. Iniziò la sua attività artistica dipingendo dei quadretti, che prendevano il nome di “quadretti da letto”, i quali le venivano commissionati.

Tra i suoi primi lavori si ricordano il cosiddetto Sant’Antonio da Padova e il Gesù bambino che la pittrice realizzò per delle collezioni private. Soprattutto nel Gesù Bambino si noterà l’intervento pittorico del padre che aiutò Elisabetta nel dipingere il corpo di Gesù bambino. Presto la giovane pittrice iniziò a cimentarsi soprattutto nella realizzazione di:

  • opere a tema sacro
  • ritratti di eroine della Bibbia e della letteratura, come ad esempio Porzia, Cleopatra, Giuditta e altre
  • opere di tipo allegorico

Elisabetta Sirani fu anche molto nota per essersi dedicata alla realizzazione di incisioni all’acquaforte che spesso riusciva a ricavare dai suoi dipinti. A lei sono state attribuite ben 200 opere, anche se alla fine si pensa che realizzò meno lavori considerando che il periodo della sua attività pittorica è compreso in un arco temporale di dieci anni. Elisabetta Sirani morì il 28 agosto 1665.

 

Allegoria della Pittura

Il primo dipinto che si vuole analizzare di Elisabetta Sirani è Allegoria della Pittura. Il dipinto è stato realizzato nel 1658 mediante la tecnica pittorica dell’olio su tela e viene custodito presso il Museo Pushkin di Mosca, in Russia.

In questo dipinto il soggetto ritratto nella tela è proprio la pittrice medesima, la quale si ritrae come una donna ricca e dall’animo gentile che sembra proprio volgere lo sguardo in direzione dell’osservatore del quadro. In questo quadro la pittrice rappresenta sé stessa con indosso una corona d’alloro tra i capelli che sono sciolti, mossi e lunghi. Indossa un abito tipico del Seicento che è scollato davanti all’altezza del collo e del petto; l’abito è blu e beige, mentre le maniche a tre quarti sono bianche e risvoltate. Al braccio indossa un bracciale che sembra dorato.

Sopra il vestito la Sirani indossa invece una sorta di mantella rossa e finemente rifinita con delle decorazioni dorate. Il braccio è teso in avanti e la scena che si vuole rappresentare è quella della pittrice intenta nel dipingere avendo anche davanti a sé il cavalletto dove in genere si poggiano i lavori che si stanno eseguendo. Su uno sfondo sempre beige si possono scorgere ai due lati due elementi evidenti:

  1. un’antica statua romana di piccole dimensioni
  2. dei libri con sopra pennino e calamaio

Il dipinto è anche firmato dalla pittrice, come si può scorgere dal suo nominativo presente sotto i libri. In questo lavoro dà un’immagine di sé, oltreché gentile e ricca, anche fiera, femminile e decisa come se volesse comunicare la raggiunta consapevolezza delle sue grandi capacità.

Porzia che si ferisce alla coscia

Un’altra opera che si vuole analizzare è Porzia che si ferisce alla coscia che è stato realizzato da Elisabetta Sirani nell’anno 1664 mediante la tecnica pittorica dell’olio su tela. Questa tela fa parte delle collezioni di arte e di storia della Fondazione Casse di risparmio della città di Bologna e presenta la firma della pittrice sulla parte bassa della tela, esattamente sullo schienale della seggiola.

Questo quadro è stato realizzato dalla pittrice barocca nel periodo della sua maturità artistica. Il lavoro rappresenta una scena ripresa dall’antica Roma, infatti viene rappresentata Porzia colta nell’atto di pugnalarsi la coscia come dimostrazione a suo marito Bruto – assassino di Giulio Cesare che le sembra molto turbato – della sua lealtà, del suo coraggio e della devozione assoluta che lei ha. Porzia viene rappresentata molto determinata e concentrata in volto mentre si sta pugnalando la coscia, proprio perché vuole dimostrare come sia in grado di portare avanti con grande caparbietà e coraggio le proprie scelte di vita anche a qualunque costo. (in questo caso la donna si dimostra fedele e coraggiosa al marito, condividendo con lui l’evento che lo avrebbe portato a diventare insieme a Cassio uno degli assassini di Giulio Cesare)

Porzia indossa un abito di colore rosso brillante con le maniche bianche risvoltate e abbellito con un pezzo di stoffa dorato all’altezza del petto. Il vestito lascia scoperto il collo e una parte della spalla della donna. Con una mano tiene il pugnale con cui si ferisce, mentre l’altra mano è poggiata su una stoffa dorata con delle decorazioni rosse. Ai piedi indossa una sorta di stivaletti blu decorati con delle rifiniture dorate. Dalla coscia della donna sgorga il sangue che si intravede nell’incarnato roseo della gamba. Lo sfondo circostante dell’opera è scuro e poste in secondo piano si scorgono altri tre personaggi che discutono tra di loro ignari di ciò che sta accadendo.