Cenni biografici su Tiziano
Tiziano Vecellio, conosciuto semplicemente come Tiziano, nacque a Pieve di Cadore – nel bellunese – tra il 1488 e il 1490. Proveniva da una famiglia molto antica e presto lasciò Pieve di Cadore con lo scopo di raggiungere Venezia, dove poi iniziò a studiare l’arte della pittura con due grandi maestri: Giovanni e Gentile Bellini. Nel biennio compreso tra il 1508 e il 1509 dipinse il Fondaco dei Tedeschi insieme a Giorgione. Nel 1510 gli furono commissionati dei lavori importanti, come per esempio la Pala di Santa Maria della Salute e la Pala di San Marco. L’anno seguente la sua fama era talmente grande al punto che ricevette un altro incarico: dipingere la Scuola del Santo nella città di Padova.
Sono tante le opere che lui realizzò su committenza e molte di queste si basavano su temi a carattere profano. Tra i suoi lavori di quegli anni si ricordano:
- la decorazione del “camerino d’alabastro” nel 1518 su incarico conferitogli da Alfonso I d’Este
- la Pala Pesaro dipinta per i Frari dal 1519 al 1526
- il Polittico Averoldi per la chiesa dei Santi Nazaro e Celso di Brescia
Presto egli divenne anche il pittore preferito dei sovrani europei dell’epoca, per cui realizzò vari ritratti, come per esempio il ritratto del re Carlo V eseguito durante la sua incoronazione avvenuta nel 1530. Essendo molto apprezzato anche a Venezia, dove trascorse tanti anni, Tiziano ottenne anche il titolo di pittore ufficiale della Serenissima nell’anno 1533. Era il pittore più famoso e più apprezzato di quegli anni e lavorò sia presso la corte dei Gonzaga nella città di Mantova sia presso la corte dei duchi di Urbino. Nell’anno 1542 iniziò anche a lavorare per Paolo III e la famiglia di questi, stabilendosi a Roma fino al 1546. Il pittore lavorò per svariati anni anche per gli Asburgo. Tiziano Vecellio morì il 27 agosto 1576.
Quelle che si vogliono esaminare di Tiziano sono due opere mitologiche:
- Venere allo specchio
- Il ratto di Europa
Venere allo specchio
Venere allo specchio è un dipinto realizzato da Tiziano nell’anno 1555 secondo la tecnica pittorica dell’olio su tavola. Oggi l’opera è custodita presso il National Gallery of Art di Washington, negli Stati Uniti.
Venere allo specchio è considerata come una delle opere più importanti rientranti nel ciclo di opere mitologiche dell’artista. La posa della Venere ricorda le versioni della Venere capitolina di Roma e della Venere de’ Medici di Firenze. Probabilmente – secondo alcune interpretazioni – quella che si vuole rappresentare è la bellezza ideale femminile. L’opera è stata completamente eseguita dall’artista senza l’ausilio dei suoi assistenti. Essa è rimasta nella sua abitazione fino all’anno della sua morte: il 1576.
Secondo degli studi, che sono stati condotti mediante i raggi X, Tiziano dipinse la Venere sopra un altro lavoro che stava eseguendo, come testimonia anche la presenza del mantello rosso che è collocato sotto il braccio della dea. Il mantello rosso gioca un ruolo molto importante nell’ambito della composizione in sé. Si pensa anche che l’artista abbia eseguito un altro lavoro ritraente lo stesso soggetto pittorico in una versione differente per l’avvocato veneziano Niccolò Crasso, ma di quest’opera non ci è pervenuta traccia. Si dice anche che una seconda copia della stessa Venere sia stata eseguita da Tiziano per il re spagnolo Filippo II nel 1567, ma anche di quest’ultima non si ha ad oggi traccia. Dopo aver fatto parte della collezione del Museo dell’Ermitage di San Pietroburgo, il dipinto sarebbe stato poi venduto al collezionista americano Andrew Mellon che poi lo donò al governo statunitense nel 1937. Dal 1941 è entrata a far parte delle collezioni della National Gallery of Art di Washington.
Il dipinto ritrae Venere nuda che, di profilo, si ammira allo specchio. Indosso ha soltanto il mantello di velluto rosso decorato finemente con delle parti dorate che gioca un ruolo molto importante, in quanto rende l’intera composizione molto vivace. Lo specchio viene tenuto da un bambino alato che potrebbe essere Cupido. Un altro bambino, dall’altra parte tiene tra le mani una coroncina che sta per posare sul capo della dea. Lo sfondo intorno viene reso con dei colori scuri e dietro la dea sembra essere collocata una tenda.
Il ratto di Europa
Il ratto d’Europa è un dipinto ad olio su tavola a carattere mitologico realizzato da Tiziano nel 1560 ed oggi custodito presso il Museo del Prado di Madrid.
Quest’opera fa parte di un grande ciclo pittorico di opere in cui l’artista decise di dipingere le scene del mito. Iniziò a dipingere scene del mito proprio a partire dal 1533. In questa tela viene descritto sotto forma di colori il celebre mito del ratto di Europa, secondo cui Zeus, invaghitosi della principessa fenicia Europa, si sarebbe trasformato in un toro bianco con lo scopo di rapirla. Il dipinto viene realizzato in maniera magistrale da Tiziano che, attraverso una diagonale tanto marcata, riesce a rappresentare proprio il momento drammatico del rapimento della principessa da parte di Zeus, che ha assunto sembianze taurine.
Con delle pennellate molto sciolte, tipiche del modo di dipingere di Tiziano, l’artista rappresenta la scena del rapimento in maniera molto realistica in tutta la sua drammaticità. Attraverso la composizione pittorica seguente Tiziano riesce a trasmettere delle vere e proprie emozioni, con l’obiettivo di catturare l’attenzione dell’osservatore della tela. La principessa fenicia è collocata a destra della tela mentre con fare disperato cerca di liberarsi dalla presa del dio Zeus tramutato in un toro; in mano tiene un pezzo di stoffa color rosa salmone. Il tentativo di liberazione dalla presa del dio è evidente sia dal movimento delle sue braccia sia delle sue gambe. La principessa indossa una veste bianca. Sul lato sinistro della tela invece si scorgono sia in basso sia in alto dei puttini. Sullo sfondo si scorge il cielo azzurro chiaro attraversato dalle nuvole dal colore aranciato.
Tiziano è molto noto per la realizzazione di opere a carattere profano che eseguì per molti sovrani in modo superlativo.
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