Giovinezza di Dorothea Lange

Nata come Dorothea Margaretta Nutzhorn a Hoboken, negli Stati Uniti il 26 maggio 1895, Dorothea Lange nel corso della sua infanzia fu colpita dalla malattia della poliomelite che le causò un deficit permanente alla sua gamba destra. Quando aveva 12 anni suo padre abbandonò la famiglia. La sua infanzia e la sua prima adolescenza dunque non furono affatto semplici.

La sua formazione e inizio della carriera da fotografa

Nel corso della sua formazione Dorothea si iscrisse alla Clarence White School di New York, dove studiò a fondo le tecniche fotografiche del ritratto in grande formato. Collaborò con vari studi fotografici, tra cui anche quello del noto fotografo Arnold Genthe. Nel corso dell’anno 1918 andò in giro per il mondo con l’obiettivo di effettuare una spedizione fotografica, ma nel momento in cui i soldi terminarono dovette tornare negli Stati Uniti, decidendo di stabilirsi nella città di San Francisco. Dopo essersi trasferita nella città di San Francisco, aprì un suo studio fotografico molto importante. Nel 1920 invece sposò il pittore Maynard Dixon, da cui ebbe due figli: Daniel e John.

Prosieguo della carriera da fotografa e i successi

Fu nel 1929 che Dorothea si separò dal marito. Per quanto riguarda  la sua carriera professionale, aveva avuto dei contatti con il gruppo di fotografi che prendeva il nome di F/64, ma non aderì ad esso. Aveva però aderito in modo aperto alla cosiddetta filosofia della straight photography. Fu proprio a partire dal 1932 che iniziò a interessarsi alla fotografia sociale, abbandonando dunque il suo interesse per la ritrattistica. La fotografa si interessò alle sorti dei senzatetto e dei disoccupati dello Stato della California e iniziò anche a fotografare per esempio i contadini che erano rimasti colpiti dal cosiddetto fenomeno del Dust Bowl, ovvero quelle tempeste di sabbia che avevano portato alla desertificazione di ben 4.000.000 km² di terreni agricoli che erano presenti negli Stati Uniti. Queste sue fotografie suscitarono il forte interesse  del grande economista della California Paul Schuster Taylor che le aveva assegnato su commissione una grande documentazione fotografica da realizzare vertente sui grandi problemi sociali delle popolazioni rurali che stavano vivendo dei momenti difficili nei luoghi in cui vivevano.

Nel 1935 Dorothea sposò in seconde nozze Paul Schuster Taylor, per cui stava anche lavorando, come sopra accennato. Contemporaneamente ai suoi studi documentari degli anni Trenta, la Lange stava lavorando anche per il Dipartimento per le Aree Rurali americano. Fu nel 1941 che poi vinse anche l’importante premio Guggenheim e successivamente si interessò anche alle sorti dei prigionieri giapponesi detenuti dagli americani. Continuava a portare avanti i suoi reportage fotografici collaborando con il marito che contemporaneamente si occupava di effettuare interviste, di raccogliere dati e anche di fare delle analisi di natura statistica.

Fu nell’anno 1947 che svolse un ruolo importante, contribuendo alla nascita dell’agenzia Magnum, oggi considerata come una delle più grandi agenzie fotografiche operanti nel mondo. Qualche anno dopo, nel 1952, era stata una delle fondatrici di Aperture, rivista fotografica di New York che divenne importante sia a livello locale sia a livello internazionale.

Migrant Mother

Dorothea Lange nel corso della sua carriera da fotografa realizzò tantissimi scatti apprezzati a livello internazionale, ma uno tra i più importanti è senz’altro Migrant Mother, in cui venne fotografata Florence Leona Christie Thompson, che all’epoca aveva 32 anni ed era già madre di sette figli. La fotografia è stata scattata dalla Lange presso un campo di piselli in California. Nello scatto originale era presente sulla parte destra in basso il dito di una mano, che poi nella fase di stampa era stato ritoccato.

La donna aveva 32 anni nel momento dello scatto, quindi era giovane, ma sembra che ne avesse di più, considerando che il suo viso sembra essere attraversato da una profonda sofferenza dovuta al fatto che doveva dare nutrimento ai suoi figli. Nonostante lo stato di indigenza in cui versava però la donna mostrava verso chi la stava fotografando uno sguardo dignitoso e orgoglioso di chi ha speranza, come se pensasse di potercela fare nonostante la sua povertà. Si tratta di una speranza che la induceva a pensare che in fondo per lei e per la sua famiglia forse le cose in un futuro sarebbero potute andare meglio.

Questa fotografia viene considerata come una delle icone del Novecento, diventando dunque il simbolo della sofferenza provata da milioni di persone nel corso della Grande Depressione.

Gli ultimi anni della vita di Dorothea Lange

Nel corso del dopoguerra Dorothea viaggiò tantissimo con suo marito e nel biennio compreso tra il 1952 e il 1954 lavorò come fotografa per Life. Con il passare degli anni le sue condizioni di salute peggiorarono e a causa di queste la sua attività lavorativa di fotografa purtroppo non poté continuare, subendo quindi una battuta d’arresto. Dorothea Lange morì dunque a causa di un brutto cancro all’esofago in data 11 ottobre 1965 nella città di San Francisco, dove viveva oramai da tantissimi anni.