Artemisia I
Artemisia I nacque nella Città di Alicarnasso situata nell’odierna Turchia. La città era una colonia greca della regione della Caria. Artemisia era figlia del satrapo achemenide di Alicarnasso (l’amministratore territoriale) Ligdani I. In seguito alla morte del marito, divenne tutrice del figlio Pisindelli, erede al trono, prendendo così a tutti gli effetti le redini dell’impero Achemenide, il cui territorio era compreso tra la regione della Caria e le isole Coo e Nisiro.
Artemisia I preferiva di gran lunga navigare piuttosto che godere della vita di corte; Polieno racconta che la regina era un’esperta navigatrice, con la sua trireme, talvolta, si inoltrava anche in acque internazionali, e per non farsi riconoscere da coloro che incrociavano la sua navigazione, cambiava le insegne e i colori della sua imbarcazione, in modo tale da proseguire indisturbata, o da poter attaccare gli avversari a sorpresa. Tessalo testimonia nei suoi scritti che Serse, il re di Persia, si fidava ciecamente di Artemisia, a tal punto da inviarla a conquistare l’isola di Coo dopo che gli abitanti avevano rifiutato di sottomettersi. Polieno, invece, racconta dell’astuzia della sovrana, citando la conquista della città di Eraclea: in quell’occasione Artemisia fece nascondere i suoi soldati vicino alla città, mentre lei si recava insieme alle altre donne, agli eunuchi e ai musicisti presso la tomba della madre degli dei. Proprio in quel momento gli abitanti di Eraclea, incuriositi dalla processione, lasciarono le mura indifese, in questo modo i soldati di Artemisia presero la città senza difficoltà.
Altri eventi storici
Nel 480 a.C. Serse I invase la Grecia avviando la seconda guerra persiana; Artemisia, alleata di Serse, partì al comando delle sue triremi, unendosi alla flotta navale persiana. La sovrana era l’unica donna con il grado di comandante di tutta la flotta e di tutte le forze armate dell’esercito persiano. Le sue navi godevano della migliore reputazione di tutta la flotta. Artemisia partecipò alla battaglia navale di Capo Artemisio, in cui fece notare il suo valore militare contro la flotta greca con a capo Temistocle e Euribiade. Questo scontro venne combattuto in contemporanea con la più famosa battaglia delle Termopili.
In seguito a questa battaglia il comandante dell’esercito persiano, sotto ordine dei Serse, riunì tutti i comandanti alleati, per consigliarsi con loro circa il nuovo attacco, nello specifico per chiedere agli altri comandanti se fosse più congeniale attaccare via terra o via mare; tutti consigliarono l’attacco navale a eccezione di Artemisia che consigliò lo scontro campale. La sovrana, infatti, sosteneva che l’esercito di Serse fosse più forte sul campo che sul mare, sosteneva poi, che fosse più astuto tenere le navi vicino alla riva, in modo tale da avere sempre accesso agli approvvigionamenti, una sconfitta navale, infatti avrebbe messo in pericolo i rifornimenti. Secondo lo storico greco Erodoto, il re Serse, che aveva grande stima di Artemisia e riponeva in lei molta fiducia, tenne in considerazione il discorso della sovrana, ma preferì comunque seguire la maggioranza dei comandanti.
La flotta navale persiana con i suoi alleati si diresse verso l’isola di Salamina dove le navi greche la stavano attendendo. Ciò che aveva sostenuto Artemisia si rivelò, infatti, nonostante la flotta ellenica contasse meno navi di quella persiana, era comunque più forte, e sconfisse la coalizione di Serse. Artemisia per salvarsi, attuò la sua mossa più astuta, quella che aveva utilizzato già numerose volte in altre occasioni: cambiò le insegne delle sue triremi sostituendo quelle persiane con quelle greche che aveva preparato in precedenza, proprio in vista di una possibile sconfitta di Serse; in questo modo non venne attaccata, inoltre, per rendere ancora più veritiera la sua situazione, attaccò l’imbarcazione accanto alla sua. Quell’imbarcazione apparteneva al suo suddito Damasitimo, che perse la vita in mare. Erodoto di Alicarnasso racconta che probabilmente Artemisia aveva dei conti in sospeso con Damasitimo, e che quindi l’attacco alla sua nave fosse preterintenzionale. Lo storico di Alicarnasso scrive inoltre che gli ateniesi avevano promesso una ricompensa ricchissima per chiunque avesse sconfitto la sovrana, poiché ritenevano inaccettabile che una donna combattesse contro Atene. Plutarco racconta, invece, che Artemisia avendo riconosciuto il cadavere del fratello di Serse, Ariamene, lo recuperò del mare e lo restituì al sovrano persiano, in modo da permettergli i giusti onori funebri.
Nel suo racconto Erodoto, testimonia che, in seguito alla disfatta navale dei persiani, Serse chiese ancora una volta consiglio ad Artemisia; nello specifico le chiese se fosse più astuto continuare la guerra o ritirarsi e lasciare al comando il generale Mardonio. La regina di Caria suggerì a Serse di ritirarsi, poiché se i persiani fossero stati sconfitti definitivamente la colpa sarebbe ricaduta sul comandante. I persiani vennero sconfitti e Serse diede in ricompensa ad Artemisia un’armatura greca come dimostrazione del suo coraggio.
La leggenda di Fozio
Le ultime testimonianze che ci sono giunte su Artemisia sono quelle riportate da una leggenda di Fozio. In questa leggenda si narra che Artemisia si suicidò gettandosi in mare dalla rocca di Leucade dopo essere stata rifiutata da un uomo. Al trono di Caria dopo di lei salirono il figlio Pisindelli e il nipote Ligdami II.
Artemisia nei film
La figura di Artemisia I viene riportata anche in alcune pellicole cinematografiche: nel film L’eroe di Sparta del 1962 viene interpretata dall’attrice Anne Wakefield, mentre nel film 300 – L’alba di un impero del 2014 viene interpretata da Eva Green.
A cura di Simo.
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