Olimpia Fulvia Morata
Olimpia Fulvia Morata nacque a Ferrara nel 1526, figlia dell’umanista Fulvio Pellegrino Morata e di Lucrezia Gozzi; fu il padre, insegnante di grammatica presso la corte degli Este, a provvedere alla sua educazione. Dopo aver avuto degli screzi con il duca Alfonso D’Este, Fulvio Morata, insieme alla famiglia, si trasferì a Vicenza. Quando Ercole II d’Este prese il ducato, nel 1539, la famiglia Morata tornò a Ferrara. Olimpia venne accolta dalla moglie del Duca, in modo che potesse continuare i suoi studi insieme alla figlia del duca. L’influenza della duchessa Renata è stata di particolare importanza per Olimpia, poiché garantì a tutti i giovani della corte maestri e precettori come lo stesso Fulvio Morata, ma anche Kilian Senf, detto Sinapius, e Johannes Senf fratello di Kilian. Olimpia e i figli dei duchi avevano a disposizione una ricchissima biblioteca che conteneva testi come la Bibbia, i testi dei greci e latini, come Omero, Aristotele Cicerone e Ovidio.
Olimpia Morata fin da piccola era lodata per le sue doti, apprendendo da subito il greco antico, il latino e aveva un amore incondizionato per la cultura classica. Inoltre fu da subito simpatizzante per la Riforma protestante e in particolare per il calvinismo; probabilmente, queste idee derivavano dall’influenza del padre e della stessa duchessa.
La sua formazione
Olimpia all’età di diciotto anni lesse il il Pasquillus extaticus di Curione, un intellettuale amico del padre, che lo avvicinò alla lettura e allo studio delle Sacre Scritture. Si ha dimostrazione di questo, poiché la studiosa in una traduzione latina di alcune novelle di Boccaccio, in particolare la novella di Ciappelletto, aggiunse dei commenti riconducibili al Pasquillis di Curione.
Nel 1548 Fulvio Morata morì dopo una grave malattia. In seguito alla sua morte Olimpia non fu riammessa alla corte di Ferrara, il motivo non è certo, probabilmente a causa di alcune accuse rivolte contro Olimpia stessa, accusa che lei stessa riteneva essere delle calunnie, forse da parte di Jérôme Bolsec.
Il matrimonio e gli anni successivi
Olimpia si sposò nel 1550 con Andreas Grundler, un medico tedesco; nonostante Olimpia non fosse più in rapporti con gli Este, la duchessa Renata le donò la dote per le spese nuziali. I due coniugi decisero di abbandonare l’Italia per dirigersi in Germania. Andreas Grundler partì per primo per dirigersi nella sua città natale. Durante questi mesi Fanino Fanini attendeva, nella Rocca estense di Lugo di Romagna, la sua esecuzione. Olimpia con l’aiuto della duchessa e della sua amica Lavinia della Rovere, tentarono di convincere il duca a un indulgenza nei confronti di Fanini, le donne però non riuscirono a convincere Ercole II, che alla fine fece giustiziare Fanino Fanini.
A quel punto, si aggiunse una motivazione in più per Olimpia per lasciare l’Italia. Lei stessa scrisse a Curione che ormai era giunto il tempo di uscire da quello stato di tirannia che era la città. Suo marito Andreas tornò a Ferrara e i due, insieme al fratellino Emilio Morata di otto anni, ripartirono, nel mese di giugno, alla volta della Franconia (odierna Baviera). Inizialmente furono accolti dal consigliere del re di Boemia-Ungheria George Hörmann nella città di Kaufbeuren; qui rimasero alcuni mesi e Olimpia riprese a studiare sia le lettere classiche sia le Scritture. Anche in questa corte Olimpia incuriosì tutti e suscitò ammirazione, poiché come sappiamo in quei tempi era rarissimo trovare donne di cultura vasta quanto quella di Olimpia, soprattutto in Germania.
I coniugi si stabilirono poi a Schweinfurt, la città natale di Andreas, in cui lui svolgeva l’attività di medico municipale. La cittadina di Schweinfurt era protestante, caratteristica da non sottovalutare, data l’importanza che l’umanista italiana rivolgeva alla religione. Quando, infatti, al marito venne offerta la possibilità di insegnare medicina a Linz, sotto richiesta del cattolico Ferdinando d’Austria, fu lei stessa a rispondere per rifiutare l’offerta sostenendo di non poter tradire la bandiera di Cristo, sotto cui militavano. Olimpia nutriva il desiderio di trasferirsi a Basilea per stare vicino all’amico Curione, alla madre e alle sorelle; con Curione teneva una costante corrispondenza epistolare, proprio in una di queste lettere possiamo leggere questo suo desiderio. Un altro aspetto che possiamo notare in queste lettere è sicuramente l’avvicinamento di Olimpia alla teologia, l’umanista si appassionò dei testi di Lutero, chiedendo a Flaccio Illirico di tradurli in italiano.
Nel 1554 Olimpia con tutta la famiglia si trovò costretta a fuggire da Schweinfurt, poiché la città fu assediata e incendiata dalle truppe del margravio del Brandeburgo Albrecht Alcibiade; la famiglia si trasferì a Heidelberg.
Andreas insegnava medicina all’Università, mentre Olimpia era precettrice di latino e greco, consigliando però ai suoi allievi di continuare i loro studi privatamente, anche senza precettori. In quell’anno a Heidelberg, come in molte altre città della Germania, dilagava la peste: Olimpia venne colpita dal morbo e si ammalò. Sopraggiunta la febbre, scrisse la sua ultima lettera all’amico Curione, in cui gli disse di sentirsi prossima alla morte, ma di non temerla. Qualche giorno dopo Olimpia Morata morì, era il 26 ottobre 1555. Qualche mese dopo la stessa sorte toccò al marito e al fratello. Olimpia è sepolta nella chiesa di San Pietro e sulla sua tomba fu eretto un monumento. Il caro amico Curione pubblicò in sua memoria tutti gli scritti che riuscì a reperire, in una prima edizione del 1558 e in una seconda edizione del 1562.
A cura di Simo.
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