Cindy Sherman

Cynthia Morris Sherman nasce a Glen Ridge il 19 gennaio del 1954. Non molto tempo dopo la sua nascita, la sua famiglia decide di lasciare lo Stato del New Jersey, per dirigersi a Huntington. Già ai tempi del college Cynthia, detta Cindy, inizia a interessarsi alle arti visive, dedicandosi in primis alla pittura, che però abbandona per concentrarsi sulla fotografia. Insieme a due suoi compagni di studi, Longo e Charles Clough e con la collaborazione di altri artisti, fonda la Galleria d’arte Hallwalls. Inizialmente, per un breve tempo, le sue opere sono dei dipinti molto realistici di copie di foto che trova all’interno di riviste, o copie di foto ritratti. Cindy Sherman si batte attivamente e in prima persona durante la contestazione femminile americana; usando l’ironia, fa proprio lo stereotipo maschilista. Il suo intento tramite lo stereotipo è quello di eliminare proprio il cliché maschilista.

La sua carriera

Lo stereotipo della donna e la causa femminista sono spesso al centro dei lavori di Cindy Sherman, nonostante sia lei stessa a non considerare le sue opere femministe, ma molte delle serie fotografiche, come la serie Centerfolds del 1981, rimandano l’osservatore allo stereotipo della donna, nello specifico come questo appare nel contesto cinematografico, nella tv e nelle riviste. La fotografa statunitense produce serie di opere in cui fotografa se stessa mentre indossa varia costumi, tra cui anche quello da Clown. La Sherman non modifica o manipola le sue foto: questo particolare metodo ha il fine di creare un’esposizione in cui le varie foto si presentano, all’occhio dell’osservatore, come una serie filmica, e come fotogrammi di una pellicola. In queste serie di foto Cindy è sia protagonista e attrice delle scene raffigurate che creatrice delle stesse scene, in queste foto l’artista indossa dei costumi e recita dei ruoli specifici che riguardano sempre degli stereotipi femminili.

Di particolare importanza è la serie degli Untitled Film Stills; anche in questa serie, composta da sessantanove immagini fotografiche in bianco e nero di piccolo formato, Cindy è sia attrice protagonista che regista. L’intento della fotografa è quello di evocare l’immaginario cinematografico tipico degli anni Cinquanta e Sessanta, nello specifico volendo confrontare il cinema hollywoodiano con quello europeo. L’artista inserisce soprattutto gli aspetti visivi di quello che è stato il cinema europeo, per confrontarli e opporli agli aspetti visivi del cinema di Hollywood. In questa serie di foto l’artista tiene conto della concezione del cinema inteso come uno schema di pensiero culturale collettivo, e come il produttore di un immaginario comune. In questo modo le immagini rappresentate creano un livello doppio di finzione: 

  1. la finzione cinematografica
  2. la finzione fotografica

Di particolare importanza, in questa serie fotografica, è come la Sherman voglia mantenere, nelle sue immagini, lo stile dei registi a cui fa riferimento, come nel caso di Hitchcock o Antonioni (per la corrente neorealista), non possiamo fare a meno di notare il lavoro di ricerca accurato che l’autrice svolge. Svolge, per esempio, delle ricerche sull’attrice Greta Garbo, sul cinema dell’est Europa e il cinema Horror. Le foto in serie si presentano all’occhio dello spettatore come una narrazione, ma senza il movimento tipico delle scene dei film. La fotografa riesce però, nonostante l’immobilità della fotografia, ad aggiungere una componente di movimento; questa componente è ottenuta proprio perché le varie foto non possono essere comprese in maniera isolata le une dalle altre, ma devono essere osservate nel loro insieme narrativo. La serie degli Untitled film stills mima le immagini pubblicitarie dei film, senza però fare una citazione diretta alle opere, ma solo ispirandosi agli stereotipi di Hollywood. Le immagini che sceglie la Sherman, infatti, non si riferiscono a nessun film nello specifico, ma a tutto l’immaginario cinematografico e al messaggio collettivo che trasmette. In questa serie la Sherman si fa scattare alcune foto anche da altre persone, è poi lei a ritagliarle, a modificarle, conferendole così il significato che desidera. Come in altre sue opere anche negli Untitled Film Still la Sherman ha l’intento di rappresentare quelli che sono i vari aspetti della donna. Ognuna di queste immagini avvicina lo spettatore alla costruzione dell’identità propria della donna. 

Altre  caratteristiche del suo stile

Le foto di Cindy Sherman, sia singole che in serie, conservano al loro interno una dualità di significato, che vede da una parte l’immaginazione dello spettatore e dall’altra la rappresentazione oggettiva della foto così’ com’è. Attraverso queste immagini la fotografa ci mostra i tipi di femminilità di una donna, e tramite ciò lo spettatore vede la donna in prima persona. Di particolare importanza risultano le espressioni facciali della donna, che esprimono la sua interiorità, fermando nell’esatto momento dello scatto la sua personalità. In questa serie, ogni scatto definisce un momento preciso della narrazione, le emozioni della donna rappresentate mostrano ciò che sta nel loro animo. Non bisogna tralasciare, nella visione delle Stills i dettagli che la Sherman ricerca con estrema cura, come per esempio le labbra socchiuse in alcuni scatti per dare una nuova visione dell’erotismo. La fotografa statunitense dà particolare rilievo anche alla sessualità: nelle sue Stills, infatti, le modelle sono vestite sia con abiti maschili che femminili, questo perché la femminilità ha diverse sfaccettature che non possono rimanere relegate nella superficialità della visione. In questo modo si viene a creare una parodia dell’immagine che i media danno della donna. Quest’opera è la rivelazione degli stereotipi, imitando i vari look cinematografici.

Anni 60-70: una nuova fase artistica

Dalla metà degli anni Sessanta alla fine degli anni Settanta inizia una nuova fase artistica per Cindy Sherman: il suo modus operandi prende una nuova direzione più precisa, iniziando anche a lavorare con famose attrici del calibro di Brigitte Bardot e Sofia Loren.

Un altro ciclo di lavori della fotografa è quello chiamato “A Play of Selves”, qui il lavoro si concentra sul cambiamento di identità, e sull’apparenza del genere dettata dai fotografi, in questa serie utilizza vari travestimenti, facendo leva sulle diverse sfaccettature dell’io e sulla ricerca di sé. Nel 1975, invece, nel ciclo “Untitled A B C D” utilizza il proprio viso come se fosse una tela, servendosi di trucco e accessori per cambiare i propri connotati. Nonostante sia lei la protagonista degli scatti, il suo lavoro non è su se stessa ma sull’identità in generale, distaccando la sua immagine dal significato che vuole trasmettere: eliminare gli stereotipi e i modelli prefissati.

La sua arte dagli anni 80

La fotografa statunitense si dedica anche al mondo della moda, collaborando nel 1983 con la rivista Interview e con lo stilista Marc Jacobs; nel 2006 crea una campagna pubblicitaria per la sua casa di moda. Cindy Sherman riprende il mondo della moda nella serie Centerfold/Horizontals, in cui prende spunto da delle pagine pubblicitarie reinterpretandole.

Un altro cambiamento importante che Cindy decide di fare nella sua arte avviene quando, nel 1985, utilizza per la serie Fairytales e Disasters i manichini che poi vengono riutilizzati anche in altre serie.

Cindy Sherman ha all’attivo diverse pubblicazioni. Le sue opere le hanno garantito la vittoria di alcuni premi internazionali, tra cui, nel 1995, il premio MacArthur Fellowships, e nel 1999 ha ottenuto l’Hasselblad Award.

A cura di Simo.