Introduzione

Ricordiamo il 1° maggio, la Festa dei Lavoratori descrivendo il lavoro che veniva effettuato dalle mondine nelle risaie. Oggi la figura delle mondine è scomparsa, ma resterà comunque per sempre nell’immaginario collettivo di un Paese intero considerando che le ha ricordate il mondo del cinema attraverso il celebre film leggendario dal titolo Riso amaro del regista De Santis realizzato nell’anno 1949 e interpretato dalla splendida attrice italiana Silvana Mangano; il mondo dell’arte che rappresentava il lavoro delle mondine nelle proprie opere artistiche; il mondo della letteratura, considerando che tanti furono gli scrittori interessati al lavoro faticoso che le mondine effettuavano nelle risaie; il mondo della musica, dato che erano le stesse mondine ad intonare canti popolari che permettevano loro di sopportare il faticoso lavoro che dovevano svolgere nelle risaie. Si trattava di canti che servivano anche per cercare in qualche modo di rivendicare i propri diritti di lavoratrici.

Uno di questi testi era ad esempio Bella ciao (mondine) che esse intonavano durante il faticoso lavoro che svolgevano quotidianamente:

Alla mattina appena alzata
o bella ciao bella ciao bella ciao ciao ciao
alla mattina appena alzata in risaia mi tocca andar.

E fra gli insetti e le zanzare
o bella ciao bella ciao bella ciao ciao ciao
e fra gli insetti e le zanzare
un dur lavor mi tocca far.

Il capo in piedi col suo bastone
o bella ciao bella ciao bella ciao ciao ciao
il capo in piedi col suo bastone
e noi curve a lavorar.

O mamma mia, o che tormento!
o bella ciao bella ciao bella ciao ciao ciao
o mamma mia o che tormento
io t’invoco ogni doman.

Ma verrà un giorno che tutte quante
o bella ciao bella ciao bella ciao ciao ciao
ma verrà un giorno che tutte quante
lavoreremo in libertà.

Nascita del lavoro delle mondine e descrizione della monda

Il lavoro delle mondine iniziò ad affermarsi tra la fine del XIX secolo e la prima metà del XX secolo ed era particolarmente diffuso nelle risaie dell’Italia settentrionale. Si trattava di un lavoro molto faticoso consistente in primo luogo nella fase della monda, che comportava lo stare tutto il giorno con l’acqua fino alle ginocchia rimanendo a piedi nudi, restando inchinati con lo scopo di togliere le erbacce che infestavano le risaie, le quali ostacolavano la crescita delle piantine di riso.

Questo lavoro molto faticoso veniva svolto dalla fine di aprile fino ai primi di giugno, dunque era un lavoro stagionale. Le regioni italiane interessate furono quelle del Nord, considerando che le principali risaie italiane si trovavano a Vercelli, Pavia e Novara. Le donne che lavoravano nelle risaie appartenevano a classi sociali povere e provenivano soprattutto dall’Emilia-Romagna, dalla Lombardia e dal Veneto.

I canti di ribellione intonati nelle risaie e la rivendicazione dei diritti

Presto le mondine iniziarono a protestare contro le dure condizioni di vita a cui erano sottoposte nell’esecuzione del loro lavoro intonando dei canti popolari molto conosciuti che sono entrati a far parte dell’immaginario collettivo.

Le lavoratrici delle risaie intonavano questi canti per cercare di sopportare le dure condizioni di vita a cui erano sottoposte, al severo trattamento da parte dei loro datori di lavoro, che venivano chiamati con il nome di caporali a cui dovevano prestare obbedienza. Si sentivano quasi come dei soldati in caserma che dovevano lavorare duramente restando lontano dalla loro famiglia, dai loro amici con il semplice scopo di portare a casa un salario veramente basso considerando il lavoro immane che dovevano svolgere, il quale talvolta superava le dieci ore giornaliere.

A causa dello scontento dovuto alle terribili condizioni lavorative a cui erano sottoposte, le mondine diedero vita a delle leghe mediante le quali cercavano in tutti i modi di rivendicare i loro diritti, anche se non era semplice ottenerli. Quello delle mondine diventò un vero e proprio fenomeno sociale, considerando che per portare “il pane” nelle tavole delle loro famiglie, erano costrette a lavorare in luoghi di lavoro veramente malsani come le risaie. I canti di protesta venivano intonati soprattutto nelle poche ore libere che riuscivano a ritagliarsi e riguardavano soprattutto l’aspra critica verso le basse paghe che percepivano, gli orari di lavoro troppo massacranti a cui erano sottoposte, il poco vitto. Talvolta addirittura mentre cantavano, dei gruppi di mondine giungevano perfino a litigare e duellare tra di loro a suon di strofe.

Seppur in modo goliardico, le mondine intonavano dei canti politici di grande portata, considerando che ciò che chiedevano erano migliori condizioni lavorative. Le donne percepivano un salario molto basso, pertanto spesso le loro proteste sfociavano in veri e propri tumulti e agitazioni di massa. La loro principale rivendicazione divenne la riduzione della giornata lavorativa ad otto ore, considerando che lavoravano anche di più. Una canzone che ben rivendicava questa richiesta era senz’altro Se otto ore vi sembran pocheSu questo fronte i primi risultati, le mondine gli iniziarono ad ottenere tra il 1906 e il 1909 quando finalmente alcuni comuni del vercellese finalmente avevano approvato alcuni regolamenti che riducevano l’orario di lavoro, portandolo ad otto ore. Questo fu un successo molto importante considerando che le mondine dovevano anche avere a che fare quotidianamente con malattie molto pericolose dovute alla presenza nelle risaie di zanzare e sanguisughe.

Conclusioni

Considerando che oggi ricorre la festa del 1° maggio, detta anche Festa dei Lavoratori, si sono volute ricordare le lotte portate avanti dalle mondine, donne coraggiose che lavoravano in condizioni difficili, mettendo a rischio la propria salute e stando spesso lontane dai loro affetti e dai loro amici. Ciò che chiedevano erano condizioni lavorative più dignitose, un salario buono e degli orari di lavoro più umani.