Giovinezza di Billie Holiday

Nata come Eleonora Fagan o Elinore Harris il 7 aprile 1915  a Filadelfia, Billie Holiday era nata dalla relazione tra due persone non sposate: sua madre si chiamava Sarah Sadie Fagan, una ballerina di fila e suo padre invece era il musicista Clarence Halliday che scelse come nome d’arte Clarence Holiday.

Suo padre Clarence non si occupò mai della piccola, che abbandonò poco tempo dopo la nascita, preferendo seguire le orchestre itineranti con cui collaborava. I primi anni della sua vita la bimba li trascorse nella città di Baltimora, nello Stato americano del Maryland. Inizialmente si diceva che fosse nata proprio in questa città, ma dopo attente analisi e ricerche si appurò che la piccola invece nacque a Filadelfia, città dove sua madre Sadie faceva la domestica. Sua madre, non percependo alcun aiuto da Clarence Halliday, aveva delle difficoltà a crescere sua figlia e fu costretta a trasferirsi a New York, dove trovò lavoro solo come domestica. A questo punto Sadie affidò la bimba alle cure dei suoi genitori e di una cugina che trattava la piccola in modo molto duro. La sua infanzia fu molto difficile, in quanto visse in un contesto familiare molto rigido. Per la sua pelle chiara dovuta alla discendenza da una madre mulatta, Billie fu discriminata anche dai neri. All’età di 11 anni aveva subito uno stupro, ma non fu creduta perché nera a tal punto che finì per circa due mesi in riformatorio con l’accusa di adescamento.

Da giovanissima si trasferì a New York per seguire sua madre che lavorava come domestica, ma non avendo soldi per vivere, Billie Holiday fu costretta a prostituirsi in un bordello clandestino di Harlem. Per racimolare qualche soldo in più lavava anche gli ingressi delle abitazioni del quartiere. Presto il bordello di Harlem fu scoperto dalla polizia e la stessa Billie fu arrestata essendo costretta a trascorrere  ben 4 mesi in riformatorio.

 

Inizio della carriera musicale

Dopo avere riacquistato la libertà, Billie Holiday smise di prostituirsi, decidendo di intraprendere la carriera di ballerina presso un locale notturno; non sapendo ballare però non fu accettata come ballerina in seguito ad un provino che fece. Notevoli però erano le sue doti musicali, pertanto venne assunta come cantante. Ecco che finalmente Billie iniziò la sua carriera di cantante nei club di Harlem alla giovane età di 15 anni.

Era proprio in questo periodo che Billie iniziò ad essere chiamata con l’appellativo di Lady, perché si rifiutava di farsi lasciare delle mance dentro la camicetta o tra le gambe come facevano altre giovani che si esibivano come lei. La svolta per la carriera musicale di Billie vi fu quando un produttore musicale, John Hammond la sentì cantare presso il “Log Cabin”. Nel 1933 fu proprio John Hammond che le permise di incidere i sue prime due dischi cantando insieme all’orchestra di suo cognato Benny Goodman. Anche se i primi dischi non ottennero un grandissimo successo, il suo produttore continuò ad avere una fiducia incondizionata in lei e nel corso dell’anno 1935 le diede la possibilità di firmare il contratto con il pianista Teddy Wilson, con cui fece alcune incisioni per conto dell’etichetta musicale Brunswick che la resero famosa.

Nell’anno 1936 iniziò a incidere dei dischi con l’etichetta musicale Vocalion e iniziò a collaborare con grandi cantanti jazz, come per esempio Artie Shaw, Lester Young. (con quest’ultimo fu molto amica a tal punto che le diede l’appellativo di Lady Day)

Grazie ad Artie Shaw poté iniziare ad esibirsi nei locali dei bianchi, ovviamente a causa del razzismo dilagante negli Stati Uniti, Billie era costretta a restare chiusa nel suo camerino utilizzando l’ingresso che era esclusivamente riservato ai neri. Sul palco oramai si esibiva sempre con il nome d’arte Lady Day e con una o varie gardenie bianche tra i capelli. Nel 1939 coraggiosamente cantò uno dei suoi più grandi successi musicali, Strange Fruit sfidando le Autorità statunitensi considerando che il testo trattava tematiche non affini alle politiche discriminatorie dei bianchi. La sua sfortuna fu quella di incontrare sulla sua strada Harry H. Aslinger, agente del FBN che le intimò di non cantare mai più la canzone: Billie non lo ascoltò e continuò a cantarla in pubblico. In questa circostanza Billie, che era solita assumere marjuana, fu fatta pedinare dall’agente e venne colta nell’atto di comprare sostanze stupefacenti. Questo episodio le costò caro, infatti fu condannata a 18 mesi di prigione.

La sua carriera negli anni Quaranta fino alla fine

Negli anni Quaranta si sposò con il musicista Joe Guy e dovette anche assistere alla morte della madre.  Nonostante la sua vita privata tormentata, Billie continuava ad ottenere grandi successi in ambito musicale, incidendo nel 1944 il singolo Embraceable You ed esibendosi nel film-musical La città del jazz accanto a Louis Armstrong. In questi anni assunse anche l’impresario Norman Granz grazie al quale poté esibirsi con grandi nomi del jazz, come Coleman Hawkins, Tony Scott e tanti altri.

Nel 1954 iniziò poi una tournée musicale nel vecchio Continente europeo. Nel corso di questa tournée si esibì anche a Milano, in Italia, nel 1958 dove però il pubblicò non apprezzò la sua musica, in quanto non conosceva a fondo il jazz. Al quinto pezzo fu costretta a tornare nel suo camerino. Fu nell’ultimo giorno della sua permanenza a Milano, il 9 novembre, che esibendosi nuovamente ottenne una standing ovation da parte del pubblico. Nel 1959 scoprì di essere affetta da cirrosi epatica, ma pur iniziando a smettere di bere su consiglio del suo medico, riprese a bere poco dopo senza ascoltare i consigli di nessuno. Il 15 marzo 1959 morì il suo grande amico Ernst Young e Billie fu scossa quando nel corso del funerale di  questi, la famiglia Young non le diede il permesso di cantare in suo onore.

In data 31 maggio 1959 la cantante era stata ritrovata priva di coscienza nel suo appartamento newyorkese. Fu subito soccorsa e ricoverata, ma allo stesso tempo anche arrestata perché era stata trovata della droga nella sua abitazione. Ancora una volta fu controllata dall’agente razzista Aslinger che la fece arrestare nel 1939. Le sue condizioni di salute non erano buone e presso il Metropolitan Hospital Center iniziò a stare meglio solo quando le somministrarono del metadone. Su ordine di Aslinger la somministrazione di questo farmaco fu interrotta e Billie iniziò nuovamente a stare male.

A causa di Aslinger non le fu permesso di ricevere visite e il suo trattamento fu pessimo scatenando le proteste da parte della gente che si trovava al di fuori dell’ospedale. L’agente ordinò anche che fosse ammanettata al letto dell’ospedale. Dopo aver ricevuto l’estrema unzione secondo il rito cattolico il 15 luglio 1959, Billie Holiday morì il 17 luglio 1959. La cantante morì in maniera drammatica, avendo avuto però una carriera musicale pazzesca, caratterizzata da grandi pezzi musicali, tra cui si ricordano:

  • God Bless the Child
  • Lover man
  • I Loves You Porgy
  • Billie’s Blues
  • Fine and Mellow
  • Strange Fruit
  • Stormy Weather