Il castello nell’arte

Il castello, una delle immagini più ricorrenti nei racconti per bambini, assume nell’arte un significato nuovo e sorprendente. Le eleganti residenze reali, destinate ad accogliere re e regine, vengono rappresentate in un’atmosfera cupa e solitaria. Nel mondo dell’arte, i regnanti appaiono spesso come persone sole, catturate e sopraffatte dal peso delle proprie responsabilità. I quadri dedicati ai castelli hanno quasi sempre un aspetto molto autoritario. Le costruzioni in mattoni e pietra sembrano indistruttibili, e la figura umana diventa piccola e difficile da riconoscere. 

Prendendo come esempio due importanti quadri, proveremo a capire insieme cosa rappresenta il castello nell’arte e come lo utilizzano i pittori per esprimere i propri ideali. Come sempre, grandi differenze si muovono tra le correnti artistiche e le ideologie politiche degli autori, che sfruttano l’arte per esprimere il proprio pensiero. 

Guarderemo nel dettaglio il quadro “View of the Chateau de Fontainebleau” di Pierre Denis Martin e il quadro “Le Château des Pyrénées” di Magritte, cercando di cogliere le principali differenze tra le due rappresentazioni. 

View of the Chateau de Fontainebleau, Pierre Denis Martin

Il primo quadro da analizzare – un dipinto su olio – è il famosissimo “View of the Chateau de Fontainebleau” di Pierre Denis Martin, che è stato eseguito nell’anno 1718 e che si trova presso il Musée national du Château de Fontainebleau,‎ è stato ammirato fin da subito per la sua fedele riproduzione dei dettagli. Il quadro permette di osservare “da lontano” tutto il Castello di Fontainebleau – antica residenza di caccia di Luigi XIV – il parco annesso ed i boschi poco distanti. 

In primo piano, Martin rappresenta una scena di una battuta di caccia reale, riproducendo fedelmente la realtà del tempo. Il personaggio vestito di rosso, che si vede cavalcare un cavallo bianco, potrebbe rappresentare il Duca di Orléans, che assunse il titolo di Régent dopo la morte del re Luigi XIV. 

Alla sinistra del quadro, invece, si intravede un gruppo di cani, che inseguono un cervo tra le rocce. I cavalieri suonano il corno, dando inizio alla caccia.

La scena è rappresentata con estrema cura e dedizione, riportando ogni singolo dettaglio. Il castello si erge sullo sfondo, circondato dal bellissimo parco e dalle fontane. Martin rappresenta ogni siepe con grande attenzione, cercando di riportare sulla tela quanta più verità possibile. Il suo quadro è una fedele riproduzione, capace di suscitare nell’osservatore non poche emozioni. La potenza del re si avverte sia dal numero di partecipanti alla battuta di caccia, sia dall’aspetto maestoso del castello. La presenza del castello, aiuta l’artista a creare una contrapposizione molto interessante. 

Da un lato – nella parte alta del quadro – si trovano gli oggetti immobili ed immutabili, ovvero il castello e la natura circostante. Dall’altro lato – nella parte inferiore – ecco comparire gli oggetti mobili e facilmente distruttibili, gli esseri umani. In quest’opera, il castello diventa un chiaro riferimento alla “fragilità” della vita, che può distruggersi e sgretolarsi in molto meno tempo del previsto. 

Il Castello dei Pirenei, René Magritte

Procediamo con il secondo quadro, il “Castello dei Pirenei” di Réne Magritte che è stato realizzato nel 1959. Questo dipinto realizzato con la tecnica dell’olio su tela è custodito presso il Museo d’Israele a Gerusalemme. In tantissimi conoscono quest’opera con il nome di “Castello sospeso”, proprio perché la costruzione in pietra si trova sospesa su una roccia. A sua volta, la roccia si libra sopra il livello del mare, sfuggendo alla corrente e a qualsiasi influenza terrena. 

Il Castello dei Pirenei di Magritte è austero e forte, tanto da sembrare impossibile da penetrare. Con ogni probabilità, l’artista si è ispirato all’isola volante di Laputa, che compare nell’opera “I viaggi di Gulliver”. 

L’atmosfera fantastica che si respira fin dalla prima osservazione, ben si addice a questa specifica idea. I critici hanno offerto una doppia interpretazione del famoso quadro, concordando solo sulla contrapposizione tra il castello ed il mare. Secondo alcuni, la roccia rappresenta la permanenza della memoria, che va a contrapporsi alla mobilità e alla mutevolezza del mare. Secondo un altro gruppo di esperti, invece, il castello rappresenta la “speranza”, che domina la superficie scura del mare. 

Così come nell’opera di Pierre Denis Martin, anche Magritte sfrutta il castello per esprimere il concetto di immutabilità. La potenza del castello non può essere contrastata, e nemmeno il mare scuro e le onde buie possono raggiungerlo e scalfirne la superficie di pietra.