Raffaello
Raffaello Sanzio fu un pittore marchigiano vissuto tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento. Fu uno degli artisti più influenti della sua epoca, a lui vennero commissionate opere da tutta Italia, sia dagli ordini ecclesiastici che dalle famiglie nobili, lavorando al fianco dei maggiori pittori di quel tempo.
Perla di Modena
Perla di Modena è un dipinto a olio su tavola delle dimensioni di 35×30 realizzato da Raffaello intorno al 1518-1520 e conservato nella Galleria Estense di Modena.
La tavola rappresenta un capo di donna, probabilmente si tratta del dettaglio della testa della Madonna di un’opera custodita al Museo del Prado di Madrid, dagli studi condotti sull’opera si è potuto ipotizzare che questa fosse una prima edizione dell’opera. L’opera è contornata da una cornice d’oro molto vistosa. Nonostante l’intento dell’autore sia quello di rappresentare la Madonna, questa viene dipinta senza aureola, ed è proprio l’assenza di questo dettaglio che ci aiuta a identificarla. Quest’opera è di particolare importanza poiché ci consente di comprendere il modo in cui gli artisti emiliani del secolo successivo facessero riferimento alla rappresentazione di questa testa, (oltre che alla raffigurazione di Santa Cecilia), nel creare le loro opere di stampo classico. La Madonna è raffigurata con lo sguardo rivolto verso il basso, e il capo roteato.
Ritratto di Dona Isabel de Requesens
Il Ritratto di Dona Isabel de Requesens è un dipinto a olio su tavola trasportato su tela delle dimensioni di 120×95 realizzato da Raffaello nel 1518 e conservato al Museo del Louvre di Parigi.
Inizialmente la protagonista dell’opera doveva essere Isabella d’Aragona, invece chi viene raffigurata in questo quadro dall’artista è la viceregina di Napoli Dona Isabela de Requesens moglie del viceré Raimondo de Cadorna. Lo stesso Raffaello, inviando il cartone al duca di Ferrara, scrisse di aver inviato un’altra persona a Napoli per eseguire il disegno della donna dal vero. Le condizioni dell’opera risultano compromesse poiché nel 1540 ci fu un suo restauro da parte di Primaticcio, e nel XVII secolo fu trasposta da tavola su tela, furono queste operazioni a compromettere le condizioni del ritratto.
La nobildonna è raffigurata a mezza figura con indosso un sontuoso vestito di velluto. La figura risulta voltata di tre quarti verso sinistra, la fonte di luce risulta frontale evidenziando il viso della protagonista. La giovane donna indossa anche un grande cappello decorato da gioielli, dal quale fuoriescono i suoi capelli biondi; sia l’abito che il capello sono di velluto rosso con rifiniture dorate per trasmettere la ricchezza del soggetto rappresentato. Di particolare importanza in questo dipinto, oltre all’espressività del volto, sono le mani, con dita affusolate e delicate. Dona Isabel è rappresentata dentro le proprie stanze, alle sue spalle è presente una finestra dal quale si intravedono alcune donne intente a passeggiare.
Dama col liocorno
La Dama col liocorno è un dipinto a olio su tavola dalle dimensioni di 65×51, realizzato da Raffaello tra il 1505 e il 1506 e custodito nella Galleria Borghese di Roma.
Negli inventari della famiglia Borghese l’opera è citata a partire dal 1760, solo nel 1916 ci si rese conto della diversità di alcune parti del dipinto, probabilmente dovute ad aggiunte non ad opera dell’artista, infatti, prime del restauro avvenuto nel 1935, nell’opera erano presenti alcune ridipinture, la donna era infatti rappresentata con le sembianze di Caterina d’Alessandria. Si poteva notare anche che sia le mani che il manto non appartenevano alla mano di Raffaello e erano successive. Per questi motivi la critica ancora prima del restauro nutriva forti dubbi sull’attribuzione dell’opera; le varie ipotesi ricaddero sul Perugino, Rodolfo del Ghirlandaio, Granacci e Andrea del Santo. Ma furono Cantalamessa prima e Longhi poi a sottolineare l’attribuzione a Raffaello, confermata senza più alcun dubbio dopo la scoperta dei disegni preparatori. Le radiografie, eseguite su questi disegni preparatori, hanno mostrato agli studiosi che inizialmente la donna teneva tra le mani un cagnolino, sostituito poi col liocorno che rappresenta, nel simbolismo, la purezza verginale. Gli studiosi si sono interrogati per lungo tempo anche sull’identità iniziale del soggetto raffigurato, per alcuni è Maddalena Strozzi, per altri Caterina Gonzaga di Montevecchio, la cui bellezza era nota al suo tempo. L’animale, come scritto in precedenza, doveva simboleggiare la sua purezza e la fedeltà nei confronti del marito, ma alla morte di entrambi il dipinto venne modificato e la protagonista prese le sembianze di Santa Caterina d’Alessandria.
Il ritratto presenta una donna a mezza figura, che si trova seduta davanti a una terrazza colonnata dalla quale si vede sullo sfondo un paesaggio lacustre. Questa ragazza è evidentemente in posizione seduta con il busto ruotato di tre quarti, il suo viso è diretto verso chi osserva l’opera. La posizione della donna ci rimanda immediatamente alle figure dipinte da Leonardo da Vinci, la cui ispirazione si ritrova anche nella rappresentazione dello sguardo e delle mani che cingono l’animaletto. Il dipinto di riferimento è senza alcun dubbio la Dama con l’ermellino. L’abbigliamento è indubbiamente quello di una giovane nobildonna, con lunghi capelli biondi, occhi azzurri e viso ovale. La ragazza indossa un diadema e una catena d’oro con un rubino e una perla a goccia.
A cura di Simo.
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