La donna nell’antica Roma repubblicana doveva occuparsi delle faccende domestiche, doveva educare i figli, poteva partecipare ai banchetti, recarsi nei luoghi pubblici, come il teatro, le terme, il circo.
Nonostante fosse sottomessa al marito, la donna romana aveva dunque accesso ai luoghi frequentati dagli uomini, per cui la sua condizione sociale era migliorata in età repubblicana. Vi sono esempi di donne romane molto istruite che intrapresero la carriera artistica: Sulpicia ad esempio era una poetessa di grande fama e visse in età augustea.
Con il passare del tempo la donna romana continuava ad acquisire nuovi importanti diritti: le ereditiere ad esempio avevano il diritto di scegliere i loro tutori tra persone di fiducia, potevano divorziare talvolta dai loro mariti.
La condizione sociale della donna quindi era migliorata e quindi queste poterono emanciparsi rispetto al passato. La donna nell’antica Roma era sempre sotto tutela, infatti, passava dalla tutela genitoriale a quella del marito. Dal punto di vista giuridico le donne non avevano però numerosi diritti:
- non avevano la tutela sui figli minori
- non potevano rappresentare interessi di altri soggetti
- non potevano predisporre un testamento
Grande prestigio aveva la matrona dal punto di vista etico-sociale; essa acquisiva grande potere e era molto rispettata all’interno del nucleo familiare ed è per questo motivo che veniva chiamata “domina” (signora).
Vi erano tre tipi di matrimonio nell’antica Roma:
- la conferreatio, che era caratterizzata dal rito della divisione delle focacce di farro
- la cerimonia della coemptio (vendita simulata)
- la cerimonia mediante manus (coabitazione per un anno), che considerava la donna come un qualunque altro bene posseduto dall’uomo
La donna romana si occupava della casa, ma spesso tra le sue attività vi erano la filatura e la tessitura. Le donne di migliore estrazione sociale talvolta potevano ricoprire cariche sociali e religiose. Per esempio vi erano le Vestali, donne vergini che dovevano custodire il fuoco della dea Vesta. Erano considerate donne di inferiore estrazione sociale quelle provenienti dal mondo teatrale, dal circo, le prostitute che erano tenute in bassa considerazione rispetto alle matrone romane.
Esse non potevano indossare la stola (usata dalle matrone), non potevano contrarre matrimoni legittimi. Il trattamento peggiore era riservato alle concubine che erano straniere, dovevano essere fedeli all’uomo, in pubblico dovevano avere il volto coperto e dovevano occuparsi delle faccende domestiche: facevano la spesa, compravano i vestiti. Molte donne erano dotate di grande intelletto: ad esempio si ricorda la figura di Calpurnia, donna di fine gusto artistico, che leggeva le opere di Plinio il Giovane, cantando anche i suoi versi.
In sintesi la donna nell’antica Roma veniva molto rispettata soprattutto nel suo ruolo di “domina” (signora della casa) che si occupava della famiglia e dei figli.
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