La donna nella Grecia antica era rispettata dal punto di vista sociale, anche se il trattamento nei suoi confronti dipendeva soprattutto dall’estrazione sociale a cui apparteneva: vi erano ad esempio le donne ricche che conducevano uno stile di vita molto agiato presso le loro abitazioni; le donne povere invece dovevano lavorare, per cui passavano molto tempo fuori casa.

La donna nel mondo greco non poteva inoltre godere di diritti politici e non poteva ricoprire cariche pubbliche e politiche, entrambi privilegi che erano riservati agli uomini. Esse trascorrevano molto tempo con le madri dei mariti, le quali dovevano provvedere alla loro educazione in merito alla conduzione della famiglia.
Nell’antica Grecia vi erano due modelli sociali femminili di riferimento:

  1. quello ateniese
  2. quello spartano

Ad Atene gli uomini potevano avere al loro fianco quattro donne, le quali avevano un ruolo differente a seconda della loro condizione sociale: la moglie era colei che era promessa sposa all’uomo già dall’infanzia, si sposava all’età di quattordici anni e doveva dare alla luce i bambini; essa non godeva di diritti politici e non poteva partecipare alla vita sociale del suo sposo.

La concubina invece era straniera, aveva rapporti stabili con il suo amante, ma non poteva godere della sua protezione, poiché priva dei privilegi che erano riservati esclusivamente alla moglie; l’etera era una donna molto istruita, partecipava alla vita sociale maschile e veniva pagata; considerata la sua estrazione sociale più bassa, la prostituta era colei che per guadagnarsi da vivere doveva esercitare la sua attività nelle strade.
A Sparta invece le donne godevano di maggiori libertà, come ad esempio il dedicarsi alla ginnastica, alla danza, al canto.
Ad occuparsi dell’educazione dei figli, a Sparta, erano in genere le nutrici e le schiave che si dovevano occupare anche delle faccende della casa. Mentre a Sparta le donne avevano varie libertà, le donne ateniesi – soprattutto le mogli – avevano molti più limiti, infatti, non potevano partecipare alla vita sociale della polis, non potevano andare in luoghi pubblici come il teatro e non potevano partecipare ai banchetti.
La condizione sociale delle concubine era invece più svantaggiata, poiché vivevano con l’uomo senza godere però della sua protezione.

Le etere invece potevano partecipare alla vita sociale, venivano pagate ed erano molto istruite. Il gradino sociale più basso era quello occupato dalle prostitute che non erano ben considerate nella società greca per via del mestiere che esercitavano. Mentre le donne più agiate trascorrevano il loro tempo a casa, le donne più povere trascorrevano parte del loro tempo nei luoghi pubblici, perché dovevano lavorare.
Le compere invece venivano fatte dalle schiave, perché era uno dei loro compiti. Le bambine non andavano a scuola e dovevano aiutare le loro madri nella conduzione degli affari familiari. Talvolta le madri insegnavano loro a scrivere e leggere. anche se ciò era contro l’etica morale maschile. Le donne più povere potevano vendere cibo e abiti nei mercati e si dedicavano alla mietitura.
Inoltre in occasione dei Giochi olimpici le donne nell’antica Grecia non potevano nemmeno avvicinarsi al luogo in cui si teneva la manifestazione sportiva.

In sintesi nell’antica città di Atene la donna non aveva molti diritti ed era soggetta a numerose limitazioni imposte dal modello sociale maschile, a Sparta invece esse avevano maggiori libertà.