Nella bellissima Urbino, che mira a diventare il nuovo centro di riferimento per artisti e intellettuali, il noto medico di corte Bastiano del Colle muore durante una rappresentazione, apparentemente per un incidente. Eppure, addosso gli viene trovato uno strano scritto, il preludio di una serie di altre morti che inizieranno a disseminare panico e discordia.

Dopo Il mistero della pittrice ribelle e La ritrattista, tornano Piero della Francesca e Lavinia Alinari, questa volta impegnati a smascherare un misterioso complotto volto alla rovina del signore di Urbino, Federico da Montefeltro. In quest’ultimo volume della trilogia con protagonisti i due artisti, un assassino senza volto, che si firma con il nome di Nemesis, semina morte e messaggi diffamatori, mentre il rapporto tra Piero e Lavinia si avvicina al suo capitolo finale.

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L’intervista

Chiara Saibene – Grazie mille per il tempo che ci sta dedicando! Per iniziare, le andrebbe di raccontarci un po’ di sé?

Chiara Montani – Sono laureata in architettura ma avrei di gran lunga preferito frequentare un’accademia d’arte e per questo mi sono sempre dedicata alle arti visive, alla grafica, al design, alla pittura. La specializzazione in arteterapia mi ha permesso di approfondire anche il linguaggio delle opere d’arte e di toccare con mano quanto potere risieda nel processo creativo. Tutti elementi che riverberano inevitabilmente anche nella mia scrittura.

Come si è avvicinata alla scrittura, e in che modo il suo background artistico l’ha influenzata?

Ho sempre praticato la scrittura fin da giovanissima, nella forma di poesie e racconti. Poi, quando mi sono sentita pronta a cimentarmi con un romanzo, le due passioni si sono riunite ed è stato un fatto naturale cominciare a concepire storie fortemente connesse con il mondo dell’arte. Così le opere, le tecniche, i materiali di cui costello le mie trame sono in realtà protagonisti occulti, si fanno spunti narrativi, luoghi dell’incontro, aprono canali di comunicazione, innescano percorsi di cambiamento.

Può parlarci un po’ di Lavinia e Piero, i due protagonisti che l’hanno accompagnata per tre volumi?

Piero della Francesca, ineffabile ed enigmatico, con la sua lucida logica deduttiva, la sua attenzione al dettaglio e il suo totale controllo delle emozioni non solo era perfetto per incarnare i panni di uno Sherlock Holmes del ‘400, ma mi ha permesso di parlare d’arte dal punto di vista privilegiato di un grande artista. Lavinia è invece un omaggio a tutte le coraggiose pioniere dell’arte. Affidare a lei la narrazione è stata l’occasione anche per offrire uno sguardo al femminile su un’epoca che le donne non vivevano certo da protagoniste. Inizialmente condannata a un destino già tracciato, Lavinia è però diversa dalle sue contemporanee perché non rinuncia a coltivare dei sogni. Nel corso della trilogia il suo personaggio cresce, evolve, si trasforma più di qualsiasi altro. Un percorso che inizia dal momento in cui la ragazza decide per la prima volta di infrangere le regole non scritte e, impugnando un pennello, apre le porte alla propria creatività.

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Lavinia è una donna d’eccezione: indipendente, intelligente, pronta a sfidare le convenzioni per perseguire la sua grande passione, l’arte. Quanti ostacoli, pregiudizi e ostracismi doveva affrontare una donna per dedicarsi a un’attività considerata “non da femmine”?

«Farò vedere a Vostra Signoria Illustrissima quello che sa fare una donna». Queste parole di Artemisia Gentileschi, che ho parafrasato nel titolo del mio saggio recentemente pubblicato per UTET, rimarcano come le artiste di ogni tempo siano sempre state costrette a dimostrare il proprio valore a prescindere. Perdita della libertà, limitazioni nell’apprendimento, proibizioni, paternalismo, violenza, stigma sociale sono alcuni dei prezzi pagati da quelle donne per la loro trasgressione. Tutte, inoltre, a prescindere da quanto successo abbiano conosciuto in vita, hanno finito per pagare con l’oblio e i loro nomi sono stati inghiottiti per secoli dal silenzio, cancellati da una storia dell’arte declinata esclusivamente al maschile anche nella narrazione.

Era già previsto che dopo Il mistero della pittrice ribelle ci sarebbero stati altri due capitoli, o la storia/i personaggi si sono imposti da sé?

Benché l’intreccio giallo di ciascuno dei tre romanzi sia stato costruito di volta in volta in modo da renderli indipendenti e autoconclusivi, l’idea della trilogia è sempre stata presente e la storia dei due protagonisti si dipana secondo uno svolgimento che avevo in mente fin dal principio.

Come mai ha scelto di ambientare proprio ad Urbino l’ultima tappa della trilogia?

Piero della Francesca ha storicamente sviluppato un legame molto particolare con la città di Urbino, dove hanno preso vita alcuni dei suoi capolavori più celebri. Ho trovato poi un terreno più che fertile per la mia trama gialla negli intrighi e nei segreti custoditi alla corte di Federico da Montefeltro. Inoltre, a Urbino ho incontrato due personaggi straordinari, perfetti per specchiarsi rispettivamente nell’indole di Lavinia e in quella di Piero: Battista Sforza, la coltissima e volitiva sposa bambina di Federico, e Ottaviano Ubaldini della Carda, reggente della città, finissimo intellettuale, mecenate, astrologo dedito alle arti magiche nonché, a detta di molti, vera anima del Rinascimento urbinate.

In che modo è riuscita a gestire la ricerca storica? È stato difficile trovare informazioni sui personaggi e sui luoghi in cui essi si muovono?

Se su Federico da Montefeltro molto è stato scritto, non altrettanto si può dire di sua moglie Battista, sulla quale ho trovato una sola monografia. Meno ancora si sa di Ottaviano Ubaldini, la cui figura è affidata al lavoro di pochi storici locali, essendo stata oggetto di damnatio memoriae per oltre 500 anni. Ricostruire poi l’aspetto del palazzo di Urbino e degli edifici circostanti al tempo della mia storia, quindi prima degli interventi di Luciano Laurana e Francesco di Giorgio Martini, si è rivelata un’impresa impossibile. Nel 1462 tutto era ancora un gigantesco cantiere in divenire e le teorie su quale aspetto presentasse l’insieme sono parecchio discordanti. A me serviva però una mappa su cui far muovere i miei personaggi. Così, con pochissime certezze e molta immaginazione, mi sono decisa a disegnarne una di fantasia e l’ho inserita all’inizio del romanzo per aiutare il lettore a districarsi nel racconto.

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L’intreccio tra romanzo storico, romanzo crime e gli approfondimenti artistici è estremamente originale e interessante. Come è riuscita a far combaciare il tutto, garantendo al contempo la verosimiglianza e il realismo della storia?

In genere parto dal giallo. Ne sviluppo l’ossatura sia dal punto di vista del colpevole sia da quello di chi conduce le indagini, che è poi lo stesso del lettore. Quando mi pare funzionare bene, intorno a quello comincio a costruire la trama, nella quale la parte di invenzione si intreccia strettamente con il lavoro di ricerca. In un romanzo storico la ricostruzione dei dettagli penso debba essere molto accurata per rendere credibile l’illusione di un viaggio sensoriale nel tempo. Però questi dettagli vanno disseminati abilmente all’interno della narrazione, fondendoli nelle scene d’azione per non rallentare il ritmo. Un po’ come in una ricetta, il trucco penso sia riuscire a dosare i vari ingredienti in modo che sprigionino il proprio aroma, ma senza che nessuno prenda troppo il sopravvento.

Domanda “spoiler”: da autrice, può rivelarci come si era immaginata il finale per Lavinia e Piero? Riusciranno infine a stare insieme?

Il finale che ho immaginato per i miei protagonisti, senza svelarlo apertamente, mi è parso il più adatto e il più coerente con le personalità che ho cucito loro addosso. Io li ho accompagnati fin lì, chiudendo un cerchio iniziato oltre un migliaio di pagine prima. Per uno sguardo sul futuro che li attende, lascio campo libero all’immaginazione di ogni lettore.

Ha già qualche nuovo progetto in mente, e in caso affermativo, potrebbe farci qualche anticipazione?

Restando nel filone a me caro delle donne nell’arte, il mio prossimo lavoro si concentrerà sulla vita avventurosa di una di loro, Sofonisba Anguissola, della quale proprio quest’anno ricorre il quarto centenario dalla scomparsa.

L’artista e il signore di Urbino è disponibile in tutte le librerie, sul sito web della casa editrice Garzanti (che ringraziamo per averci fornito una copia del libro) e nei maggiori store online.

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