La Grande Sete è il primo romanzo della scrittrice Erica Cassano pubblicato da Garzanti. Il romanzo descrive uno spaccato di storia italiana: l’occupazione tedesca di Napoli da parte dei Tedeschi e la successiva liberazione da parte degli Alleati Americani. Vengono narrati tanti eventi storici della Seconda Guerra Mondiale, uno di questi è la Grande Sete: la grande siccità che colpì Napoli durante la guerra. Attorno a queste vicende viene descritta la storia di Anna, giovane ragazza genovese che vive a Napoli con la sua famiglia. Nonostante i terribili eventi che incombono sulle persone, ha sete di vita Anna, sogna di trovare il suo posto nel mondo, di studiare e affermare la sua indipendenza.

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L’intervista

Arstorica – Buongiorno Erica, piacere di conoscerla. Quando ha capito che la scrittura sarebbe potuto diventare il suo lavoro, ci parla un po’ di lei e della sua formazione?

Erica Cassano – Sono nata in un paese in provincia di Potenza, Maratea, e ho vissuto i primi anni della mia vita in Calabria. Ho sempre sperato che un giorno avrei potuto fare la scrittrice, e le mie scelte nel campo dell’istruzione hanno sempre seguito questo desiderio. Quindi ho frequentato il liceo classico prima e poi lettere moderne e filologia moderna. Dopo la laurea magistrale ho deciso di frequentare il master presso la Scuola Holden di Torino, per dare più concretezza all’attitudine alla scrittura che ho sempre avuto. Questa scuola è stata per me importantissima, soprattutto per la panoramica che mi ha offerto sul mondo dell’editoria: proprio dopo averne approfondito tutti gli aspetti, le mie speranze di poter diventare una scrittrice erano pari a zero. Vedevo da fuori questo mondo sovraffollato, pieno di libri\prodotti, in cui è così difficile entrare. Eppure, nonostante questo, la storia che già alla Scuola Holden stavo scrivendo ha avuto risonanza e questo ha portato alla pubblicazione.

“La Grande Sete” è il suo romanzo d’esordio. Viene descritto uno spaccato di storia italiana. Una storia drammatica come la liberazione di Napoli dai tedeschi ad opera degli americani. Com’è riuscita a ricostruire gli eventi di quegli anni drammatici?

Ho ricostruito gli eventi usando fonti di ogni tipo. Una delle cose che mi ha aiutata di più a comprendere il clima del periodo che racconto è stata leggere i quotidiani dell’epoca, che ho potuto consultare tramite l’emeroteca digitale della biblioteca nazionale di Napoli. Il percorso di documentazione è stato lungo e ha richiesto una fase precedente alla scrittura e anche contemporanea a essa. Tra le mie fonti mi piace citare anche quelle letterarie, in particolare “La pelle” di Curzio Malaparte e “Napoli ‘44” di Norman Lewis.

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La protagonista del suo romanzo è Anna, una giovane ragazza genovese che vive con la sua famiglia a Napoli. È una giovane che tiene alla sua famiglia e allo stesso tempo vuole trovare il suo posto nel mondo. Ci parla meglio di lei?

Anna è una ragazza come molte altre: ha paure, dubbi, si lascia influenzare dall’opinione altrui. Non è un’eroina, la sua vera forza sta nell’educazione che ha ricevuto e che la aiuterà a sviluppare un pensiero critico e autonomo. Solo così potrà prendere una delle decisioni più importanti della sua vita.

Nella sua storia Anna è una ragazza molto indipendente e, per aiutare la sua famiglia, lavora presso la base americana di Pozzuoli. Tutto ciò è molto all’avanguardia in un’epoca storica in cui la donna veniva relegata ai margini della società con il solo ruolo di madre e moglie. Questa indipendenza rende unico il personaggio di Anna. Cosa ne pensa lei del ruolo delle donne all’epoca e di come sia importante la loro battaglia nel corso della Seconda Guerra mondiale per l’affermazione dei loro diritti fondamentali?

Credo che la battaglia per l’affermazione dei pieni diritti delle donne abbia conosciuto nel periodo della Seconda Guerra mondiale un’accelerazione, eppure non mi sento di dire che bastò. Non basta, tutt’oggi. Il sistema patriarcale su cui generazione dopo generazione abbiamo basato la costruzione della nostra società non è facile da estirpare e nemmeno facile da modificare. Era difficile allora, è difficile oggi e sarà difficile domani, per una donna, uscire dal ruolo che la società le vuole imporre. Sembra svilente questo quadro, se lo guardiamo dall’alto. Poi ci sono le singole donne e i singoli uomini che nel loro piccolo possono fare qualcosa per cambiare prima di tutto la propria vita e poi quella degli altri. Anna è indipendente per necessità, ma anche grazie all’educazione che ha ricevuto. Dall’educazione, forse, passa la decostruzione di schemi millenari e con l’educazione, forse, le donne di oggi e di domani potranno inseguire da sole la propria Grande Sete.

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Anche l’amore è al centro della storia, con l’amicizia tra Anna e Kenneth che diventa man mano più grande. Ci parla del fiorire di un sentimento così puro ai tempi duri della guerra?

L’amore tra Anna e Kenneth non è un amore puro. Forse platonico, forse irrealizzato, ma non puro: ogni rapporto, in quel momento storico, è inficiato dal disordine che la guerra ha portato e che si è infiltrato tra le pieghe della società. Anna e Kenneth non sono immuni a questi meccanismi, per ciascuno dei due il sentimento per l’altro è guidato non solo dall’innamoramento, ma anche da logiche superiori che per Anna sarà difficile comprendere e accettare.

Nel corso del libro viene trattato in maniera decisa anche il tema del razzismo. Anna non sopporta l’atteggiamento di Kenneth verso i neri e verso gli italiani, per lei tutti sono uguali. Proprio questo le fa cambiare idea su Kenneth. Lei, nel suo romanzo, affronta delle tematiche molto attuali anche oggi. Ci vuole approfondire meglio queste sue scelte?

Credo fermamente nella lezione del Manzoni, che quando per primo ha scritto un romanzo storico ha affermato che parlare della storia è solo un pretesto per parlare del presente. Se ci guardiamo intorno queste tematiche, queste problematiche, sono vive ancora oggi ed è per questo che ho sentito l’esigenza di metterle in risalto attraverso la narrazione. I libri, le storie, sono mezzi potentissimi per aprire lo sguardo sul reale, anche quando potrebbero sembrare intrattenimento puro.

Sullo sfondo della storia ci sono tanti personaggi secondari. Ce n’è uno a cui è particolarmente affezionata?

Senz’altro la Vedova Coppola, personaggio che svela pianissimo il suo mistero e che nel corso della storia vi stupirà.

Domanda secca: il suo primo libro è dedicato a qualcuno a lei caro?

Non è dedicato a nessuno in particolare.

Se non siamo indiscreti, sta già lavorando a qualche nuova storia?

Piano piano sto iniziando a mettere insieme gli elementi per una nuova storia. Ci vuole tempo e pazienza affinché arrivi, durante il lavoro preparatorio, l’idea che renda la storia originale e al contempo universale, come per esempio per questo romanzo è stata l’idea della Sete.

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