Eva Mameli Calvino

Prima donna a diventare docente di botanica in un’università italiana, Eva Mameli Calvino fu la “prima donna” di molte cose: prima donna a laurearsi in Scienze naturali in Italia, prima donna a frequentare il liceo di Cagliari.

Nata il 12 febbraio 1886 a Sassari con il nome di Giuliana Luigia Evelina Mameli, era la quarta dei cinque figli della casalinga Maria Maddalena Cubeddu e del carabiniere Giovanni Battista. La famiglia, di ceto alto-borghese, poneva grande accento sull’importanza dell’istruzione; per questo la figlia Evelina, in breve Eva, ebbe l’opportunità di frequentare il liceo (l’Istituto Tecnico-Nautico, unica donna dell’intera scuola) e, ancor di più, la possibilità di continuare gli studi seguendo il proprio interesse per le scienze – materie tradizionalmente riservate ai maschi.

Dapprima, la giovane si iscrisse a un corso di laurea in matematica a Cagliari e ne ottenne la relativa licenza, che le avrebbe permesso di insegnare matematica e fisica nelle scuole. Era il 1905. Poco dopo, il padre Giovanni morì, causando non solo un grande dolore a Eva (che pare fosse molto affezionata al padre), ma obbligando la famiglia a trasferirsi. La madre Maria Maddalena si recò insieme a Eva a Pavia, dove le due donne si stabilirono presso il fratello di Eva, Efisio, già docente di chimica all’Università di Pavia.

La passione per la botanica

A Pavia, Eva scoprì una nuova passione: la botanica. La frequentazione del laboratorio crittogamico di Giovanni Briosi la spinse a iscriversi al corso di laurea in Scienze naturali; la donna si laureò nel 1907, conseguendo, appena un anno dopo, anche la licenza di magistero per l’insegnamento. Iniziò subito a collaborare proprio nel laboratorio che aveva acceso la sua passione, e quando ottenne la licenza per insegnare all’università (prima donna a essere autorizzata a insegnare botanica), le venne offerta una cattedra presso l’Università di Foggia.

Eva Mameli perseguì molte ricerche con grande impegno. Alcuni dei campioni da lei raccolti presso l’Orto Botanico di Cagliari sono tutt’ora conservati nel museo Herbarium della capitale sarda. Di suo interesse erano i licheni, i funghi, ma anche la genetica delle piante, le loro modalità di riproduzioni e le possibili applicazioni ed utilizzi in campo agrario. A questo proposito, per alcuni anni intrattenne una corrispondenza di scambio scientifico con l’agronomo Mario Calvino, destinato a diventare suo marito.

La sua fama di ricercatrice e scienziata iniziò a consolidarsi e a risuonare anche all’estero, ma la Prima Guerra Mondiale mise in pausa ogni cosa; durante gli anni del conflitto, la donna si impegnò come crocerossina. Terminata la guerra, molte cose erano cambiate: il suo amico e mentore, Giovanni Briosi, era morto; suo fratello Efisio aveva abbandonato Pavia per tornare in Sardegna. Nel 1920 Eva ricevette una proposta di matrimonio da quel Mario Calvino con cui aveva intrattenuto uno scambio professionale: l’agronomo dirigeva, a Cuba, una Stazione agronomica sperimentale, e chiese a Eva di diventare sua moglie e seguirlo, come compagna di vita e di lavoro, nel Nuovo Mondo. La donna accettò, lasciandosi alle spalle l’Italia devastata dalla guerra. 

Alla ricerca della sfida scientifica

A Cuba la coppia ebbe il loro primogenito, Italo Giovanni, nato nel 1923 (proprio quell’Italo Calvino che, un giorno, sarebbe diventato scrittore). I due coniugi si impegnarono nelle ricerche presso il dipartimento di botanica della Stazione sperimentale e, inoltre, si dedicarono alla fondazione di una scuola per i figli dei contadini. Seguendo l’esempio cubano, e portando con sé inediti esemplari di flora d’oltreoceano, Mario ed Eva tornarono in Italia per promuovere la nascita di una nuova Stazione sperimentale, questa volta di floricoltura (la “Orazio Raimondo”), a San Remo. Lì nacque il secondogenito Floriano (1927). 

Era la prima volta che esemplari di pompelmi, kiwi e palme venivano trapiantati in Italia. La coppia comprò Villa Meridiana, fuori San Remo, e ne trasformò il giardino in un vero e proprio orto botanico; nel frattempo, Eva vinse il concorso per la cattedra di botanica presso l’Università di Catania. La donna, però, abbandonò poco dopo l’insegnamento per dedicarsi anima e corpo alla loro Stazione.

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Con gli anni Quaranta tutto rallentò di nuovo. Una nuova guerra, altre priorità. L’impegno civico di Eva e Mario Calvino e i loro legami con la Resistenza (i figli erano entrambi fuggiti sulle montagne per diventare partigiani) attirarono subito l’attenzione dei fascisti; Mario, per punizione, venne imprigionato per più di un mese. E ciononostante i due compagni e studiosi continuarono le loro ricerche e le loro pubblicazioni scientifiche; quando Mario morì nel 1951, la responsabilità della gestione della Stazione sperimentale ricadde sulle spalle di Eva, che continuò a gestirla al meglio delle proprie capacità per altri otto anni.

Eva Mameli Calvino morì nel marzo 1978, all’età di 92 anni. “La maga buona degli iris”, la definì suo figlio Italo, che spesso citò la madre nei suoi scritti. La botanica e naturalista italiana pubblicò più di 200 pamphlet scientifici nel corso della sua vita.

A cura di Chiara Saibene.